“ESODATI”: BANCO DI PROVA DELLA NUOVA (BUONA) POLITICA

IL DIBATTITO ASPRO SUSCITATO DALLE MIE PRESE DI POSIZIONE DI QUESTI GIORNI COSTITUISCE UNA FINESTRA MOLTO SIGNIFICATIVA SUI DRAMMI E LE INCOERENZE DEL CENTROSINISTRA IN QUESTA FASE DIFFICILISSIMA DI TRANSIZIONE

Sono riportati qui sotto alcuni dei messaggi pervenuti a seguito della mia intervista con Gad Lerner nella trasmissione
l’Infedele del 20 giugno scorso sulla questione “esodati” e del mio intervento sul Corriere della Sera di due giorni prima sullo stesso tema, preceduti da una mia introduzione che intende essere anche una risposta collettiva a tutti i messaggi – Alcuni altri messaggi con mie risposte in tema di finanziamento del sistema pensionistico sono riprodotti in un post a sé stante
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INTRODUZIONE: IL VERO COMPITO DEL GOVERNO E DEL PARTITO DEMOCRATICO
Quest’ultima è stata per me una settimana di passione, a causa del numero eccezionale e dell’intensità dei messaggi ricevuti, in prevalenza di sostegno, ma quasi metà invece di duro e addolorato dissenso, quando non di pure e semplici contumelie. Ne riproduco qui una selezione (rispettosa delle proporzioni fra le categorie testé individuate), anche perché mi sembra che in essi si manifesti la lacerazione attuale del centrosinistra sulle questioni aperte dalla riforma delle pensioni del dicembre scorso, che in larga parte coincide con la lacerazione provocata dal disegno di legge Fornero sul lavoro, destinato a essere approvato tra qualche giorno alla Camera.
Mi limito, in proposito, a due osservazioni di carattere generale.
.  1. I sentimenti di ansia, di dolore, in certi casi di vera e propria disperazione che sono stati suscitati in qualche centinaio di migliaia di persone dall’allontanarsi improvviso di un pensionamento sentito ormai come vicino e come un diritto acquisito ci danno la misura della catastrofe immane che avrebbe colpito il Paese qualora nell’autunno scorso si fosse verificato quel
default erariale al quale siamo andati vicinissimi, con impossibilità di pagare non soltanto le pensioni di alcuni, ma quelle di tutti, e anche gli stipendi, i costi della sanità, della scuola, della polizia e altro ancora. In quel caso, ansia dolore e disperazione si sarebbero moltiplicate per cento. Di questo è bene tener conto quando si valuta la sterzata brusca che il Governo Monti ha dato, nel dicembre scorso, per evitare quella catastrofe.
. 2. La giustificazione delle misure adottate nell’urgenza bruciante del dicembre scorso non toglie che in questo passaggio difficilissimo il peso della crisi debba essere distribuito su tutti: nessuno può essere abbandonato a se stesso. Il che non significa affatto, come qualcuno soprattutto a sinistra vorrebbe, tornare indietro rispetto alle scelte inevitabili compiute a dicembre; significa invece uscire dalla stretta in avanti, incominciando subito a elaborare le soluzioni transitorie indispensabili, in coerenza con i nuovi principi della riforma.
Anche e soprattutto da questo si valuta la capacità del Governo e delle forze politiche che lo sostengono. Ed è proprio su questo terreno che anche il ministro del Lavoro si è impegnato nei giorni scorsi, delineando una pluralità di interventi per le centinaia di migliaia di persone che non non devono essere sottratte dal campo di applicazione delle nuove norme pensionistiche, ma non per questo possono essere lasciate, oltre che senza pensione, anche senza lavoro e senza alcun reddito. Riprendo quanto già esposto nella nota di approfondimento preparata la settimana scorsa in vista del dibattito in Senato, in larga parte coincidente con quanto Elsa Fornero ha detto in quello stesso dibattito, circa le misure che devono essere assunte a sostegno dei “non salvaguardati”, ovvero di coloro ai quali non è possibile estendere la deroga rispetto alle nuove norme pensionistiche:
. – innanzitutto occorre introdurre alcune misure di drastica incentivazione fiscale e contributiva, per favorire l’assunzione di queste persone in rapporti di lavoro regolari;
. – può essere molto utile, per favorire l’occupabilità degli
over 55, prevedere per loro un periodo di prova lungo, per esempio di un anno;
. – per la soluzione di certi casi può essere molto utile anche azzerare i costi di transazione, con l’istituzione di buoni-lavoro riservati agli
over 55 per attività di assistenza alle famiglie e alle comunità locali;
. – occorre facilitare l’organizzazione da parte dei Comuni e delle Regioni di servizi all’infanzia o alle persone anziane o disabili, suscettibili di essere svolti dagli
over 55 anche in forma di collaborazione autonoma con gli enti medesimi incentivata sul piano fiscale, finanziati in parte dalle famiglie e comunità locali che ne fruiscono;
. – per tutti i casi di persone che subiscono un ritardo rilevante nel pensionamento e che nonostante le misure testé menzionate non trovino una occupazione, è giusto e opportuno istituire un trattamento di disoccupazione destinato a durare per il periodo di pensione perso a causa della riforma, ovviamente condizionato alla disponibilità per il lavoro dove se ne presenti l’opportunità;
. – infine, poiché ripugna all’idea dell’equità che per una differenza puramente anagrafica, magari di pochi giorni o mesi, una persona riceva cento e un’altra riceva zero, a me sembra che si possa e debba chiedere ai pensionati più fortunati del passato recente e meno recente un contributo di solidarietà nei confronti dei pensionandi ritardati di oggi.
Sul terreno della disciplina assicurativa, invece, può e deve essere studiata la possibilità di introdurre quella flessibilità dell’età di pensionamento, che l’opzione per l’applicazione integrale del metodo contributivo di calcolo consentirebbe; il che significa possibilità di anticipare l’età del pensionamento, accettando una riduzione della rendita che compensi l’allungamento del periodo di erogazione (v. in proposito i messaggi riportati qui sotto di Dionigio Franchi e di Silvano Lombardo; e un interessante scambio con un altro lettore in un post a sé stante).
Anche e soprattutto sul terreno della soluzione pratica dei problemi transitori si misura il valore e la credibilità di una politica di cambiamento incisivo. Ed è su questo terreno che nei giorni, nelle settimane e nei mesi prossimi dobbiamo impegnarci con fortissima determinazione.
Chiudo con questo auspicio: che gli autori dei messaggi più fortemente critici nei miei confronti per le posizioni da me assunte su questo tema fossero almeno altrettanto critici nei confronti di tutti i politici che hanno dato addosso senza ritegno al Governo e al ministro del Lavoro, dicendo tutto il male possibile della riforma del dicembre scorso (peraltro da loro votata in Parlamento), salvo poi lavarsene le mani appena constatato che tornare indietro, come essi chiederebbero, non è proponibile.    (p.i.)
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SELEZIONE DEI MESSAGGI
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CONTINUI LA SUA BATTAGLIA

Gentile senatore Ichino, l’ho vista questa sera alla trasmissione di Gad Lerner e devo complimentarmi con lei perchè nonostante abbia dovuto subire un trattamento di minor favore da parte del conduttore e abbia quindi dovuto confrontarsi in condizioni difficili per il poco tempo che le veniva concesso, per la grossolanità del suo interlocutore – che rappresentava “vergognosamente” un sindacato glorioso nella storia del nostro paese -, è riuscito con tenacia a dire il suo pensiero, che vedo, però, risulta molto difficile da comprendere a molta gente che evidentemente non capisce perchè non ha convenienza a capire.
Un consiglio: perchè non mette nel suo sito qualche analisi che confuti questa tesi sostenuta dall’INPS di avere un avanzo di gestione? Diciamo una volta per tutte che questi dell’INPS fanno ancora un bilancio di semplice confronto fra entrate e uscite quando invece dovrebbero produrre un rendiconto economico-patrimoniale che utilizzi gli strumenti della matematica finanziaria e attuariale come ad esempio “la speranza matematica”
Saluti e un forte invito a continuare la battaglia della verità sul diritto del lavoro e sulla previdenza pubblica nel nostro paese.
Un cinquantenne non corporativo
Paolo Del Romano
Incomincio ad accogliere questo invito, mettendo on line due scambi di idee interessanti con  alcuni lettori su equilibri e disequilibri del nostro sistema pensionistico.  (p.i.)
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PER FAVORE, SI DIMETTA, O COMUNQUE NON PARLI A NOME DEL PD
Buongiorno professor Ichino
In attesa di leggere gli interventi critici da lei selezionati dalla trasmissione di Gad Lerner, mi lasci aggiungere una nota di disappunto. É per me ancora oggi incomprensibile come lei faccia parte di quella che ormai si è ridotta ad accozzaglia del PD in cui è compreso tutto e il contrario di tutto. I suoi interventi sulle dinamiche del “lavoro” e soprattutto i commenti sulla riforma previdenziale ormai non possono che essere letti come mera provocazione, a volte assumono il tono della derisione cinica, quasi in linea con la pervicace arroganza e supponenza degli stessi Monti e Fornero. Lei è libero di pensare ciò che vuole e di esternarlo nel modo e nei luoghi che più le aggradano, ci mancherebbe di porre qualsivoglia limite al suo diritto di parola. Per favore però non lo faccia in nome di un partito che (forse) rappresenta ancora una briciola di quei princìpi di giustizia sociale ed equità derivanti dai tanti anni di lotta ed emancipazione della classe lavoratrice in tanti anni, dal dopoguerra in poi. Per favore si dimetta, o se non vuole farlo esca dal gruppo PD e si ponga con i senatori neo-liberisti in una situazione di più facile connotazione. Sia coerente, lei non ci rappresenta più, dovrebbe averlo capito da un po’. Chi l’ha eletta dovrebbe avere una minima possibilità di vedersi rappresentato, oggi invece lei ostenta derisione e sottovalutazione di ciò che per molti rappresenta un vero e proprio dramma esistenziale. I ragionamenti sulla speranza di vita sono lì a dimostrarlo, calcoli da definire al meglio come quelli della serva. La vita non è fatta di soli conti e punti di PIL ma anche di princìpi e valori che travalicano questi calcoli miserrimi. Lei dice, ma perché a 60 anni uno dovrebbe avere il diritto di andare in pensione quando può vivere sino ad 83… almeno. O bella! Perché è stanco e non regge più il ritmo o il peso di ciò che sta facendo, perché è minato da qualche patologia che gli impedisce di lavorare al meglio, perché lo stress e l’insoddisfazione professionale ed economica gli fa vedere il lavoro come un peso insopportabile. Ma non in senso lato, con senso del servizio e del dovere ha magari lavorato sino a un mese dall’uscita prevista dalle leggi vigenti, poi, improvvisamente, i 30 giorni diventano 6 anni, senza incentivi economici né motivazioni professionali che lo giustifichino. Insopportabile. Io lavoro nella scuola da 42 anni, per le consuete trafile di reclutamento, abilitazione, specializzazioni, tirocini, supplenze temporanee ecc ecc. Nei primi dieci anni ho svolto solo servizi parziali ed oggi, da quel lontano 1970, posso vantare 36 anni di contributi. La scuola ormai mi nausea, gli alunni stanno diventando i classici antagonisti, della loro formazione mi preoccupo sempre meno, le famiglie non collaborano minimamente mettendo la formazione e l’educazione dei loro figli all’ultimo posto della scala valori. E dovrei vivere questi ulteriori sei anni con impegno e serenità? Sicuri che i 3-4.000 di quota 96 buggerati dalla riforma Fornero non siano un danno nella scuola di domani? Lei ha citato la Germania, come modello, però mente sapendo di mentire. É vero che la Germania ha deciso di portare a 67 anni l’uscita, ma lo sta tuttora facendo diluendo la riforma nello spazio temporale di un decennio (andrà a regime nel 2019). E comunque, con una penalizzazione del 2% annuo sull’ammontare della pensione, consente il ritiro a partire dai 62 anni. Altro rispetto, altra dignità, altra classe politica. Mi perdoni la prolissità e l’acidità che traspare da ogni passaggio, ma veramente, a 61 anni e con tanta gavetta sul groppone, non pensavo proprio che sarei mai più scoppiato a piangere. E invece è successo, senza ritegno, ma con tanta onestà intellettuale in più della cinica Elsa Fornero. Oggi più che mai le sue lacrime suonano solo di perfidìa e derisione.
Mi scusi lo sfogo
Gianluigi Pederzani
Comprendo benissimo, mi creda, il Suo sfogo.
Sul mio sito ho cercato di dar conto anche del modo in cui io personalmente vivo la questione politica che Lei pone molto lucidamente. Per altro verso, il partito stesso da cui Lei mi invita a uscire continua a sostenere il Governo Monti e voterà contro la mozione di sfiducia al ministro del Lavoro Fornero. Vedo più incoerenza in quella parte di questo stesso partito la quale dà ragione a Lei sul merito delle questioni e poi sostiene l’attuale Governo, che nell’insieme delle mie posizioni e comportamenti (pur avendo anch’io alcuni dissensi dalle scelte dello stesso Governo su diversi punti). Comunque non mi sembrano più “di sinistra” i politici che fanno grandi proclami di schieramento a fianco dei più deboli, ma poi non si curano di trovare le soluzioni praticabili per dare contenuti concreti a quei proclami. ( p.i.)
y
UN RINGRAZIAMENTO SENTITO PER IL SUO CONTRIBUTO ALLA POLITICA ITALIANA
Signor Ichino, ho ascoltato il suo intervento nella trasmissione di Gad Lerner, le devo esplicitare i miei complimenti per le sue analisi riguardo il sistema pensionistico Italiano.
Mi chiamo Salvatore Bianchi e sono nato nel 1967, sono entrato nel mondo del lavoro subito dopo gli studi scientifici per motivi familiari, in quegli anni (1985),  molto curioso di approfondire tutti gli aspetti di quel mondo del lavoro cosi nuovo per me, feci una rapida analisi di come fosse impostato l’INPS nel calcolo delle pensioni erogate.
Oggi anno 2012, per la prima volta in 27 anni sento dire da qualcuno esattamente quello che io pensavo e che continuo a pensare, ossia che il sistema non sia minimamente strutturato su basi matematiche e quindi destinato al collasso come adesso si rileva miseramente.
C’è qualcuno che oggi continua a dire che l’INPS sia in attivo (spesso rappresentanti sindacali dei vari fronti) e purtroppo anche la stragrande maggioranza dei cittadini italiani non hanno compreso le dimensioni del disastro e nell’ignoranza è molto disposta a credere alla befana, embè!… lasciamo perdere!
Bene ancora complimenti, non mi sento più solo, la voterò o la sosterrò convintamente nel futuro, dalle sue parole si evince la sua onestà intellettuale e anche questo aspetto non è trascurabile ma purtroppo mai scontato tra i suoi colleghi.
La ringrazio per il suo impegno sociale e contributo alla politica italiana. Sentitamente
Salvatore Bianchi
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BRUTTA TELEVISIONE: UN CONFRONTO IMPOSSIBILE
Sono un Tuo estimatore e un frequentatore dell’Infedele. Ma devi consentirmi due osservazioni.
. 1) Mi è dispiaciuto vedere una persona seria e competente come Pietro Ichino esposta ad un confronto impossibile (almeno in quei margini di tempo) con rumorosi portatori di passionalità legittime ma personali.  Il problema degli esodati non potrà trovare una soluzione se non si ha la pazienza di distinguere; e l’onestà di riconoscere che siamo dinnanzi ad un esempio di quelle cattive abitudini che hanno sempre cercato (con l’accordo di sindacati, imprenditori,regioni e gruppi di interessati) di risolvere problemi oggettivi scaricandone il peso sulla finanza pubblica.
Sentire poi dire che i conti dell’INPS sono “in equilibrio” o addirittura “in attivo” è cosa che fa rabbrividire. É come dichiarare “in ordine” una società di assicurazione – vita che non abbia una lira di riserve tecniche. Una dozzina di anni fa si calcolava che il debito occulto del sistema pensionistico pubblico (INPS più Stato) fosse pari al debito pubblico ufficiale dello Stato (Ora la situazione sta migliorando essenzialmente per la graduale diminuzione delle pensioni di anzianità. Le quali sono concentrate al nord: e questo spiega tante cose!).
. 2) Giusto e utile sentire la voce di economisti più o meno illustri anche se non allineati con il Governo purchè si ricordi che anche in questa categoria ci sono parecchi stravaganti (e qualche matto). Quelli che ogni tanto sfornano progetti che risolverebbero in un fiat il dramma del debito pubblico senza alcun sacrificio per i cittadini, non sono meno numerosi di quelli che credono di aver trovato la quadratura del cerchio o che qualche anno fa sapevano  raddrizzare con poca spesa la torre di Pisa.
Con cordialità e stima, faccio sinceri auguri per un lavoro che aiuta una parte almeno della opinione pubblica a sprovincializzarsi un poco.
Giorgio Cigliana
mmInl
NON MOLLI! LEI HA L’APPOGGIO DI NOI STUDENTI
Caro prof, Ichino,
Le scrivo per darle la mia solidarietà per la vergognosa trasmissione a cui ha partecipato stasera. Io mi ritengo moderato ma il becero attacco strumentale, indiscriminato e proveniente da tutte le parti, in primis il conduttore, mi ha fatto salire la pressione (e a 20 anni non è buono). Anche leggere su Twitter dei messaggi davvero di basso livello mi ha ferito molto, al punto che, dopo aver inizialmente cercato di precisare, leggendo i suoi scritti sul suo sito da tempo, le sue idee, e sostenerla, ho dovuto alzare la voce e partecipato a una vera e propria corrida mediatica. E’ stata una pagina vergognosa. Senatore, lei deve andare avanti, perchè ha ragione, dice cose giuste, e per questo gli statalisti, i parassiti dello Stato e i gestori delle clientele, oltre al popolino ignorante, l’attaccano. Non conta niente, lo so, si figuri, ma io la sostengo, e non solo io, siamo in tanti, che crediamo in una rivoluzione liberale e riformista. Lei deve esserne partecipe e protagonista! Non molli, la prego! Saluti
Salvatore Monaco
studente di medicina di Napoli
iscritto ai GD di Napoli
jj
E GLI IMPIEGATI PUBBLICI COSA SONO? UNA SPECIE PROTETTA DAL WWF?
Seguendo i suoi interventi televisivi, che poco condivido, mi è venuto di porgerle questa semplice domanda. Un giovane che a 15 anni inizia a lavorare può decidere di farsi una propria previdenza? Ovviamente senza obbligo di versare contributi all’INPS. Signor Ichino, io mi rendo conto che la spesa pubblica va affrontata, ma si è scelto la strada sbagliata. La riforma del lavoro è una mazzata che colpisce solo i privati. E quelli del pubblico impiego? Cosa sono? Una specie protetta dal WWF?! Prendono mediamente 500 euro in più al mese senza correre alcun rischio di chiusura o di licenziamento. La riforma del lavoro non tocca tutti, solo i privati ne sono ahimè seriamente interessati. Gradirei tanto conoscere il suo punto di vista al riguardo. Buon lavoro professore.
Franco
j
LE VOSTRE PENSIONI IMMERITATE, QUAND’È CHE LE RESTITUITE?
Ieri sera ho seguito la trasmissione di Gad Lerner su La7,  L’Infedele. Tante belle parole, tante contestazioni pilotate, ma una cosa non l’ha detta né lei né gli ospiti in studio… Ma le vostre pensioni immeritate, quand’è che le restituite a chi sta lavorando? Se un’azienda giapponese non dà i frutti, il manager fa hara-kiri. Voi, politici italiani, è dal dopoguerra che state mandando a fondo il Paese con tutti gli italiani… Non sarebbe ora di dire “Leviamoci dalle scatole che non siamo capaci e restituiamo quello che abbiamo, impropriamente, percepito fino ad oggi?”.
Un italiano con le palle gonfie
Fabio Tomasella
Anche i vitalizi dei parlamentari, dal 1° gennaio 2012, maturano rigorosamente secondo il criterio contributivo applicabile a tutte le pensioni Inps. Lei, però, ha ragione su questo punto: per poter avere l’autorevolezza indispensabile in questa difficilissima fase di transizione, la politica dovrebbe tagliare con maggiore decisione i propri costi (in parte non ancora censiti e conosciuti).    (p.i.)
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QUELLO CHE RILEVA È IL BILANCIO DI CASSA
1) Il sistema finanziario della previdenza italiana è a ripartizione: non c’entrano nulla i 35-37 anni di contributi a fronte dei 23-25 anni di speranza di vita. Quello che rileva sono le entrate per contribuzione e le uscite per il pagamento delle pensioni previdenziali.
2) Gli “esodati” sono stati inclusi con il d.l. n. 216/2011 (Milleproroghe) perché la Fornero non li aveva considerati nel comma 14 dell’articolo 24 del d.l. n. 201/2011.
3) Molti di coloro che sono stati inclusi nel comma 14 dell’articolo 24 del d.l. n. 201/2011, e che avrebbero maturato il diritto nel 2012, sono stati esclusi dalla Fornero con il decreto dei 65.000 perché hanno lavorato qualche mese dopo la messa in mobilità, o sono stati autorizzati alla prosecuzione volontaria della contribuzione in quanto sono stati talmente “coglioni” da non aver lavorato in nero. A quale logica risponde questa esclusione? Pur potendo avere la pensione prima del 6 dicembre 2013 sono esclusi!
Da ultimo. Nel sistema a ripartizione l’equilibrio si realizza tra le entrate per contribuzione (a carico del datore di lavoro e dei lavoratori) e le uscite per il pagamento delle pensioni previdenziali. Ma, nel pagamento, l’onere si considera al lordo dell’IRPEF e ciò comporta che una quota della contribuzione viene incamerata dallo Stato sotto forma di IRPEF: è corretto considerare spesa questa quota incamerata dallo Stato? Negli altri paesi europei (con i quali ci si confronta solo per alcuni aspetti) l’IRPEF sulle pensioni è zero o quasi zero per cui con la contribuzione si finanzia quello che viene “ripartito” ai pensionati.
Ottavio Di Loreto
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LA SOLUZIONE STA NEL PART-TIME PER GLI ANZIANI
Esimio Professore,
ho ascoltato con attenzione l’intervento alla trasmissione L’Infedele di Gad Lerner di questa sera (20 giugno). La soluzione al problema esodati o anziani verso la pensione c’è: lavorare 3 oppure 4 giorni alla settimana, stipendio light con integrazione pensione, partecipazione a cooperative solidali (una idea mia che vorrei proporre).
Le chiedo la possibilità di un incontro, abito in provincia di Milano e lavoro a Lodi. Bancario dall’82, 50 anni, sposato con due figli, laurea in Economia e Commercio. Penso possano bastare 20 minuti per illustrare brevemente il progetto. Grato per la possibilità che vorrà concedermi, saluto cordialmente.
Alberto Vignati
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VATTENE A CASA
Caro Pietro Ichino ti sto ascoltando alla trasmissione di Lerner e stai dicendo bugie, vattene a casa, dobbiamo smettere di mantenerti, vattene!
Giancarlo Boscolo
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ICHINO BUTTATO IN PASTO ALLA PIAZZA COME UN BRUNETTA QUALSIASI
Purtroppo ieri sera mi sono soffermato sulla televisione, giusto il tempo di vedere l’intervento di Pietro Ichino… brutta televisione, Gad Lerner ha montato l’ormai consueta puntata populista, agitando uno scontro impari tra una folla arrabbiata e strumentalizzata verso Ichino, che cercava di spiegare cosa veramente sono la giustizia sociale e l’equità intergenerazionale. Lerner l’ha buttato in pasto alla piazza come fosse un Brunetta qualsiasi, mettendo sul piedistallo un’Iva Zanicchi in versione sindacalista. Da elettore di sinistra, per condivisione di valori come le pari opportunità, il rispetto per le minoranze, tutte le minoranze, la giustizia sociale, fatico a seguire il Partito Democratico che si arrocca sulla salvaguardia dei privilegi di pochi a discapito del futuro di molti, e sono molto solidale con Pietro Ichino che sembra una voce fuori dal coro e per questo viene continuamente sacrificato. Non sono tipo da salamelecchi, però mi sono sentito in dovere di dire che non è tutto “fuoco amico”.
Yuri Basile
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CONTRIBUTIVO PER TUTTI FIN DALL’INIZIO, MA CON ETÀ DI PENSIONE FLESSIBILE
Senatore Ichino, ieri sera l’ho seguita nel suo intervento su “La7”. Ho apprezzato la sua lucidità e chiarezza.
Certamente il problema esodati e salvaguardati presenta elementi di equità e rispetto di diritti che in qualche modo dovrà trovare una soluzione. Da mesi si sono create condizioni di ansia e incertezza in migliaia di persone e questa credo sia una situazione da evitare per rispetto alle persone. Concordo con lei che la riforma doveva essere anticipata e invece ci si è trovati all’ultimo giro e dovendo fare le cose in fretta talora si sbaglia.
Su un aspetto mi permetto di non essere d’accordo con lei: quando dice di recuperare al lavoro persone che hanno più di 58 anni. Senatore, è esattamente il contrario: le aziende si liberano in continuazione di queste persone, che sono fuori per sempre. La realtà è ben altra.
D’altronde credo anche che se si vuole aprire ai giovani non si possa pensare di recuperare anche chi ha 58-60 anni.
Capisco la sua posizione sulle aspettative di vita… introduciamo il sistema contributivo per tutti.
Infine un chiarimento relativamente al decreto, non ancora in Gazzetta Ufficiale, dei 65.000. E’ stata introdotta la frase “senza successiva rioccupazione…”. Ciò significa anche una collaborazione di pochi mesi o un insegnamento universitario temporaneo? Spero che il nuovo decreto elimini tale aspetto profondamente ingiusto verso chi ha fatto le cose in regola, pagato tasse e contributi alla gestione separata dell’INPS. E’ un modo fantastico per incentivare il lavoro nero. Non credo che un decreto possa aggiungere limitazioni alla legge “Mille proroghe”. Comunque finita la collaborazione ci si trova senza lavoro e pensione.
Mi scusi se mi sono permesso di scriverle e di condividere il mio pensiero. Con stima.
Dionigio Franchi
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LEI IN ASTRATTO HA RAGIONE, MA NON CI SI PUO RIDURRE ALLA DISPERAZIONE
Buonasera senatore. Ho seguito il suo intervento durante la trasmissione di Gad Lerner – non si può non condividere quello che lei dice.
Io però sono una esodata di Poste Italiane. Ho accettato una proposta di esodo nel mese di settembre 2011 (data certa presso Confindustria). Maturerei il requisito della pensione di vecchiaia con le vecchie regole in aprile 2013 (60 anni e 3 mesi in aprile 2013). Riceverei il trattamento di pensione con le vecchie regole da maggio 2014. Poste Italiane mi ha coperto con poco più di mille euro netti mensili fino a questa data.
La ministra Fornero non riconosce in me una esodata perché prevede di tutelare solo coloro che, pur nella mia stessa situazione, hanno, per loro fortuna, lasciato il lavoro entro il 31 dicembre 2011. Io invece ho lasciato il lavoro a gennaio 2012: questo, secondo la ministra Fornero, mi pone fuori da ogni tutela.
Il bilancio, vero; l’interesse generale, vero anche questo. Ma altrettanto drammaticamente vero è che mi attendono anni, fino al 2020, di vita da indigente, da mendicante, se riuscirò a (soprav)vivere.
La riforma pensionistica pare preveda a regime 100 miliardi di risparmio : risparmiamone un po’ di meno, ma salviamo la vita e la dignità di migliaia di persone.
Lei è del partito nel quale io credo, per il quale io voto: pensa davvero che il sistema produttivo possa reimpiegare una donna di 60 anni? Forse lavoro nero, malpagato ma comunque accettato per sopravvivere…
Senatore Ichino, non permetta queste cose, non ci abbandoni alla miseria, alla disperazione, alla tentazione latente di farla finita… E mi creda.
Nina Paris
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LA SOLUZIONE STA NELL’ELASTICITÀ DELL’ETÀ DI PENSIONAMENTO
Gent.mo prof Ichino, ho letto con attenzione ed interesse l’intervento che  lei ha scritto sul suo sito ed in alcuni organi di stampa sul tema degli esodati ed alla cui soluzione il nostro partito ha deciso di legare l’approvazione della riforma del lavoro. L’analisi che lei svolge sulle varie tipologie di esodati (a volte impropriamente definite così anche quelle che in teoria non vi apparterrebbero) consente di delineare dei percorsi alternativi rispetto a quella invocata da alcuni, e cioè l’applicazione tout court delle vecchie regole pensionistiche. Le soluzioni che lei propone possono sicuramente, in molti casi, rappresentare delle soluzioni valide e scongiurare il rischio che una riforma appena varata venga stravolta da continue deroghe . Ciò che però mi sorprende nel suo ragionamento è l’assenza di un’altra ipotesi,altrettanto utile, per dare soluzione in maniera più strutturale al problema della perdita del lavoro a pochi anni della pensione e cioè il pensionamento anticipato secondo il modello tedesco. In questo Paese, come lei ben sa, vi è la possibilità per chi lo desidera di anticipare l’uscita dal lavoro di qualche anno accettando una penalizzazione  del 3,6 %  per ogni anno anticipato rispetto alla scadenza convenzionale. Un sistema, questo che,senza intaccare la sostenibilità economica del nuovo assetto pensionistico,offrirebbe uno sbocco immediato per coloro che avendo perso il lavoro alla soglia dei sessant’anni, non hanno concrete possibilità per ritrovarlo. Il rischio che una decurtazione marcata delle pensioni porti questi pensionati ad avere dei redditi molto modesti è scongiurato, almeno per l’immediato, dal fatto che i nuovi pensionati potranno ancora usufruire del sistema retributivo, molto più generoso rispetto a quello che si avrà a regime. Per il futuro invece si può pensare a un intervento differenziato delle pensioni integrative (che andrebbero maggiormente incoraggiate) prevedendo un loro impiego proprio per coprire queste situazioni. Da rilevare inoltre che siffatta possibilità sarebbe sicuramente più gradita a quelle imprese che dovendo attuare interventi di ridimensionamento di personale potrebbero ricorrere con più facilità ai dimissionamenti incentivati in alternativa a soluzioni più dolorose. Credo infine che questa opzione non dovrebbe essere limitata solo a coloro che si trovano nella condizione sopra descritta ma estesa a tutti; in quanto tutti hanno diritto di decidere del proprio futuro. Un po’ di liberalismo anche in questo campo non guasterebbe.
Un cordiale saluto
Silvano Lombardo- Circolo PD Milanofutura
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OCCORRE CHE I LAVORATORI – ANCHE GLI ANZIANI – ABBIANO PIÙ FIDUCIA IN SE STESSI
Buona sera prof. Ichino,
in questa mia mail voglio solo farle i complimenti per la sua tenacia e perseveranza nell’ essere portatore di idee che possono disegnare un futuro migliore. Dal mio punto di vista lei crede tantissimo nella capacità del lavoratore di crescere e migliorare ma ho timore che il lavoratore di oggi non creda in se stesso; è pieno di paure a tal punto da desiderare una granitica stabilità!
Resto stupita e ammirata quando mi imbatto in piccole imprese o ditte individuali che creano lavoro con la loro capacità e lo spirito di sacrificio e non con grandi capitali iniziali come pensano in molti! Alcuni giovani stranieri poi sono una forza della natura, non si preoccupano di quello che non sanno fare ma di come poterlo imparare.
Voglio avere gli strumenti per aiutare queste realtà ad arrivare alla fatidica soglia dei 15 dipendenti senza nessuna paura ma con tanto orgoglio e fiducia nel futuro, non voglio che la rigidità burocratica e legislativa li soffochi.
Credo infine che i giovani lavoratori di valore hanno solo bisogno di vedere un cambiamento, quello della meritocrazia che premia, in un mondo del lavoro meritocratico chi è sicuro del suo impegno non ha paura di una grande riforma che lo proteggerà con la flexsecurity.
Le auguro buon lavoro
dott.ssa Erica Pia Grippa
Consulente del lavoro
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NON SI SENTA SOLO!
Gent.mo Prof. Ichino,
dopo aver partecipato all’ascolto della trasmissione l’Infedele su La7, sento il dovere di esprimerle tutta la mia solidarietà per aver, pur aggredito continuamente, continuato ad enunciare con calma e rispetto dell’altro, i dati e le motivazioni alla base delle sue considerazioni relative al problema dei “non esodati “.
Dalla lettura delle sue newsletters ho imparato facilmente a comprendere che lei è costretto a spiegare il suo lavoro a “chi non vuole – per partito preso – ascoltare perché si ritiene depositario dell’unica verità e perché non vuole mettersi in discussione”. L’atteggiamento aggressivo nei suoi confronti e delle argomentazioni da lei espresse, enunciato in tutti i modi davanti alle telecamere e sulla stampa, può essere – purtroppo – la scintilla di qualche comportamento poco piacevole.
Si fa finta , invece di non capire, che oggi è il momento dopo vent’anni in cui si è aperto uno spiraglio in cui far entrare quell’aria nuova e la luce necessaria per cambiare regole dello stare insieme che non sono più adeguate ad affrontare e risolvere i problemi della nostra società.
Non si senta solo, molti come me condividono le sue idee e le sono vicine. La sua Fede certamente la sorregge e perciò le auguro buon lavoro.
Emanuele Mastropasqua
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I TROPPI ERRORI DI COMUNICAZIONE DI QUESTO GOVERNO
Ciao Pietro,
ho visto, in parte, la puntata dell’Infedele di ieri sera. Se posso permettermi vorrei dirti alcune cose con riguardo al tema “comunicazione”.
Primo. Ammiro l’Uomo che affronta una tale arena a mani nude. Mi piace come rispondi – non è la prima volta che ti vedo attaccato e rispondere (quasi) come un inglese…
Purtroppo anche Gad, come altre trasmissioni, ha il difetto di voler infarcire eccessivamente le sue puntate. Il risultato è inevitabilmente quello di costringere le persone a tagliare i propri ragionamenti,che rimangono così eccessivamente “minimalisti”, con l’inevitabile risultato che solo coloro che già conoscono i contenuti delle idee che si propongono sono in grado di coglierle tra le poche frettolose parole e fra le molte fittissime righe. Anche tu sei stato costretto ieri sera a sfrondare molto delle tue idee e gli esodati in studio e la sindacalista si sono buttati sugli inevitabili spazi bianchi.
Bisogna/bisognerebbe non partecipare a trasmissioni televisive che non permettono, per ragioni di tempo ed esigenze pubblicitarie, di sviluppare degnamente un ragionamento che più è complesso e tecnico e maggiormente soffre la compressione. Occorre domandarsi se sia meglio non informare o informare male (non per causa nostra).
Nel caso della vicenda esodati/riforma del lavoro poi, argomenti che mordono la carne viva delle persone, i timori della povertà che incombe, cui non siamo attrezzati, l’ansia del futuro per sè e la propria famiglia, davvero diventa pericoloso permettere che non si sviluppi per intero l’argomento che “arriva” alla grande maggioranza della gente privo di colonne e fondamenta essenziali. Che esistono, ma non vengono esplicitati, dunque, semplicemente, “non sono”.
E ora un piccolo appunto.
Ti hanno fatto una domanda fetente. Ne convengo. Gad ti ha chiesto di esprimere un giudizio sulle critiche mosse da alcuni membri del PD alla Fornero, di essere insensibile e saccente. Ne sei uscito da gentleman, anche su questo convengo (“non si giudica un Ministro per i suoi comportamenti ma per ciò che fa”).
Poi hai aggiunto che la professoressa ha problemi di comunicazione. Le parole successive non ci stavano. Hai giustificato il fatto della carenza di “buona tecnica comunicativa” dicendo che ai ministri di un Governo tecnico non è richiesto di saper comunicare.
Qui dissento. Perchè:
. 1) Fornero, quando ha voluto, ha saputo egregiamente comunicare (con le lacrime). E’ successo involontariamente? Possibile, sta di fatto che ciò che pensava della riforma pensionistica è stato “comunicato” magistralmente in tutti i suoi dettagli. Hanno ironizzato alcuni? Ma molti, moltissimi altri hanno apprezzato.
Che fine ha fatto la Fornero che sa comunicare, usando la forma comunicativa più difficile in assoluto, quella non verbale, in un unico atto “la imprescindibile necessità e il dolore” di ciò che si deve fare?
Perché non “comunica” più allo stesso modo ciò che si deve fare e ciò che é doloroso fare per gli esodati delle varie tipologie?
. 2) Questo Governo – non è la prima volta che ti scrivo in proposito – commette troppi, troppissimi errori di comunicazione. Dopo un iniziale periodo in cui Monti era riuscito ad arginare i vari Ministri imponendo giustamente che i canali di comunicazione all’esterno non fossero aperti a tutti e a tutte le ore su qualunque argomento, ha perso il controllo. Ora è evidente che tutti i Ministri vanno in ordine sparso. Ciascuno sembra volersi appropriare di un proprio personale palcoscenico… o diciamo trampolino? Occorre recuperare quel controllo: “Ordine di scuderia. Signori siamo qui per salvare il Paese, non ammetto un fiato da qui alla fine del mandato per puri/biechi tornaconti personali. Il primo che sgarra è fuori da questo Governo”. Lo si dice e lo si fa.
Perché – e concludo – è vero che Fornero sulla vicenda esodati è risultata saccente, una specie di Maria Antonietta che suggerisce di mangiare brioches al popolo che non ha pane, e sarà pure vero che un Governo tecnico non sa comunicare ma pazienza perchè non è il suo lavoro farlo. Però, qui dai confini dell’impero – non so se arriva fino a Roma -, ma siamo vicini come non siamo mai stati da 50 anni in qua, alla rottura del patto sociale. Le persone, le famiglie sono in preda al panico, alle prese con i conti, preoccupati di non avere denaro per l’essenziale, per campare e far campare i propri figli.
In questa condizione comunicare con sensibilità è fondamentale perché rischiamo che le persone, le madri e i padri di famiglia, agiscano sull’onda della disperazione se appena appena si fanno dichiarazioni senza riflettere sull’effetto che producono.
Monti sta spendendo un occhio in questo Governo: spenda due euro per un personal trainer della comunicazione, per tutti i suoi Ministri (ne basta uno con i fiocchi per tutti), uno sensibile!
Sylvia Kranz
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57 ANNI, SENZA LAVORO E SENZA PENSIONE: UNA RIFORMA SBAGLIATA
Gentile Onorevole Ichino,
le scrivo dopo aver avuto un colloquio con lei, non so se ricorda, nella sede PD di Portuense.
Le ricordo il mio problema, ho 57 anni e ho lavorato per più di 40 anni,iniziando a lavorare fin dall’eta’ di 15, anche se ho soltanto 25 anni di contributi perche’ purtroppo per molti anni ho lavorato in nero (non per mia volonta’) gli ultimi dieci anni ho lavorato in una azienda la quale sta andando in fallimento o forse in liquidazione non si capisce bene, mi hanno licenziata il 31102011, e “lì” è cominciato il mio calvario. All’inizio pensavo: pazienza, ho lavorato una vita, prenderò un anno di disoccupazione, e poi nel 2014 avrò la mia pensione di vecchiaia anche se piccola ma basterà per sostenere la mia dignità e orgoglio di donna e di mamma. Ma questo sogno è durato poco, perché come ben sa dopo qualche mese il Ministro Fornero ha sconvolto buona parte dei cittadini facendo una riforma  secondo me sbagliata.
Ricordo che lei mi fece osservare che essendo ancora “giovane” dovrei tornare a lavorare. Onorevole Ichino, non sa quante domande di lavoro ho spedito!! Senza mai avere risposta, oppure rispondendomi che cercano personale giovane, io non so Voi Politici cosa credete che sia il mondo del lavoro, specialmente ora che il lavoro non lo trovano neanche i giovani laureati e sicuramente piu’ preparati di me. Cercate di correggere questa riforma che in un periodo cosi’ difficile non aiuta di certo l’economia, di persone come me siamo in tanti, senza ormai speranze di trovare un lavoro, io ho un figlio ancora a carico studente esemplare di medicina al terzo anno cosa dovrei dirgli? Non abbiamo piu’ soldi per farti studiare?
Onorevole Ichino, non potete lasciare le persone come me senza stipendio e senza pensione, io una dritta l’avrei, visto che ci volete far lavorare fino a 70 anni, dateci un lavoro statale: al comune, nello stato, nei musei, nella pubblica amministrazione, in qualsiasi posto da voi gestito, noi non avremmo problema ad accettare.
So che non riceverò mai una risposta, ma io ci spero.
Cordiali saluti
Ida D’Innocenzo
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IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE LAVORO OVER 40
Gentilissimo Senatore Ichino,
Ieri sera 20 giugno ho sentito il suo intervento a LA7 nel programma L’Infedele e sono rimasto sconcertato dalla polemica che ne è uscita con gli “esodati”.
Innanzitutto devo prendere atto della sua difesa ad oltranza dell’operato della Fornero in merito alla riforma del mercato del lavoro. Ma devo rimarcare che è quantomeno deludente perché proprio lei proviene da una parte politica che storicamente dovrebbe essere di classe e a difesa dei lavoratori. Ma i tempi sono cambiati e quindi anche i posizionamenti hanno subito una evoluzione. E questo ci sta e potrebbe anche essere comprensibile.
Le ragioni che lei ha addotto sulla necessità di un intervento radicale di riforma, sono ovvie  e storicamente inconfutabili. L’aver sempre messo la testa sotto la sabbia e non aver mai pensato a completare il processo di riforma iniziato venti anni fa con Treu ci ha ovviamente portato a queste condizioni, grazie anche alla assurda resistenza fatta dai sindacati.
Ora che si è costretti a fare la riforma in fretta e furia, però, non si adottano misure graduali riconoscendo  la necessità di tener conto di aspetti sociali. La Fornero tira dritto e non se ne cura.  Questo è il grave.
Gli esodati e disoccupati presenti in trasmissione si sono lamentati, e giustamente, facendo notare la gravità del problema e la cecità dei politici di fronte ad esso, forse perché non provano in prima persona il problema di rimanere senza lavoro.
Lei correttamente ha fatto dei distinguo tra gli esodati, esodandi e lavoratori in età matura (40/50/60) disoccupati per qualunque ragione. I primi due hanno trovato accoglimento delle loro rimostranze,  o  stanno pere essere accolte nel tempo in funzione delle risorse economiche disponibili, solo perché i sindacati hanno capeggiato la protesta (capeggiato e non guidato!!). Lo hanno fatto perché sono stati loro stessi, i sindacati,  in connivenza con le associazioni industriali a creare queste condizioni, magari incentivando l’esodo con una “paccata di  quattrini” (non sempre). Queste persone si lamentano  giustamente proprio perché sono state  cambiate le regole durante la partita e si trovano senza lavoro e senza pensione..
Ma nulla si è fatto si fà per coloro che il lavoro lo hanno perso senza avere in vista il traguardo pensionistico; lo hanno perso per dimissioni, per riduzione della azienda (non importa se giustificata o meno), per mobbing, ed altre cause. Hanno la sola colpa di essere over 40 in un mercato che li rifiuta a priori invece che valorizzare le loro competenze. Queste persone si trovano nella disgraziata condizione di non poter reinserirsi  nel mondo del lavoro  e per di più dimenticati dal mondo politico che non prevede alcuna azione per essi. Hanno voglia a lamentarsi e gridare se nessuno li ascolta.
Dal suo intervento (interrotto strumentalmente dal rappresentante della CGIL)  mi è parso di capire che lei conosca il problema affermando che per tali lavoratori non si deve ricorrere al sostegno economico sociale, ma  ad una politica di reinserimento lavorativo anche in linea con l’allungamento della vita lavorativa e la necessità di adottare politiche di “active ageing”. Occorre attivare un processo di cultura e di rieducazione del mercato del lavoro che possa valorizzare il prezioso capitale umano che  queste persone possono portare alla società.
Non si può non essere d’accordo con questa affermazione. Ma occorre dire che è solo una affermazione di principio, che ha una scadenza futura molto lontana. Queste persone hanno invece necessità di guadagnare l’indispensabile per vivere o più spesso sopravvivere. Non possono attendere le calende greche e il risveglio del politico che ci metta le mani. Provi lei a rimanere senza lavoro di parlamentare e di professore  universitario e di dovere trovare un lavoro per mantenere la famiglia. Provi lei ad assottigliare i suoi risparmi e poi un bel giorno scoprire che ci sono più soldi in banca e che la banca chiude i rubinetti. Cosa fa? La rivoluzione oppure aspetta che qualche governante si degni di fare la grazie per trovare una soluzione.
La nostra associazione Lavoro Over 40 si occupa di questo problema da circa 10 anni con vicende alterne e con risultati di sensibilizzazione ma con poche azioni al riguardo, proprio per via della cultura imperante che rifiuta il reinserimento degli over 40.  allora perché non ascoltarci? Perché insistere sempre e solamente su provvedimenti in favore dei giovani o le donne senza mai prendere in considerazione questi lavoratori maturi che sono il sostegno stesso dei giovani? Se legle le statistiche sui disoccupati si accorgerà che numericamente i lavoratori maturi (over 40/50/60) sono numericamente (non percentualmente!!) superiori ai giovani. Eppure sono dimenticati, Eppure pagano le tasse anche su quel poco che guadagnano.
Prof. Sen. Ichino la invito privi a riprendere in considerazione il problema  della riforma del lavoro e a guardarlo sotto un’altra luce.
Cordiali saluti
Giuseppe Zaffarano
Presidente Associazione Lavoro Over 40
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NON È VERO CHE L’INPS SIA IN DEFICIT – 1
Onorevole ichino,
ho seguito ieri il suo intervento su la7. premetto che non sono d’accordo sul fatto che la previdenza, come ha fatto giustamente notare uno dei presenti da Gad Lerner basandosi sulla relazione dell’inps, sia in deficit.
E se le fosse sfuggito la invito a leggere la relazione di Mastrapasqua del maggio 2011, prima quindi non solo del governo monti, ma anche prima di alcuni aggiustamenti peggiorativi che fece il precedente governo, dove il presidente dell’inps disse: Il sistema previdenziale italiano, dopo quasi vent’anni di continui e prudenti aggiustamenti riformatori, può vantare – a detta di tutti i commentatori più autorevoli, e a detta delle autorità europee – una stabilità finanziaria e una equità invidiabile.
Come può immaginare io, come cittadino, sono allibito da come il presidente dell’inps faccia alcune affermazioni, che lei poi contraddice completamente!
Penso però che potremmo essere d’accordo se lei (e il Pd) proponesse un ritorno alla riforma Dini, la cui filosofia era: tanto si versa all’inps durante la vita lavorativa (ovviamente rivalutato periodicamente come qualsiasi investimento), tanto si ha di pensione.
Per cui se, quando avrò 60 anni, con quello che ho versato all’inps e tenendo conto della speranza di vita, posso avere (senza chiedere niente allo Stato, ma solo con i miei versamenti) una pensione di 1000 euro al mese e a me va bene, perchè  non posso farlo?
Perchè devo aspettare i 66 o più anni?
Questo è uno dei (tanti) grossi errori della riforma Fornero, stabilire un limite minimo (alto) di età INDIPENDENTEMENTE dai contributi versati.
Se proprio si voleva colpire – giustamente  – chi riceve di pensione (sempre tenendo conto della speranza di vita) molto più di quello che ha versato, allora si poteva, ad esempio, rivedere le pensioni esistenti, garantendo ovviamente un minimo, ma tagliando di qualche % la parte eccedente a tale minimo se non giustificata dai versamenti.
Sulla separazione poi tra assistenza e previdenza, come è stato fatto notare ieri in trasmissione, perchè non si fa niente? Se ne parla da anni.
L’impressione è che si mantenga volutamente una situazione confusa per poi giustificare qualsiasi cosa. Quale è la sua posizione e del pd in proposito, pensa che si dovrebbero separare?
Cordiali saluti
Roberto Pasqui
 
NON E’ VERO CHE L’INPS SIA IN DEFICIT – 2
Egregio senatore, ci siamo incrociati ieri sera alla trasmissione l’Infedele. Io ho obiettato alle sue analisi circa gli esodati, riportandomi più in generale alla riforma della previdenza nel suo complesso che, dati alla mano, non sembrava assolutamente né indispensabile né tantomeno urgente. Le ho citato i dati del rapporto annuale 2011 dell’INPS che evidenzia oltre ogni dubbio la tenuta del sistema puramente previdenziale, con un avanzo nel 2011 di circa 11 miliardi di euro tra contributi versati e prestazioni erogate. Le ho anche citato i dati relativi alla drastica diminuzione delle prestazioni previdenziali nel 2011 rispetto al 2012, derivanti ovviamente dalla precedente riforma, e quelli relativi al reale peso del comparto previdenziale sul PIL, pari all’8,8% al lordo delle imposte e non quel 14% e oltre che viene tendenziosamente sbandierato comunemente. Tutti questi dati sono disponibili sul rapporto dell’INPS ma vengono costantemente e colpevolmente ignorati, lasciando passare ai cittadini l’idea dell’ineluttabilità della riforma mentre il comparto che anno dopo anno ingurgita risorse dello stato è quello dell’assistenza (indennità, pensioni di inabilità, fondo GIAS in genere). Peraltro lei si è associato al pensiero di Fornero la quale afferma che senza la riforma intrapresa nel Dicembre 2011 c’era un rischio concreto di tracollo finanziario con conseguente impossibilità di pagare le pensioni. Ora, poiché la suddetta riforma non consegue nel 2012 alcun beneficio finanziario (come evidenziato dal bollinato della ragioneria dello stato allegato alla legge 214/2011), mi domando e domando a lei come magicamente essa abbia materializzato nell’immediato risorse per “arretrare dal baratro”. Anche qui credo che vengano fornite informazioni fuorvianti alla cittadinanza, senza mai ovviamente circostanziarle con dati. Il problema degli esodati mi sembra quindi oltre che gravissimo, anche generato dall’approssimazione e dalla incomprensibile fretta di varare una riforma non necessaria e che avrebbe richiesto accortezza. Secondo me sarebbe giunto il momento di separare, almeno nelle analisi, la previdenza dall’assistenza e consentire così ai cittadini meno informati di formarsi un’opinione sui reali bisogni del paese e esoprattutto sull’intendimento di chi tali forme propone, fa e supporta. La mia opinione, che ammetto non essere qualificata, è che, mentre le precedenti riforme in materia previdenziale avevano una loro necessità e sono state comunque affrontate con saggia gradualità, l’ultima fatta abbia inteso prelevare risorse da un comparto già stabile per colmare lacune nel bilancio dello stato che hanno tutt’altra origine e che non si riescono  ad (o non si vogliono) affrontare; il tutto anche probabilmente diretto da una posizione ideologica e culturale che non vede in un regime previdenziale statale robusto una caratteristica essenziale di uno stato socialmente avanzato. Ieri sera non ho avuto tempo di fare raffronti con il modello tedesco, ma avevo comunque i dtai disponibili e le garantisco che i grandi scostamenti nell’utilizzo di risorse statali tra Germania e Italia non sono quelli dei rispettivi comparti previdenziali ma altri, quali il numero di dipendenti pubblici ogni 1000 abitanti, le spese in difesa e sicurezza come % del PIL i costi amministrativi dello Stato. La domanda che sorge spontanea è quindi perché, se non per motivi ideologici, si sia messa al primo posto la riforma della previdenza anzichè focalizzarsi con serità sugli altri punti. E’ una domanda alla quale un Governo responsabile dovrebbe dare celermente e con accuratezza risposta, perché la sensazione di essere “abbindolati” si sta facendo strada tra i cittadini chiamati a fare sacrifici senza che venga data loro un  spiegazione razionale dl perché si debbano fare proprio quei sacrifici. Ove ne abbia tempo, mi piacerebbe avere una sua risposta.
Saluti
Michele Carugi
m
Rispondo a questo e al messaggio precedente con due osservazioni. a) Le nozioni di “previdenza” e di “assistenza” a cui si fa comunemente riferimento in questo dibattito non sono definite univocamente: per esempio, chi sostiene che la tesi del pareggio del bilancio previdenziale per lo più esclude da questo bilancio le pensioni di invalidità, che invece ben possono e devono essere considerate oggetto di una prestazione di natura assicurativa. b) Il bilancio dell’Inps a cui fanno riferimento questi due messaggi è ancora riferito alla gestione “a ripartizione”, cioè al vecchio sistema per cui i contributi degli attivi finanziano le rendite dei pensionati; altra cosa è l’equilibrio attuariale della gestione, che implica la previsione di entrate e uscite future, anche in funzione del nuovo sistema di determinazione delle pensioni su base contributiva. Per il resto rinvio allo scambio su questo argomento specifico con altri lettori, on line in  in un’altra pagina di questo sito, dove tra l’altro esprimo il mio convinto consenso all’introduzione di una ampia elasticità dell’età pensionistica, laddove la rendita sia determinata interamente secondo il criterio contributivo.   (p.i.)

g
IL PROBLEMA NASCE DA MEDIAZIONI SINDCALI LEGATE ALLA VECCHIA POLITICA
Gentile Professore,
i  suoi conti e consigli sugli esodati sono avvalorati da tesi molto solide.
Purtroppo, come bene Lei cita, sono retaggio di mediazioni sindacali politiche  troppo ortodosse e  legate alla politica della guerra; est-ovest nord-sud dove por poter governare un paese in crescita di lavoro e commesse occorrevano “intrugli” con  digestioni  difficili ma non impossibili ; quali le battaglie sindacali dell’autunno caldo,  e quella strategia del terrore che mi fa orrore  solo pensarla.
Comunque, la storia rimane nei libri, a noi (lei) tocca migliorare la vita dei nostri cittadini (senza false illusioni)
Con grande cordialità,
Armando Minatta (micro imprenditore del settore chimico)
.
GRAZIE DA UNA “SEMPLICE” CITTADINA!
Ho ascoltato attentamente la trasmissione L’infedele, apprezzando il suo intervento ma assai irritata per la conduzione che non dava abbastanza diritto di replica a lei, a favore di interventi aggressivi  e offensivi della sindacalista. Mi dispiace molto che Gad Lerner non abbia fatto scelte più oculate.
Sono intenzionata ad approfondire la sua posizione, che so discussa. Ma so anche che di questi tempi non è facile fare discorsi ‘ragionati’, basati sui fatti, su una analisi realista e non populista, su una profonda onestà intellettuale che sa andare anche contro corrente e incontrare impopolarità (questo mi pare stia facendo e abbia fatto in passato  lei).
Anche la buona educazione sembra non pagare, lei è stato correttissimo e pacato (non so quanto le sia costato), ma il pubblico televisivo (almeno, una parte) è ormai diseducato a cogliere questi tratti, se uno non calca le parole e non fa un po’ di scena sembra che ciò che dice non sia degno di nota.
In una risorgente Italia ci sarà bisogno anche di ricostruire una cultura linguistica e dialettica!!
Grazie comunque da una semplice cittadina italiana!
Cristina Bollo
HHH
ANCHE SE È DIFFICILE, OCCORRE SAPER GUARDARE LONTANO
Grazie, grazie prof. Ichino per aver tenuto duro durante il dibattito con gli esodati e Gad lerner sulla questione delle pensioni e sulla rifoma Monti Fornero. Ha usato chiarezza nel cercare di far capire le prevedibili difficoltà incontrate nel realizzare in pochissimo tempo una riforma e i relativi cambiamenti che ne derivano. Non si lasci scoraggiare in quanto Lei sta dicendo cose giuste. Le reazioni emotive e televisive sono previste, ma ciò che conta è mantenersi ancorati alle riforme capaci di apportare cambiamenti a lungo termine. Qualcuno lo deve pur fare. Luisa Petruzzelli
h
CHI LE DÀ RAGIONE NON CONOSCE DAVVERO IL PROBLEMA
È inutile che lei pubblica le mail ricevute,anche perchè sù 100 sicuramente il 90% sono tutte a favore degli esodati, il restante sono di gente che non è affatto  a conoscenza reale del problema.Comunque sig senatore della repubblica,in quest o caso non è il popolo ad aver fatto un furto ai danni dello stato, ma è tutto all’incontrario. Si tratta di un numero indefinito di persone ONESTE derubate di un diritto costituzionale, truffate, estorte della pensione, quindi lei ne è complice perchè ha votato questa legge insieme al suo partito e insieme al pdl e terzo polo. Adesso se avete un minimo di dignità, se avete un minimo di rispetto anche per le persone che vi hanno votato, cercate di trovare una soluzione equa per tutti, senza creare ulteriori divergenze fra esodati. Cominciate a fare anche voi dei sacrifici ,rinunciate a qualche privilegio e quei soldi li mettete a disposizion e del problema.La sera prima di andare a dormire fatevi un esame di coscenza e d omandatevi se veramente avete fatto tutto il necessario per quello che vi compete, vi credete tutti dei padreterni però ricordatevi che proprio a lui dovete rendere conto di tutte le cattiverie terrene. Mi spiega che senzo ha votare una legge  sapendo che è sbagliata? l’ipocrisia è una brutta bestia una delle peggiori malattie, certo farete contenta la Germania il resto dell’Europa, però continuate a portare alla fame il popolo italiano, spingendolo verso una inevitabile guerra civile,ci state privando di tutto.
Faccio a lei ed al governo che lei appoggia, anche se non condivide le scelte, i  miei migliori complimenti, povera Italia!!!!
Giuliano Colaci
un italiano schifato dal comportamento di alcuni politici italiani
g
SI CAPISCE CHE I TEDESCHI NON SI FIDINO DI UN PAESE CHE POTREBBE ESSERE DOMANI GUIDATO DI NUOVO DA UN BERLUSCONI, O ADDIRITTURA DA UN GRILLO
Caro Pietro,
di solito non ti scrivo mai attestati di solidarietà o commenti su quel che scrivi o dici in TV, perchè immagino tu abbia già troppo da fare e da rispondere. Ma questa volta davvero voglio farti i miei complimenti: sulla questione esodati sei l’unico che riesce a dire parole di verità.
Sono negli USA e seguo da lontano: ma come fa questo povero nostro paese a non rendersi conto che siamo sempre ancora sull’orlo dell’abisso? Io sostengo da mesi che i tedeschi a mio avviso non cederanno e dal loro punto di vista hanno ragione: se mai volessero garantire i debiti dell’Italia, potrebbero certo essere convinti da un Monti ma come si fa a chieder loro di garantire per un Beppe Grillo o un Berlusconi o anche per un PD che si avvia ad una campagna elettorale all’insegna del populismo?
A presto e grazie ancora per aver messo il nostro commento online!
Marco Leonardi
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