TANTI OTTIMI PROFESSORI SONO SCORAGGIATI DA UN SISTEMA RETRIBUTIVO, DIFESO A SPADA TRATTA DAI SINDACATI, CHE NON HA MAI FATTO DIFFERENZE DI MERITO: NON LAMENTIAMOCI SE I LAUREATI MIGLIORI VANNO A FARE ALTRO
Articolo di Andrea Ichino pubblicato sul Corriere della Sera del 27 maggio 2012
Ben venga un premio agli studenti migliori, ma ciò di cui la scuola italiana ha urgente bisogno è soprattutto premiare gli insegnanti migliori! Su questa vera emergenza, invece, il “pacchetto merito” che il Ministro Profumo proporrà al governo non dice assolutamente nulla. Strano, perché proprio lui aveva affermato di voler ridare dignità e prestigio ai Maestri con la M maiuscola: quelli che, ci diceva, il Giappone riverisce come “Sensei”.
Tanti ottimi insegnanti, soprattutto donne, che nel passato erano stati selezionati nel mondo della scuola tra i migliori laureati delle loro discipline, oggi sono scoraggiati da un sistema retributivo che a loro non ha mai riconosciuto nulla, trattandoli allo stesso modo di colleghi che molto meno di loro hanno fatto. Questi ottimi insegnati, sulle cui sole spalle si è retta la scuola italiana, se ne stanno andando in pensione, amareggiati, lasciando il posto a giovani selezionati con criteri che poco hanno a che fare con il merito. Proprio lo stesso Ministro Profumo, in altro provvedimento, ha recentemente previsto un accesso facilitato, per i precari con almeno 3 anni di servizio, al Tirocinio Formativo Attivo che dovrà selezionare i futuri docenti. Questi precari non dovranno superare gli esami selettivi imposti agli altri candidati. Ci saranno senz’altro delle persone di valore tra loro, ma la semplice attesa nelle graduatorie del passato, in cui non si entrava per merito, non ci aiuterà a identificare i migliori. Peggio: confermerà nei giovani laureati l’impressione che la scuola italiana sia un posto riservato a chi è disposto ad aspettare in coda (ossia non ha alternative attraenti nel resto del mercato del lavoro). E nel quale si fa carriera e si guadagna di più solo per anzianità non per capacità e impegno.
La sperimentazione ministeriale “Valorizza”, nel passato anno scolastico, aveva disegnato un modo per identificare e premiare gli insegnanti migliori basato sulla loro reputazione all’interno di una scuola, misurata in termini di giudizi positivi dei colleghi, delle famiglie e degli studenti. Non di una sola di queste tre componenti, ma di tutte e tre. L’idea era proprio di premiare quegli insegnanti che tutti indistintamente apprezzano. Quelli di cui gli studenti si ricordano anche dopo 40 anni. Questa sperimentazione, certamente migliorabile ma che aveva dato risultati davvero incoraggianti (e ancor più ne darebbe se il Miur si decidesse a pagare i premiati!), è stata invece affossata dal Ministro sotto la pressione dei sindacati, che vogliono mantenere il diritto di contrattare ogni elemento della retribuzione per poter dare “premi” a tutti, buoni e cattivi.
Continuiamo pure così. Ma poi non lamentiamoci se i laureati migliori andranno a fare altro, soprattutto nelle materie scientifiche, soprattutto le donne meglio preparate che oggi a differenze del passato, hanno prospettive occupazionali più attraenti con cui la scuola deve competere.
Quanto agli “studenti dell’anno”, imparare da bravi insegnanti era il più bel premio che il Ministro avrebbe potuto offrire loro: della carta dei musei (che già visitano da soli), di premi alle scuole che bocciano di meno e di università senza numero chiuso non se ne faranno molto!
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