LE RAGIONI DELLA CRISI DEL BIPOLARISMO FRA VINCOLI EUROPEI E NUOVO CENTRO

NON C’E’ CONTRASTO TRA UNA DESTRA E UNA SINISTRA SUL PIANO DELLA RICERCA DI UNA MAGGIORE EGUAGLIANZA O DI OPPORTUNITA’ PER LA CRESCITA – IL NUOVO VERO BIPOLARISMO RIGUARDA L’ADESIONE O NO ALL’EUROPA

Articolo di Michele Salvati sul Corriere della Sera del 31 dicembre 2012

Con la conferenza stampa del 28 dicembre la «salita in campo» di Mario Monti acquista caratteri definitivi e con essa è quasi completo il quadro dei partiti e degli orientamenti politici che si contenderanno il voto degli italiani nelle prossime elezioni. Lasciando da parte soggetti minori, i grandi protagonisti dello scontro saranno la coalizione Pd-Sel guidata da Bersani sul lato sinistro, la coalizione Udc, Fli, Forze civiche guidata da Mario Monti al centro, mentre è ancora incerto se la destra, guidata da Berlusconi, si presenterà come una coalizione composta da Pdl e Lega o i due partiti si presenteranno in modo indipendente. Fuori dall’asse destra-sinistra si continua inoltre a prevedere un notevole successo del Movimento 5 Stelle, guidato da Beppe Grillo.
Quest’ultimo caso non è l’unico a mettere in dubbio l’efficacia del tradizionale asse destra-sinistra nel rappresentare i messaggi politici sui quali coalizioni e partiti cercheranno il consenso degli elettori. Un modo diverso, e oggi ancor più efficace, è quello di raggrupparli a seconda che accettino o respingano i vincoli che la partecipazione all’Unione Europea e all’eurozona impongono alle nostre politiche economiche: in nessuna precedente elezione politica italiana il riferimento all’Europa è stato così importante. Tra coloro che respingono questi vincoli – e ce ne sono sia a destra che a sinistra – solo pochi riconosceranno che le politiche da loro proposte mettono a repentaglio il sistema monetario europeo. Ma è proprio questo quello che avverrebbe. E nel campo di coloro che li accettano – ce ne sono sia al centro che a sinistra – naturalmente non c’è nessuno che affermi di farlo solo per sottomettersi ad una imposizione altrui. I vincoli devono essere negoziati e li si rispettano sia alla luce di un grande ideale di democrazia europea, sia in nome di un interesse nazionale correttamente inteso: il rigore nei conti e riforme che aumentino l’efficienza del settore pubblico e la competitività del privato sono l’unico modo per preparare un futuro migliore per il nostro Paese.
Ma c’è anche un’altra ragione che mette in crisi l’asse destra-sinistra come modo di sintetizzare il menu offerto ai cittadini nelle prossime elezioni, ed è quella che ha indotto Monti ad affermare, nella sua prima conferenza stampa, che la sua «agenda» non è né di destra, né di sinistra, ma un’agenda rivoluzionaria, erga omnes, che ambisce a mutare la mentalità degli italiani. Non è la prima volta che dice cose simili, regolarmente provocando il rimprovero di manifestare atteggiamenti tecnocratici e antipolitici. Un rimprovero in buona misura ingiustificato. Una parte dei problemi italiani non ha soluzioni in cui destra o sinistra debbano entrare in contrasto, se a queste due categorie si dà il significato proprio, di minore o maggiore aspirazione verso una più forte eguaglianza di opportunità. A seguito di una vicenda storica di modernizzazione tardiva e incompleta, in Italia l’onestà fiscale è una virtù meno comune che altrove e la corruzione un vizio più diffuso, la delinquenza organizzata infesta larghe parti del Paese, l’efficienza amministrativa è assai minore che in nazioni ad un simile livello di sviluppo economico, la propensione a costruire impresa su basi legali e senza l’intervento dello Stato è distribuita in modo assai diseguale sul territorio. E si potrebbe facilmente continuare. Che cosa hanno a che fare questi problemi, di importanza evidente se si vuole sostenere una prospettiva di crescita, con la Destra e la Sinistra? Ci sono tanti problemi per i quali quella distinzione è efficace e indispensabile: ma su questi c’è qualche motivo per cui una destra e una sinistra decenti dovrebbero dividersi?
Anche in un contesto elettorale che costringe al bipolarismo, la «salita in campo» di Mario Monti, le idee e le prospettive che egli rappresenta, hanno dato un primo contributo importante alla riorganizzazione di un centro che versava in gravi condizioni di crisi ideale e inferto un forte colpo al bipolarismo belluino del recente passato. E già questo non è un piccolo risultato. Se poi il Monti politico riuscirà, almeno un poco, a cambiare la mentalità degli italiani, è cosa che vedremo tra meno di due mesi.

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