NON SI PUÒ ANDARE A PERIGI E BERLINO A DIRE CHE IL CENTROSINISTRA PROSEGUIRÀ SULLA LINEA DI MONTI E AL TEMPO STESSO A ROMA DIRE CHE QUELLA LINEA È ROVINOSA PER IL PAESE – ACCOLGO L’INVITO A GUIDARE IN LOMBARDIA LA LISTA DI TUTTI COLORO CHE FANNO PROPRIO IL MEMORANDUM PROPOSTO DAL PREMIER
Intervista a cura di Francesco La Spina, pubblicata da la Stampa il 24 dicembre 2012..
Professor Pietro Ichino, il presidente Monti l’ha chiamata esplicitamente alle armi, immaginando la possibilità che i «montiani» del Pd – a cominciare da lei – possano lavorare «per il cambiamento» anche fuori dal partito guidato da Bersani. Che cosa risponde?
«Il mio problema è molto semplice: il segretario del mio partito va a Parigi e Berlino ad assicurare che il centrosinistra guidato da lui proseguirà senza incertezze sulla linea tracciata
da Mario Monti per uscire dalla crisi; a Roma, però, il responsabile nazionale dell’Economia dello stesso mio partito, non smentito dal segretario, dice che la strategia delineata da Monti è rovinosa per il Paese e attua accordi europei che vanno cambiati».
Fassina contro Bersani…
«Sono due posizioni tra loro inconciliabili. Mi chiedo come posso chiedere il voto degli elettori per il Pd senza che questa contraddizione sia stata risolta in modo chiaro».
Dunque scelta obbligata…
«La risposta negativa di Bersani al bellissimo discorso di Monti di oggi (ieri, ndr) è per me decisiva. La campagna elettorale la farò a sostegno dell’Agenda Monti, attorno a cui si aggregherà una forza politica nuova, fuori dagli schemi tradizionali della politica italiana».
Chi sarete a rappresentarla?
«Qui in Lombardia, come altrove, si sta formando una lista che è espressione di tutta quella grande parte della società civile che rifiuta il populismo antieuropeo di Berlusconi e che, allo stesso tempo, vede le contraddizioni del Pd su questo terreno, e invece vuole cogliere la grande occasione della crisi per allineare l’Italia ai migliori standard europei, contro tutte le chiusure corporative e le posizioni di rendita che appesantiscono il Paese. Visto come vanno le cose nel Pd, sono pronto a lavorare per il successo di questa lista, e anche a guidarla, se così mi sarà chiesto. E credo che qusto gioverà allo stesso Pd, costringendolo a uscire dalla contraddizione».
Accetterete anche chi oggi è già nel Palazzo ma si dichiara montiano convinto?
«Lo stesso Monti ha chiarito che negherà il suo consenso all’utilizzo del nome “Agenda Monti”, se usato per riciclare espressioni della vecchia politica. L’intendimento è di creare una forza politica profondamente nuova, negli schemi e nelle persone».
Si aspetta un dibattito nel Pd, dopo i distinguo che il premier uscente ha fatto tra le posizioni di Bersani, Fassina e della Cgil?
«Lo spero, per il bene del nostro Paese. E il mio cuore continua a battere per quel 40% del Pd che lotta perché la sua ambiguità sulla questione cruciale della strategia europea si risolva nel modo migliore. Se mi stacco da loro, nonostante che mi sia stata offerta la candidatura nella testa di lista del Pd per la Lombardia, è perché in campagna elettorale dovrei chiedere il voto per il partito senza tanti distinguo; dovrei negare la contraddizione, che invece c’è ed è grave».
Lei come preferirebbe si sviluppasse la relazione tra il Pd e la nuova lista per l’Agenda Monti?
«La cosa di gran lunga migliore è un’alleanza del Pd con chi fa propria l’Agenda Monti. Ma un’alleanza decisa prima delle elezioni, non dopo, come Bersani dice di voler fare. Gli elettori hanno il diritto di sapere con precisione per che cosa votano. Se questo non accade, credo che i “montiani” del Pd facciano bene a votare per l’Agenda Monti».
Monti ha citato le posizioni del lavoro come punto su cui il Pd deve fare chiarezza…
«Nel memorandum il capitolo sul lavoro è sostanzialmente ripreso dal documento che nel settembre scorso Enrico Morando e io presentammo all’assemblea dei parlamentari Pd “per l’Agenda Monti al centro della prossima legislatura”. Sono le stesse cose che il vertice Ue e la Bce ci chiedono e su cui ci siamo impegnati. Su questo terreno, il programma
del Pd mi sembra invece molto fumoso, e per qualche aspetto addirittura orientato in senso contrario».
Ma l’Agenda Monti è adatta per favorire la crescita?
«Se, come propone il memorandum, riusciamo ad abbattere di 20 miliardi la spesa per gli interessi sul debito pubblico portando lo spread a quota 200, e nel contempo ad aprirci agli investimenti stranieri, avremo in tempi brevi le risorse necessarie per ridurre la pressione fiscale e mettere in moto la ripresa».