GIAVAZZI: NON ASPETTIAMO CHE L’EUROPA CI IMPONGA IL MEMORANDUM

PARTITI MAGGIORI DEVONO RINUNCIARE A FARSI CONCORRENZA A COLPI DI PROMESSE CONTRADDITTORIE RISPETTO ALLA STRATEGIA DEL GOVERNO CHE OGGI SOSTENGONO: PER QUESTO SOTTOSCRIVANO OGGI SPONTANEAMENTE UN MEMORANDUM CONTENENTE GLI IMPEGNI PRECISI DI COERENZA CON QUESTA STRATEGIA

Articolo di Francesco Giavazzi pubblicato sul Corriere della Sera il 4 settembre 2012 – In argomento v. anche il documento L’Agenda Monti al centro della prossima legislatura, del 18 luglio 2012

Durante la campagna elettorale del 2006 la coalizione di centrosinistra si impegnò, qualora avesse vinto le elezioni, a cancellare la riforma Maroni, che a partire dal 2008 avrebbe aumentato di tre anni l’età minima per andare in pensione. Vinte le elezioni, il governo Prodi mantenne la promessa, con un costo, per il sistema previdenziale, stimato in circa 10 miliardi sull’arco di un decennio. Durante la successiva campagna elettorale, era il 2008, Silvio Berlusconi, in un dibattito televisivo, promise di cancellare l’Ici sulla prima casa, anche in questo caso senza spiegare come il governo avrebbe fatto fronte al mancato gettito, circa 2 miliardi di euro l’anno.
Si avvicinano le elezioni e tornano le promesse. In sordina, durante il mese di luglio, la Camera ha approvato un ordine del giorno – promosso da Cesare Damiano, ministro del Welfare nel secondo governo Prodi, ma sottoscritto da deputati di tutti i partiti che sostengono Mario Monti – che chiede al governo di favorire un iter parlamentare spedito per l’approvazione di un disegno di legge che smonterebbe pezzi importanti della riforma Fornero, con un costo per lo Stato stimato in circa 5 miliardi dal 2012 al 2019.
Nel centrodestra è forte la tentazione di ripetere le gesta del 2008 e impostare la campagna elettorale sulla promessa di cancellare l’Imu sulla prima casa, un’imposta il cui gettito è stimato quest’anno in 3,3 miliardi di euro. Angelino Alfano pensa che si possa far fronte alle minori entrate non tagliando le spese, bensì vendendo immobili pubblici per una cifra straordinaria: 400 miliardi di euro. Basta alzare gli occhi e leggere quanti cartelli «affittasi» e «vendesi» sono appesi nelle nostre città per dubitare di questa copertura.
L’incertezza su ciò che accadrà dopo le elezioni è la maggior preoccupazione degli investitori cui chiediamo di acquistare i titoli del nostro debito pubblico. Se nei prossimi mesi non saremo capaci di tranquillizzare i mercati sulla tenuta dei conti dopo le elezioni i tassi di interesse rimarranno elevati: è un’incertezza che nemmeno la Banca centrale europea può cancellare.
Vi sono due modi per rassicurare i mercati: ci si può legare le mani affidandoci alla vigilanza di organismi esterni (Bruxelles, la Bce, il Fondo monetario), oppure possiamo dare noi delle garanzie. Il presidente del Consiglio potrebbe chiedere ai partiti della sua maggioranza – i maggiori concorrenti nelle prossime elezioni – di votare una risoluzione parlamentare in cui si assumono alcuni impegni precisi: ad esempio, il centrodestra si impegna a non cancellare l’Imu e il centrosinistra a non modificare la riforma delle pensioni. Mario Monti e Giorgio Napolitano, che siederanno nel nuovo Parlamento come senatori a vita, dovrebbero assumersi l’onere di garantire questo impegno. Un vincolo liberamente sottoscritto dai partiti e votato dagli elettori sarebbe incomparabilmente più forte (e dignitoso) di qualunque coercizione esterna.
J

Stampa questa pagina Stampa questa pagina

 

 
 
 
 

WP Theme restyle by Id-Lab
/* */