IL DOCUMENTO CHE IL VERTICE DEL PD PROPONE COME BASE PROGRAMMATICA PER LA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA È ANCORA CARATTERIZZATO DA UN LINGUAGGIO POLITICO VECCHIO, BASATO SU AFFERMAZIONI GENERICHE, FATTO APPOSTA PER LASCIARE APERTI LARGHI SPAZI A UN GIOCO DI COMPROMESSI SOTTRATTO AL CONTROLLO DFEGLI ELETTORI
Lettera di Gemma Mantovani, avvocato in Cremona, pervenuta il 2 ottobre 2012 – Segue la mia risposta
Gentile Professore,
ho avuto il piacere di trovarmi a Roma, al Tempio di Adriano, all’assemblea dello scorso sabato 29 settembre.
E’ stato davvero un piacere ascoltare relatori autorevoli, discorsi seri, concreti, responsabili e, finalmente, ho percepito la voglia comune a tutti i presenti di propugnare in modo deciso all’interno del PD le istanze della sinistra liberale e riformatrice.
Questo è avvenuto non solo con i discorsi ma nei fatti, con l’indicazione nero su bianco di un’agenda di cose da fare subito e nel prossimo futuro , propositi reali anzi realissimi tutti, con un nome e cognome, precisi e puntuali, banditi i facili slogan.
Si tratta, a pensarci bene, di un fatto straordinario nella politica italiana, siamo in un paese nel quale ha sempre trionfato l’adagio “tanto i programmi non li legge nessuno, non dicono niente, sono carta straccia!” E nessuno dopo le elezioni si è mai sognato che il politico vittorioso prendesse in mano il programma e dicesse “ Bene, cominciamo a lavorare”.
Ho letto bene i punti dell’agenda Monti: chiari, inequivocabili.
Ma sono venuta a Roma con anche un altro documento in testa: la carta d’intenti del segretario del PD.
A mio modo di vedere tra i due documenti c’è un’incompatibilità forte, fortissima, e cerco in sintesi di spiegare il perché analizzando solo alcuni passaggi.
Qualche nota sulle premesse: “l’Italia è immersa nella fine drammatica di un ciclo della storia che ha occupato l’ultimo trentennio”. Perché l’ultimo trentennio? A che era storica ci si riferisce ? Lasciamo fuori i “meravigliosi “anni 70 del terrorismo e delle stragi? Non riesco a capire.
“Non è più tempo di contratti”. Si richiama il contratto con gli italiani di Berlusconi, riappare il fantasma. Leggendo il documento pare evidente che la testa di chi l’ha scritto sia ancora lì, in piena era berlusconiana. Sta di fatto che non serve essere giuristi per sapere che il contratto è atto molto più vincolante ed impegnativo di un carta d’intenti…
Veniamo alla scaletta di quello che si suppone sia il patto dei democratici e progressisti per il governo del paese.
1 Visione
Capisco che già dal titolo “ visione” ci si debba attendere contenuti generici ed ampi. Ma frasi come “e nessuno può stare davvero bene se gli altri continuano a stare male” davvero non possono essere neppure lontanamente comparabili con punti dell’agenda specifici e definiti come: “active ageing: non si torna ad abbassare l’età pensionabile”. Parliamo lingue diverse.
2 Democrazia
Aleggia di nuovo il fantasma di B, il terrore dell’uomo solo al comando. E ci sta.
“in democrazia ci sono due modi di concepire il potere. Usare il consenso per governare bene. O usare il governo per aumentare il consenso”.
Questa frase mi risulta oscura. “usi” il consenso per governare così come ti sei impegnato a fare con gli elettori, se lo farai bene o meno bene lo diranno ancora gli elettori e usare l’esecutivo per aumentare il consenso che significa? Governare in modo populista? Insomma che complicazione. E la testa è sempre là, a B.
Il riferimento che segue alla Costituzione è scontato: “Costituzione che rimane tra le più belle ed avanzate del mondo” . Forse è vero ma , come tutti i giudizi di valore, lascia il tempo che trova. Certo è che le riforme più importanti degli ultimi anni ne hanno imposto la modifica ed anche una profonda rilettura. Ma di questo non v’è traccia.
Il riferimento, a seguire, alle amministrazioni locali ha poi un sapore sovietico: “Occorrono piani industriali per ogni singola amministrazione pubblica al fine di produrre efficienza e risparmio”: piani industriali per la pa? Siamo lontani anni luce dall’attuazione di progetti snelli specifici e chiari, quali quello sulla total disclosure nella pa e sui criteri di efficienza. Per non dimenticare, si prosegue, che tutto “dovrà essere messo al concreto a cominciare dalle nomine”. Beh, certo, non stupisce che in questo eden della retorica ci sia un solo riferimento chiaro e puntuale, guarda caso, al tema “nomine”.
3 Europa
L’Europa a cosa serve? “ E’ la sola possibilità di affrancare l’Italia dai guasti del collasso liberista”.
Ma quale liberismo? Quando mai in Italia è nato, ha prolificato ed è poi collassato? L’agenda Monti e ciò che ha già fatto il governo Monti è proprio il contrario: è il saper cogliere per l’Italia la positività e la ricchezza delle dinamiche liberiste della concorrenza, competitività, trasparenza che sono i principi fondativi dell’ Unione Europea.
E ancora. “ Se l’austerità e l’equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé finiscono per negare se stessi”. A parte l’amore sconfinato per i canoni filosofici, il punto è proprio il contrario: il pareggio strutturale di bilancio è un valore in sé pregiudiziale al raggiungimento di qualsiasi altro obiettivo, il “pur necessari” non basta, non convince, è, nella forma e soprattutto nella sostanza, un mero inciso che mi spaventa.
Ancora. “La sfida…. è integrare la più grande area commerciale del pianeta in un modello di civiltà che nessun altra nazione o continente è in grado di elaborare”. E anche qui (a questo punto è una mia malattia) mi pare esattamente il contrario: l’Europa è ed è sempre stata un modello innanzitutto di civiltà per il mondo, purtroppo non è ancora un vero mercato (mi raccomando, che paura parlare di mercato, meglio usare “area commerciale” che mi fa venire in mente la lottizzazione dietro casa!), nè tantomeno un’ entità politica vera.
4 Lavoro
“ Quello ( passo) successivo è contrastare la precarietà rovesciando le scelte della destra”. Ma non ci si dimentica qualcosa? Forse nella legge c.d. Fornero non è stato deciso nulla in questo senso? Nulla, nessun accenno.
Il lavoro alle donne, certamente, benissimo. Ma anche qui: lo slogan “sovietico” di un piano straordinario per la diffusione degli asili grida vendetta. A parte che viviamo in un paese dove solo ricordare i piani straordinari fa accapponare la pelle: storicamente sono sempre stati o disastri, voragini colossali, o bufale, mai attuati. Ma come si può sostenere che creando asili le donne troveranno più facilmente lavoro? E poi, allora, su che basi si dice sì ad un piano asili straordinario e no a un piano ospizi straordinario? Non è dato capire.
5 Uguaglianza
Dichiarazioni retoriche, nulla di concreto: come non essere d’accordo sull’uguaglianza come parità di condizioni? Ma non sarà, per caso, che l’uguaglianza per esempio tra generazioni si crea anche attraverso le riforme del lavoro e delle pensioni? Miccia innescata virtuosamente da questo governo? Silenzio.
6 Sapere
“Se vi è un settore per il quale è giusto che altri ambiti rinuncino a qualcosa è quello della ricerca e della formazione”. Anche qui, forse, più che aumentare le spese bisognerebbe distribuire meglio le risorse, concorrere con i privati, ma non pretendiamo si dica tanto. “Solo così si formano classi dirigenti”. Veramente la scuola forma i cittadini, sembra sempre scritto in un clima da politburo.
E anche qui non poteva mancare la proposta di un “piano straordinario contro la dispersione scolastica”!
7 Sviluppo sostenibile
Anche qui affermazioni che sono macigni: politica industriale integralmente ecologica. E se si inquina un po’? Giusto un pochino? Ci saranno limiti. L’inquinamento zero è un’utopia che non deve apparire in un serio programma (di governo ??) come ambirebbe ad essere questo.
8 Beni comuni
Si inizia con la lista dei “fondamentali”: sicurezza, istruzione, ambiente, acqua, patrimonio culturale, ecc ecc.
“Per tutto questo introdurremo normative che definiscono i parametri della gestione pubblica o in alternativa i compiti delle autorità di controllo a tutela della finalità pubblica dei servizi; in ogni caso non può venire meno una responsabilità pubblica…”
Non si può nel modo più assoluto porre come alternativa una cosa ben precisa, che l’Unione europea ha definito potere essere un’ipotesi solo residuale, ovvero la gestione pubblica.
E si continua: “I referendum sono stati un’espressione fondamentale, è tramontata l’idea che la privatizzazione e l’assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta…”. Non a caso l’unico fatto politico che si ricorda dell’ ultimo periodo è il referendum c.d. sull’acqua.
L’agenda Monti è l’agenda di chi crede fermamente nella bontà oltre che cogenza dei principi dell’Unione europea, altro che assenza di regole! E che indicano in modo chiaro la strada da seguire pur nelle diverse modulazioni dei singoli stati. Certo che non si tratta di tornare allo statalismo, si dice poi, e ci mancherebbe altro! Ma sorge spontaneo il dubbio che non sia così…
Si dirà che è follia fare l’esegesi di un documento che… lascia il tempo che trova.. No, non l’accetto, non lascia il tempo che trova, per me.
Sono contenuti, a mio avviso, incompatibili con l’Agenda Monti, con gli argomenti discussi il 29 settembre. E ad oggi però costituiscono il programma del segretario del PD.
E l’abisso che li separa è non solo nella sostanza, ma nel metodo politico. Quello di questo genere di “programmi” è quello alla vecchissima maniera del dire tutto e niente, petizioni di principio e buoni propositi, tanto non conta.
Non è vero, conta tantissimo, conta tanto quanto il futuro dell’Italia. E conta anche per capire cosa vuole essere il PD da grande.
Professor Ichino, è possibile secondo Lei, che il segretario del PD ci ripensi e ritiri la carta d’intenti?
Io “idealmente” l’ho… bruciata!
I più cari saluti
Gemma Mantovani
Un ritiro di questo documento mi sembra del tutto improbabile. E vedo proprio nelle ambiguità che lo caratterizzano la debolezza che rischia di far perdere le primarie al Segretario del Pd. Nonostante l’ammirazione che ha suscitato in me il modo in cui sabato ha guidato l’Assemblea nazionale in una scelta difficile di metodo: rinvio in proposito al mio editoriale telegrafico per la Nwsl n. 218.
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