LA STAMPA: IL REFERENDUM DI SEL E IDV SULL’ARTICOLO 18 É INCOMPATIBILE CON LA NOSTRA STRATEGIA EUROPEA

LA NUOVA DISCIPLINA DEI LICENZIAMENTI NON CORRISPONDE SOLTANTO A UN’ESIGENZA DI MIGLIOR FUNZIONAMENTO DEL NOSTRO MERCATO DEL LAVORO, MA ANCHE A UN IMPEGNO DI ALLINEAMENTO RISPETTO AI MAGGIORI ORDINAMENTI EUROPEI, CHE ABBIAMO ASSUNTO NEL QUADRO DI SCELTE CONCORDATE CON I VERTICI DELL’UE, CHE NON POSSIAMO DISATTENDERE

Intervista a cura di Antonio Pitoni per La Stampa, 13 settembre 2012

I segnali erano inequivocabili. Ecco perché l’iniziativa referendaria, tra gli altri del leader di Sel Nichi Vendola, per cancellare la riforma Fornero dell’art.18, non sorprende affatto il giuslavorista e sentore del Pd, Pietro Ichino: «Anzi, corrisponde esattamente a ciò che Vendola pensa e dice da sempre».

Lo ha definito contrario alla «scommessa europea» di Monti e «incompatibile con le opzioni strategiche essenziali del Pd». Insomma, un referendum anti-europeo?
Il nuovo articolo 18 è stato scritto per allineare la nostra disciplina dei licenziamenti con quella dei principali ordinamenti europei. Abbiamo fatto questa scelta non solo per migliorare il funzionamento del nostro mercato del lavoro, ma anche perché nella situazione di crisi gravissima in cui ci trovavamo nell’autunno scorso, costituiva un elemento essenziale della strategia del governo Monti per restituire all’Italia un ruolo da protagonista in Europa e recuperare la credibilità necessaria nel momento in cui chiedevamo fiducia ai nostri maggiori partner europei.

Quindi, a suo avviso, la riforma Fornero è un traguardo irreversibile?
Tornare indietro equivarrebbe a dire ai nostri interlocutori europei: “Signori, abbiamo scherzato”. E a disfare la tela che Mario Monti ha tessuto in Europa con la prospettiva di ottenere benefici rilevanti. Mi riferisco, ad esempio, alla recente e netta presa di posizione di Draghi sull’acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce che, se l’Italia non avesse compiuto lo sforzo di allinearsi agli standard europei e non desse affidamento circa il fermo intendimento di mantere questa linea, non sarebbe stata neppure pensabile.

Bersani ha provato a minimizzare, a questo punto però tra il Pd e Sel si apre una questione politica. Con quali conseguenze?
Se ci si propone di dar vita ad un governo di centrosinistra impegnato a proseguire nella strategia europea di Mario Monti, non ha senso che si scelga come alleato determinante un partito che compie scelte incompatibili con quella stessa strategia.

Qualcuno sostiene che quella di Vendola sarebbe solo una scelta tattica, sottolineando che il voto sul referendum slitterebbe al 2014 vista la concomitanza con le politiche…
Non sono d’accordo. Queste cose Vendola le sostiene da sempre. E se anche il referendum si tenesse nel 2014 la sostanza non cambierebbe. Sarebbe una bomba ad orologeria sotto l’eventuale coalizione Pd-Sel-Udc.

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