APPROVATI, NON SENZA ALCUNE FORTI TENSIONI, GLI EMENDAMENTI SULLA FULL DISCLOSURE NELL’AMMINISTRAZIONE DEI GRUPPI PARLAMENTARI DI PALAZZO MADAMA, CHE IMPONGONO LA PUBBLICAZIONE ON LINE DEGLI ORGANICI E DI TUTTI I MANDATI DI PAGAMENTO
Stralci della discussione sulle modifiche al Regolamento dei Gruppi parlamentari, dal resoconto stenografico delle sedute antimeridiana e pomeridiana del 21 novembre 2012 – E’ disponibile su questo sito anche il testo dei miei due emendamenti, che, con alcune modifiche proposte dalla Giunta per il Regolamento da me accettate, sono stati approvati con il voto favorevole di tutti i senatori del Pd, dell’UdC, dell’IdV, della Lega e di una parte dei senatori del PdL – La sequenza degli interventi, e in particolare il confronto tra l’intervento del senatore Malan in sede di discussione generale (nettamente contrario ai due emendamenti) e quello del vicecapogruppo PdL Quagliariello in sede di dichiarazione finale di voto, mostrano il mutamento di atteggiamento verificatosi nel Gruppo di maggioranza relativa nel corso della discussione – V. anche la voce di Wikipedia sul Freedom of Information Act statunitense
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SEDUTA ANTIMERIDIANA DEL 21 NOVEMBRE 2012
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ichino. Ne ha facoltà.
ICHINO (PD). Signor Presidente, a metà degli anni Settanta in Svezia, e successivamente negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, sono state emanate delle leggi – che nei Paesi anglosassoni hanno assunto il nome di Freedom of Information Acts – le quali hanno sostanzialmente sancito il principio della full disclosure, cioè, in italiano, della piena trasparenza, della trasparenza totale, per quello che riguarda il funzionamento delle amministrazioni pubbliche.
Questo principio si traduce in una regola molto semplice: il diritto alla privacy, il diritto al riserbo, alla tutela della riservatezza, che gli stessi ordinamenti anglosassoni hanno per primi inventato e istituito a tutela della libertà morale del singolo e a tutela della vita privata della persona fisica, è un principio che non può e non deve applicarsi quando in gioco è la cosa pubblica. Il nome stesso, res publica, implica che lì non ha spazio, non ha diritto di cittadinanza la riservatezza. Quel diritto alla privacy, se riferito alla persona fisica, è tutela della dignità e libertà morale della persona; se, invece, è riferito alla cosa pubblica, diventa protezione degli arcana imperii, cioè impedimento del controllo democratico sulla gestione della cosa pubblica.
L’insieme delle regole sancite dai Freedom of Information Acts, che ormai sono in vigore in questi ordinamenti da molti anni, ha portato a un profondo mutamento del rapporto tra opinione pubblica e cosa pubblica. Negli Stati Uniti d’America, in Gran Bretagna e in Svezia, il cittadino, senza necessità di qualificare l’interesse che lo muove, ha il diritto di accedere a qualsiasi documento dell’amministrazione pubblica; e qualsiasi pagamento effettuato con denaro pubblico deve essere pubblicato on line, deve essere accessibile a chiunque in modo facile, affinché si attivi quello che gli studiosi anglosassoni chiamano il «tesoro nascosto» del civic auditing.
Con l’espressione «tesoro nascosto» si indica l’energia che la società civile sa esprimere (se le è consentito farlo) per controllare in modo intenso, capillare, chirurgico la congruità e l’appropriatezza di ciascuna spesa pubblica. Il fatto di attivare questo tesoro nascosto ovviamente mette un po’ sotto stress chi amministra il denaro pubblico, lo priva di quelle cortine che oggi ne tutelano la tranquillità, la serenità, nascenti dal non essere sotto esame. Oggi, però, dobbiamo accettare di metterci sotto stress per questo aspetto, cioè dobbiamo accettare quella fatica costituita dal fatto di sapere di avere gli occhi dell’opinione pubblica puntati su di noi quando compiamo qualsiasi atto di spesa del denaro pubblico.
Per avere chiaro che cosa ciò significhi sul piano pratico, consideriamo che, se questa regola fosse stata in vigore negli ultimi anni, non sarebbe stato neppure pensabile l’acquisto dei diamanti da parte di Belsito, dei SUV da parte di Fiorito, delle ville da parte di Lusi, oppure il giocare alla lippa i soldi pubblici del finanziamento ai Gruppi come nel caso di Maruccio.
Oggi l’opinione pubblica italiana è non solo scandalizzata, ma anche fortemente preoccupata per le sorti dell’Italia, a seguito degli scandali avvenuti e della constatazione che, nel momento in cui il Paese era chiamato a sacrifici inediti nella storia della Repubblica per la durezza degli stessi, il ceto politico era capace di chiudere gli occhi a sé stesso, ma anche all’opinione pubblica su tanti e così smaccati sprechi e gravissime malversazioni.
Allora, se intendiamo dare il segnale forte del nostro voler voltare pagina rispetto a queste malversazioni, del nostro voler eliminare la stessa possibilità che le malversazioni si verifichino, dobbiamo adottare anche in Italia il principio dei Freedom of Information Acts. Nei Paesi in cui queste leggi sono in vigore è stata istituita un’unica autorità garante, posta a garanzia al tempo stesso della privacy, come tutela della persona fisica, e della trasparenza totale, in riferimento alla cosa pubblica. Lo stesso garante è arbitro del confine che divide i campi di applicazione dei due principi, peraltro molto facilmente individuabile. Non c’è alcuna particolare difficoltà nel distinguere dove sia in gioco la vita privata, la libertà morale delle persone, e dove invece sia in gioco la vita e la cosa pubblica, e in particolare il percorso seguito dal denaro pubblico e la sua destinazione.
Noi dobbiamo introdurre questo principio in tutte le amministrazioni pubbliche italiane. Se il mio Gruppo propone di incominciare dal Regolamento dei Gruppi parlamentari, non è solo perché oggi ci viene data questa occasione in questa sede particolare, ma è anche perché proprio nell’amministrazione del denaro pubblico attribuito ai Gruppi parlamentari si sono verificati gli scandali più allarmanti nella storia di questi ultimi mesi. Quindi non è inappropriato che si cominci dal finanziamento pubblico per il funzionamento dei Gruppi parlamentari.
Qualcuno ha criticato i nostri emendamenti, osservando che può essere eccessivamente oneroso costringere l’amministratore del Gruppo a mettere on line ogni fattura e ogni contratto. Mettiamoci d’accordo su questo punto: mettere on line una fattura, uno scontrino o un contratto richiede pochi secondi: si tratta semplicemente di fare in dieci secondi una fotocopia digitale, un file in formato pdf, e con un clic collegare quel file in pdf alla voce di spesa che mettiamo on line in altrettanto pochi secondi. É un minuscolo aggravio di fatica, ma è un’enorme svolta nei confronti dell’opinione pubblica.
So che è stato sollevato qualche dubbio sull’ammissibilità di questi emendamenti sotto il profilo della protezione della privacy. Chiedo in modo accorato alla Presidenza del Senato di riflettere a fondo su questo punto: la tutela della riservatezza è un diritto costituzionale riservato alla persona fisica; usare il principio della riservatezza per impedire la visibilità, la trasparenza della cosa pubblica è pura ipocrisia, nel senso più proprio del termine; è una delle storture più gravi che possono essere compiute oggi a danno dalla democrazia nel nostro Paese.
Chiedo, dunque, che il Presidente ci pensi molto bene prima di compiere il passo di impedire che l’Aula si pronunci su questo punto, che ogni Gruppo parlamentare si assuma fino in fondo la propria responsabilità su questo terreno. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Astore).
[…]
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Malan. Ne ha facoltà.
MALAN (PdL). Signor Presidente, intervengo io, anche se mi sarei aspettato che intervenissero i miei colleghi membri della Giunta per il Regolamento, che hanno elaborato questo testo, perché mi sembra giusto che non manchi la voce del Gruppo del Popolo della Libertà in questa discussione.
Abbiamo sentito delle descrizioni fantascientifiche su quanto avviene in altri Paesi. La realtà è che nel nostro Parlamento già oggi vi è una trasparenza che non ha paragoni con l’accessibilità ai dati che c’è nella quasi totalità degli altri Parlamenti, a cominciare da quelli dei Paesi membri dell’Unione europea. Con il provvedimento approvato dalla Giunta per il Regolamento – e che noi approveremo in questa o in altre sedute – si vuole estendere ulteriormente questa trasparenza ai bilanci dei Gruppi, che fino ad oggi non hanno avuto forme di pubblicità o di riscontro, nel rispetto di un principio di riservatezza che i partiti di allora – pensiamo che queste regole nascono negli anni Quaranta ‑ vollero introdurre, in un’epoca in cui nessuno si sentiva tutelato rispetto a eventuali accessi esterni a questioni interne ai Gruppi. Un celebre deputato, che poi si batté per l’introduzione del finanziamento pubblico ai partiti, di un partito lontanissimo dall’ideologia che io condivido, diceva: non permetteremo mai ai questurini e agli spioni del Ministero dell’interno di mettere il naso nelle faccende del nostro partito del proletariato. (Commenti del senatore Astore). Non è il mio partito, senatore Astore.
Ebbene, la realtà è che per la maggior parte dei Parlamenti europei non è disponibile on line neppure il bilancio generale.
Facciamo l’esempio del Belgio, Paese che non è proprio di recente democrazia, ed è un Paese fondatore dell’Unione europea. Per quanto riguarda il Senato e la Camera del Belgio, i quali peraltro hanno un numero di parlamentari rispetto agli abitanti molto superiore a quello che abbiamo noi in Italia, non è disponibile neppure il totale delle spese. È possibile dedurre il totale perché nel bilancio generale dello Stato viene riportata una cifra che è il limite massimo di spesa che il bilancio fissa a Senato e Camera nel suo complesso. Non è neppure dato sapere nel Belgio (non parliamo di qualche strano Paese di recente o di nessuna democrazia) quanto spende il Senato in totale o la Camera.
Parliamo di un Paese confinante con il nostro, anch’esso solidamente democratico: l’Austria. In Austria c’è più o meno la stessa situazione: i compensi, i trattamenti economici e i rimborsi-spese dei parlamentari sono riassunti in due righe dove è riportato un totale, che non si capisce se è il netto o il lordo, preceduto dalla parola «circa» e seguito dall’espressione «più rimborsi di altre spese».
Il Senato italiano e anche l’altro ramo del nostro Parlamento invece hanno ormai da anni un bilancio composto di molte voci, dove ci sono i dettagli di quanto si spende per ciascuna voce reale e non per agglomerati che soddisfano molto gli appassionati di bilancio dal punto di vista contabile e teorico, ma non soddisfano le esigenze di trasparenza. Il Senato riporta nel dettaglio le voci, per cui si può sapere quanto si spende per la stampa dei documenti, quanto per gli arredamenti, quanto per gli affitti e così via. Anche grazie a questo, sono state possibili delle economie e delle riduzioni di spesa; senza dubbio si è prevenuto ogni tipo di abuso, almeno di quelli che possono essere prevenuti in questo modo, rispetto al bilancio del Senato.
Pertanto, prima di ritirare fuori il solito ritornello che l’Italia è indietro rispetto agli altri Paesi, credo che dovremmo avere un certo riguardo, oltre che per la retorica, anche per la verità. La verità è che nessun Parlamento dell’Unione europea – e che io sappia neanche fuori dall’Unione europea – dà un resoconto così dettagliato delle sue spese come il Parlamento italiano.
Anche il Parlamento di Londra, che peraltro ha un amore per il dettaglio su alcuni aspetti della sua spesa, per quanto riguarda il bilancio generale fornisce tutta una serie di dati dettagliatissimi sul valore presunto e sul tipo di proprietà dei numerosi immobili di proprietà del Parlamento, ma quando si arriva alle voci di spesa effettiva (gli esempi che facevo prima: quanto si spende per l’arredamento, quanto per la manutenzione, quanto per gli ascensori, quanto per la lavanderia e così via) è tutto agglomerato in una voce sola.
Con questo provvedimento facciamo un ulteriore passo avanti estendendo anche ai Gruppi determinati tipi di pubblicità e addirittura di controllo da parte di società esterne. Credo che questo sia un fatto importante e una risposta doverosa rispetto ad alcuni episodi che hanno destato scandalo nell’opinione pubblica, incluso il Parlamento, episodi che sono avvenuti non soltanto a livello parlamentare, ma anche dei Consigli regionali.
Naturalmente, come spesso accade, accanto alle cose vere, sono state evocate cose false o, meglio, il solo fatto che si sia fatta un’inchiesta sui conti dei Gruppi di alcuni Consigli regionali è stato equiparato al fatto che si siano scoperte delle ruberie e delle malversazioni. Questo era vero in alcuni Consigli regionali dove sono stati svolti degli accertamenti, ma non in altri. Faccio l’esempio del Consiglio regionale del Piemonte (di cui, tengo a precisare, non ho mai fatto parte): qui non è stato riscontrato alcun episodio di malversazione, di ruberie o di soldi mal spesi, ma quei soldi sono finiti nel calderone e sottoposti ad inchiesta. Evidentemente qualcuno ha ritenuto di dare delle notizie di reato che sembravano tali; c’è stata una doverosa inchiesta da parte della magistratura che ha trovato che era tutto regolare.
Credo che, accanto ad accenti di altro tipo, andrebbe usato anche un certo riguardo alla verità e all’oggettività dei fatti.
Ricordo, altresì, che in passato un Governo non sostenuto né da me né dal mio partito politico oppose l’esigenza di garantire la privacy alla richiesta delle motivazioni per le quali si decideva di finanziare certe pellicole cinematografiche. Rispetto a questi soldi pubblici un Ministro, che ha svolto anche altre importanti funzioni, oppose a numerose interrogazioni che venivano presentate le esigenze della privacy. Questa non può certamente essere usata per coprire le spese che vengono fatte da un ente o organismo pubblico, ma esiste questa norma per cui i privati che hanno a che fare con un organismo pubblico hanno diritto a non essere completamente violentati nella loro privacy per il solo fatto che prestano servizi per un ente che fa capo a un organismo pubblico.
È giusto sapere quanto si spende e per cosa. Credo che anche sul sapere se ci si rifornisce di una risma di carta da Tizio o da Caio potrebbe esserci un limite, posto che la cosa è sotto la responsabilità di organismi che non sono direttamente pubblici, come può essere un Comune o l’amministrazione del Senato, poiché si tratta di Gruppi parlamentari, che è cosa molto diversa. Come è previsto dal Regolamento approvato alla Camera, sono delle associazioni di forma privata che svolgono un’importante funzione pubblica.
Credo che con questo spirito di ricerca della trasparenza e non del sensazionalismo, con l’affermazione della verità e non di questioni mitologiche potremo approvare una positiva riforma del Regolamento che abbia dei positivi risultati sulla trasparenza e sulla certezza che il denaro impiegato in Senato venga speso per scopi leciti, senza scorrettezze e nel rispetto delle autonomie dei singoli Gruppi parlamentari che hanno il diritto a poter scegliere come, nell’ambito dei loro compiti di supporto alla legislazione e di comunicazione rispetto al Paese, nel dettaglio vengono effettuate le scelte politiche. (Applausi dal Gruppo PdL e della senatrice Biondelli).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Caruso. Non essendo presente in Aula, si intende che abbia rinunziato ad intervenire.
Dichiaro chiusa la discussione sui documenti in esame.
Onorevoli colleghi, come sapete, il termine per la presentazione degli emendamenti era stato fissato alle ore 19 di lunedì 5 novembre. In seguito alla presentazione di proposte emendative era quindi stato fissato l’ulteriore termine per i subemendamenti per le ore 19 di lunedì 12 novembre. Sono pervenute complessivamente 21 proposte emendative, le quali, ai sensi dell’articolo 167, comma 4, del Regolamento, saranno esaminate dalla Giunta per il Regolamento, convocata per le ore 16 di oggi.
Rinvio dunque l’esame dei documenti in titolo, in attesa che la Giunta per il Regolamento, ultimati i propri lavori, possa riferirne l’esito all’Assemblea.
SEDUTA POMERIDIANA DEL 21 NOVEMBRE 2012
PRESIDENTE. Procediamo all’esame degli articoli del documento II, n. 35, nel testo proposto dalla Giunta per il Regolamento.
Passiamo all’esame dell’articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.
ASTORE (Misto-ParDem). Signor Presidente, a me dispiace, ma, come ho detto questa mattina, credo che non tralascerò alcuna illustrazione dei miei emendamenti, perché penso che questa sia una fase molto importante per la vita di questo Parlamento. Se non abbiamo capito che all’esterno muovono opinioni contro la politica e contro i nostri comportamenti – e in proposito dobbiamo dare risposte, certamente non opportunistiche, ma di chiarezza e di trasparenza – questa sera sbagliamo.
L’emendamento 01.100 intende ripristinare la legalità sul numero dei Segretari d’Aula: con le deroghe quest’anno siamo arrivati a dodici. Ditemi voi se è possibile. Lo chiedo ai partiti maggiori; lo chiedo ai colleghi che hanno molta sensibilità sul problema e che siedono sia da una parte politica che dall’altra. Io propongo che questo numero venga diminuito a sei, perché in fondo credo che il ruolo dei Segretari non imponga un impegno di ore e ore. Inoltre, bisognerebbe anche attaccare i benefit, alcuni dei quali dovranno essere (pur necessari) ridotti. Questa è la logica dell’emendamento.
Nel contempo, lamento che la Giunta per il Regolamento avrebbe potuto fare uno studio complessivo delle modifiche da varare oggi, perché quella relativa ai Gruppi, certamente urgentissima, non è l’unica. Oggi avremmo potuto semplificare il Regolamento anche per renderlo vicino al Regolamento del Parlamento europeo.
Non vi dico, per il buon nome mio e di questa Assemblea, come quest’anno si sia arrivati a dodici Segretari. Sento qualche ipocrisia veleggiare nei discorsi di qualcuno, ma ci si dovrebbe fare un esame di coscienza in proposito. Credo che sia un esempio da cancellare assolutamente. (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Ramponi).
[…]
PRESIDENTE. A seguito del ritiro dell’emendamento 1.100, decade l’emendamento 1.100/1.
Senatore Ichino, accetta la proposta di riformulazione dell’emendamento 1.101?
ICHINO (PD). Sì, signor Presidente. Vorrei però spendere alcune parole su questo e sul successivo emendamento 3.104, per avvertire che questi due emendamenti mirano a superare il livello davvero molto basso di trasparenza che si realizza con la sola pubblicazione dei rendiconti, cioè dei bilanci, dove figurano le voci aggregate delle spese del Gruppo: dal momento che non c’è limite alla possibilità di aggregarle, i rendiconti possono anche essere tutt’altro che trasparenti.
Noi miriamo invece a rendere del tutto trasparente l’organizzazione e l’amministrazione dei Gruppi, anche attraverso la visibilità delle singole voci di spesa. Devono, quindi, essere disponibili on line struttura, organico del Gruppo, ogni spesa per il funzionamento del Gruppo ed eventuali consulenze o servizi acquisiti all’esterno. E questo in modo analitico, per soddisfare l’esigenza della possibilità di controllo da parte dell’opinione pubblica su ciascuna di queste voci.
Questo è il senso di entrambi gli emendamenti.
Per quanto riguarda il primo, accetto la proposta di riformulazione; sul 3.104 proporrò invece una piccola modifica rispetto alla proposta della Giunta.
[…]
PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 2, su cui sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.
CECCANTI, relatore. Signor Presidente, poiché c’erano dei problemi di drafting nel precedente testo dell’emendamento 2.100 l’ho riformulato affinché sia più chiara la natura unica del contributo, la regola che deve essere rigorosamente proporzionale al numero dei membri del Gruppo e la deroga per alcune esigenze minime che rappresentano uno zoccolo di risorse minime per tutti.
La riformulazione quindi è la seguente: «Ai Gruppi parlamentari è assicurata la disponibilità di locali, attrezzature e di un unico contributo annuale a carico del bilancio del Senato, proporzionale alla loro consistenza numerica, per le finalità di cui al comma 2. Nell’ambito di tale contributo a ciascun Gruppo spetta, comunque, una dotazione minima di risorse finanziarie, stabilita dal Consiglio di Presidenza tenuto conto delle esigenze di base comuni ai Gruppi». Questa è la riformulazione dell’emendamento 2.100.
Sull’emendamento 2.5 formulo al senatore Pistorio un invito al ritiro.
[…]
PRESIDENTE. (…) Passiamo all’esame dell’articolo 3, su cui sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.
ASTORE (Misto-ParDem). Signor Presidente, abbiamo chiesto di mandare i rendiconti al Presidente della Corte dei conti. Mi pare che, al di là di questo, si possa anche non essere d’accordo, senatore Quagliariello, perché la dottrina non è tutta omologata sul fatto che i Gruppi sono organi costituzionali. Una parte della dottrina, anzi la maggioranza, sostiene che i Gruppi sono libere associazioni.
Lasciamo però stare. Qual è l’interesse di questa Assemblea? Qual è l’interesse di chi ci ascolta? È quello di avere trasparenza nei conti. Abbiamo scoperto ciò che avviene nelle Regioni, come ho detto stamattina: chiaramente, le Regioni cosa hanno fatto? Hanno scimmiottato il Parlamento, hanno esagerato e aumentato alcune richieste. Si credevano in grado di non dover rendicontare perché erano organi politici.
L’emendamento 3.100 vuole una sola cosa, signor Presidente; come vale per ogni rendiconto, anche in questo caso devono essere allegate le pezze giustificative. In questi giorni la stampa e i massmedia si sono divertiti nel mostrare i rendiconti dei partiti e quelli dei Gruppi, composti da cinque o sei macro cifre. Sono tutti disponibili a fare spese di gestione, spese di viaggi, cumulare cinque o sei gruppi di spesa e poi fare la somma. Quello non è un rendiconto.
Questo emendamento chiede correttamente un controllo, completandosi con quello del senatore Ichino, e che tramite i mezzi moderni, on line, ogni cittadino possa accedervi, come oggi accede al nostro sito per controllare l’attività di un parlamentare. Vi dico a tal proposito che, da studi fatti, gli accessi aumentano giorno per giorno, perché i cittadini cominciano a seguire l’attività dei parlamentari. Credo sia corretto che il cittadino possa entrare in un sito e vedere quante sono state le spese di viaggio, le spese per convegni e così via.
Credo che non si possa non approvare questo emendamento. Se non si approva, come prevedo, vuol dire che qualcosa non va. Vuol dire che non abbiamo capito, perché è un bene fare il rendiconto in questo modo, e non abbiamo capito cosa avviene fuori da questo Palazzo.
Noi dobbiamo lavorare per ripristinare la politica. Ci siamo lamentati che i Governi tecnici sono provvisori e devono finire. Certamente. È però necessario che la politica ripristini le regole, riscoprendo il suo vero scopo. Non è né moralismo né altro. È ciò che si usa fare in una buona azienda: quando ti do dei fondi – e per di più fondi pubblici – tu mi devi rendicontare con serenità e semplicità.
[…]
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dell’emendamento 3.104 (testo 2), chiedo al senatore Calderoli se si riconosce nella nuova formulazione dell’emendamento 3.104 del senatore Ichino, e quindi ritira il subemendamento 3.104/1.
CALDEROLI (LNP). Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il senatore Ichino per avermi consentito di sottoscrivere i suoi precedenti emendamenti. Il mio subemendamento intendeva estendere la pubblicazione dei dati on line anche a quelli relativi alle retribuzioni ordinarie del personale dipendente, che mi sembra la cosa più ragionevole del mondo. La riformulazione dell’emendamento 1.101 con il combinato disposto del 3.104 (testo 2) consente questo, e quindi ritiro volentieri il subemendamento.
ICHINO (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ICHINO (PD). Signor Presidente, non ho ancora accettato la riformulazione. La accetto a condizione che dopo le parole “bonifico bancario” si aggiungano le parole “con indicazione precisa della relativa causale”. La proposizione quindi va letta in questo modo: “Ciascun Gruppo è tenuto a pubblicare on line, sul proprio sito Internet liberamente accessibile, ciascun mandato di pagamento, assegno o bonifico bancario, con indicazione precisa della relativa causale…”.
Vorrei ricordare che abbiamo considerato questo emendamento assorbente rispetto all’emendamento 3.100 del senatore Astore. Il motivo del nostro voto contrario sull’emendamento Astore era legato al fatto che consideravamo la materia ricompresa in quest’emendamento. Naturalmente l’assorbimento c’é solo se si accetta questa integrazione letterale; altrimenti, mancando l’indicazione della causale, mancherebbe la possibilità del controllo puntuale, la visibilità della destinazione di ciascun pagamento: questo è ciò che fa la differenza rispetto alla pura e semplice pubblicazione del rendiconto.
[…]
PRESIDENTE. Il senatore Calderoli ha avanzato la proposta di eliminare dalla riformulazione dell’emendamento 3.104 la parola “precisa” prima delle parole “della relativa causale”, che il senatore Ichino accoglie.
Il senatore Ceccanti mi sembra abbia poi espresso una valutazione positiva a tale modifica, pur precisando di non avere un mandato formale della Giunta in tal senso. Naturalmente il senatore Ceccanti non è la Giunta e credo che sia giusta questa sua indicazione.
Vorrei ricordare che, a norma del comma 4 dell’articolo 167 del nostro Regolamento, il Presidente ha facoltà di ammettere la presentazione, nel corso della discussione, di nuovi emendamenti che si trovino in correlazione con modifiche precedentemente approvate, e a me sembra questo il caso. Non mi sembra infatti che si tratti di un elemento che innova rispetto al discorso fatto dal relatore; pertanto, mi assumo la responsabilità di accogliere la modifica proposta dal senatore Calderoli.
[…]
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
ASTORE (Misto-ParDem). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ASTORE (Misto-ParDem). Signor Presidente, colleghi, vorrei fare una brevissima dichiarazione di voto. Presso dieci Regioni, come voi sapete, i gruppi politici regionali sono sotto il vaglio dell’autorità giudiziaria, tramite la Guardia di finanza e i Carabinieri. Alcuni articoli di giornale riportavano che alcuni capigruppo, di tutte le posizioni politiche, hanno dichiarato di avere leggi regionali elaborate sulla scorta di quanto avviene in questo Parlamento, in cui il rendiconto non era necessario; per le spese dei gruppi politici regionali, sulla base della legge regionale, non era pertanto necessario il rendiconto.
Oggi noi abbiamo compiuto, grazie al senatore Ichino e a chi è stato favorevole (non al senatore Ceccanti, certamente), un’operazione di trasparenza enorme. Però, per essere sintetico, manca l’aspetto più importante di tutti, cioè la polverizzazione dei Gruppi. La pratica, vista anche dall’esterno, per la quale in questo Senato dieci o dodici amici al bar possono costituire un Gruppo mi sembra che oggi meritasse la fine. Se si ha una motivazione politica alle spalle, signor Presidente, ben venga la formazione del Gruppo. Ma queste non sono motivazioni politiche: le vere motivazioni politiche si hanno quando si va in votazione e ognuno presenta la propria lista, si presenta con il proprio volto e così via. Si va a mischiare, poi, attività politica di partito con attività di Gruppo.
Oggi, dunque, prevalgono gli elementi positivi e il mio voto è favorevole, anche se con riserva.
[…]
MERCATALI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MERCATALI (PD). Signor Presidente, innanzitutto desidero ringraziare, anche a nome di tutto il mio Gruppo, il relatore, senatore Stefano Ceccanti, per il lavoro che ha fatto, molto attento, puntuale e pregevole, del quale gli va dato merito. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Bianconi).
Non so se grazie a questo provvedimento compiremo un passo avanti nel rapporto che la politica deve ristabilire con i cittadini, ma di sicuro compiamo un passo avanti importante sotto il profilo della gestione delle risorse e dei danari pubblici, introducendo meccanismi di trasparenza e correttezza. Sono stati citati da ultimo i bilanci: nel momento attuale, ci troviamo nella strana situazione per cui quando un Gruppo chiude il bilancio non sa bene a chi deve dare le risorse, dopodiché succedono fatti come quelli che sono stati oggetto della cronaca negli ultimi tempi. Ebbene, l’aver stabilito un principio preciso da questo punto di vista ritengo costituisca un passo importante.
Nella gestione dei soldi e delle risorse pubblici, il rigore, la correttezza e la trasparenza sono non un requisito, ma un prerequisito fondamentale per chi riveste un incarico pubblico e svolge una funzione pubblica. Ebbene, in questo caso, abbiamo modificato il Regolamento e abbiamo introdotto criteri e meccanismi che sicuramente fanno sì che i cittadini possano stabilire un meccanismo di controllo.
Ora, si sarebbe potuto fare di più. Qualcuno ha invocato la Corte dei conti, e qui ci sono anche problemi di natura giuridica sullo status dei Gruppi e dei partiti: noi non avevamo problemi neppure da questo punto di vista, anche se naturalmente andava superata una problematica di un certo tipo.
Tuttavia, per quel che mi riguarda, la cosa più soddisfacente è il fatto di aver introdotto un meccanismo di trasparenza, che ha generato tra di noi una discussione molto vivace, grazie anche al contributo di Pietro Ichino, che ha fatto un lavoro pregevole da questo punto di vista. Si tratta per tutti noi di una bella sfida, che voglio tradurre in questo modo: noi accettiamo questa sfida perché dalla politica questa volta viene un segnale a tutta la pubblica amministrazione. Vorrei che domani tutta la pubblica amministrazione ragionasse come in questo momento stanno ragionando la politica, i senatori e i deputati della Repubblica. (Applausi dal Gruppo PD). Il meccanismo di trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche è un valore insostituibile e l’introduzione dello stesso è un segnale che la politica manda a tutta la pubblica amministrazione perché si vada in questa direzione.
Come dicevo, si tratta di una bella sfida. Il Gruppo del Partito Democratico – lo voglio dire senza mezzi termini – è pronto ad affrontare questa sfida. Abbiamo messo i nostri bilanci in Rete, ma siamo pronti da tutti i punti di vista, anche ad inviare i bilanci alla Corte dei conti. A questo proposito, voglio dire qui con tutta sincerità e correttezza che il lavoro che abbiamo fatto in questi anni ci ha portato ad una situazione per cui non viviamo oggi la trasparenza come una sofferenza o come un qualcosa che ci infastidisce. No, non siamo infastiditi da questo provvedimento: noi ci sentiamo parte, partecipi e protagonisti di un provvedimento che, in qualche modo, va nella giusta direzione di ristabilire con i cittadini del nostro Paese un legame molto saldo e corretto.
Ci prendiamo quindi un po’ di merito ed anche un po’ di soddisfazione per aver fatto qualcosa che sicuramente rende la politica del nostro Paese – se ognuno vorrà guardarla nel modo giusto – molto più legata ai cittadini. (Applausi dai Gruppi PD e IdV).
QUAGLIARIELLO (PdL). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
QUAGLIARIELLO (PdL). Signor Presidente, il mio giudizio sarà più sobrio rispetto a quello del collega che mi ha preceduto. Penso comunque che su questa materia sia stato fatto un lavoro serio e, soprattutto, che si sia agito secondo un criterio politico.
È evidente che nella situazione nella quale ci si è venuti a trovare la politica e il Senato dovevano dare un segno urgente nella direzione della trasparenza. Questa era la priorità assoluta ed era una priorità politica: credo che chi non comprenda questo dato di fatto ragioni più da moralista che da politico. Abbiamo cercato di avere presente questa necessità e di tener conto anche di quelle evidenti esigenze di tutela della privacy che, in alcuni casi, vengono travolte in un impeto che è in realtà anche il portato di un clima esterno che talvolta indulge al sospetto preventivo.
Credo che si sia arrivati a individuare degli elementi di equilibrio e – lo dico ai colleghi del mio Gruppo – laddove vi è necessità di una riflessione ulteriore, è stata demandata la regolamentazione all’Ufficio di Presidenza, proprio affinché si possa tener conto di tutte le normative, comprese quelle che tutelano i diritti di riservatezza propri di ogni persona indipendentemente dal mestiere che svolge e dalla sua eventuale funzione politica.
Al senatore Astore, del quale ho apprezzato e condiviso gli interventi, voglio dire che gli emendamenti presentati dal senatore Zanda e dal sottoscritto rispondevano a due esigenze. La prima è quella di evitare un’eccessiva frammentazione, perché in queste Assemblee di solito si parte con una Conferenza dei Capigruppo che il giorno dopo le elezioni può essere svolta anche in uno sgabuzzino e si finisce con una Conferenza dei Capigruppo per la quale serve il Salone degli Specchi di Versailles. La seconda, di natura economico-finanziaria, consiste nell’impedire che sia conveniente formare altri Gruppi. Queste esigenze esistono e, per quel che mi riguarda, continuano a essere una priorità, che deve però essere contemperata anche con la conoscenza della storia. Ci sono infatti alcune scissioni che hanno ragioni politiche e che devono potersi compiere. Non possiamo ad esempio mettere sullo stesso piano la formazione fittizia di un Gruppo e, se mi si consente un riferimento aulico, la scissione del 1921 a Livorno. (Applausi del senatore Astore). Sono due cose diverse.
Se abbiamo deciso di ritirare quegli emendamenti e di stralciarli non è per rinunzia, ma semplicemente perché non volevamo dare neanche l’impressione di non avere compreso l’urgenza principale di questo momento: dare un segnale di trasparenza. Ritardare l’approvazione di questo provvedimento anche solo di una seduta avrebbe invece potuto assumere tale significato. Soprattutto per chi ama la politica – la buona politica – questo è un momento nel quale è necessario anche compiere delle rinunce pur di salvare qualcosa di più importante.
Questi sono i motivi che hanno ispirato la nostra azione. Questi sono i motivi per i quali voteremo il provvedimento in esame, dopo aver ringraziato comunque il relatore per aver tenuto conto dei tanti suggerimenti. Vorrei infatti – ed è l’ultima cosa che dico, anche ai colleghi del mio Gruppo – che ci si rendesse conto del lavoro compiuto, specialmente su alcune materie sulle quali esiste una sensibilità “garantista” che ci fa onore. Abbiamo svolto un lavoro di stimolo e, dal nostro punto di vista, abbiamo migliorato molto il testo. (Applausi dai Gruppi PdL, PD e del senatore Astore).
[…]
PRESIDENTE. Ai sensi dell’articolo 167, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo, mediante procedimento elettronico, del documento II, n. 35, nel testo emendato, con il seguente titolo: «Modifiche degli articoli 15 e 16 del Regolamento del Senato e introduzione dell’articolo 16-bis, in materia di regolamento e contributi ai Gruppi parlamentari».
[…]
Il Senato approva.
Risultano pertanto assorbiti i documenti II, nn. 34, 36 e 37.
Desidero anch’io esprimere la soddisfazione per l’approvazione di queste regole, che sono più rigorose e trasparenti riguardo all’assegnazione
delle risorse ai Gruppi e ringraziare chi vi ha lavorato, a cominciare dal relatore.
Mi auguro ora che tutti noi ed il Senato come istituzione sappiamo fare una comunicazione efficace, perché non sempre quando si approvano documenti positivi riusciamo a comunicare in modo adeguato ciò che abbiamo fatto. (Applausi).