ANCORA SULL’INGIUSTO E PERICOLOSO AUMENTO DEL CONTRIBUTO PREVIDENZIALE PER I LIBERI PROFESSIONISTI

RISPONDO ALLA PRESIDENTE DI ACTA, LA PIÙ ATTIVA RAPPRESENTANTE DEI LIBERI PROFESSIONISTI PRIVI DI ORDINE, ALBO E CASSA PREVIDENZIALE PROPRIA: CONSIDERO LA SCELTA DEL GOVERNO DI AUMENTARE GRADUALMENTE LA CONTRIBUZIONE PREVIDENZIALE ALLA GESTIONE SEPARATA DELL’INPS DAL 27 AL 33% INIQUA E TECNICAMENTE SBAGLIATA
Messaggio di Anna Soru, presidente di Acta, del 18 maggio 2012 – Segue la mia risposta
Caro Professore,
siamo profondamente amareggiati per il ddl lavoro [n. 3249/2012 – n.d.r.], sia per le inique misure sugli aumenti dei contributi , sia per le norme sulle false partite Iva, che con un criterio temporale di mesi, qualunque sia la soglia di fatturato, creeranno problemi a moltissimi di noi (o meglio hanno già causato la perdita di clienti a molti di noi).infatti impongono al committente un’azione di investigazione sui clienti del proprio potenziale fornitore che nella maggioranza dei casi porterà le aziende a rivolgersi altrove (società strutturate o fornitori Esteri).
Sappiamo che sino al 22 maggio si possono presentare nuovi emendamenti. Si può fare ancora qualcosa?
Possibile che nessuno si renda conto che in questo modo si colpirà pesantemente un’area di lavoro molto importante e che potrebbe essere una valvola di salvezza per chi perde il lavoro e per i giovani che nessuno vuole assumere?
La nostra fiducia nella politica italiana è già scarsa, per favore non distruggete quella residua…
Anna Soru
Ho sempre manifestato la mia opinione nettamente contraria a questo aumento (anche su questo sito: v. L’aumento dell’aliquota contributiva per i liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata è iniquo) e tuttora sostengo questa posizione. Considero un grave errore questo aumento dell’aliquota inserito nel ddl Fornero – e lo ho più volte detto allo stesso ministro – perché esso determina un prelievo contributivo di fatto più gravoso per questa categoria sia rispetto a quello dei lavoratori subordinati, sia rispetto a quello dei collaboratori continuativi autonomi, sia ancor più rispetto a quello cui sono soggetti i liberi professionisti che dispongono di una Cassa previdenziale di categoria.  L’assoluta indisponibilità del Governo (imputabile peraltro al dicastero dell’Economia e non a quello del Lavoro) a modificare questa disposizione impedisce ai partiti della maggioranza di presentare e sostenere effettivamente un emendamento soppressivo; ma questo non mi ha impedito di dire in Commissione quel che ne penso e non mi impedirà, quando se ne discuterà in Aula, di ribadire la mia posizione su questo punto. Mi impegno a continuare a battermi, anche nella prossima legislatura, sia che allora io faccia ancora parte del Parlamento sia che non ne faccia più parte, per bloccare questi aumenti a carico dei liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata dell’Inps e riportare gradualmente l’aliquota al 24%.
Con altrettante franchezza ribadisco invece il mio sostegno alla norma che, al di sotto di una certa soglia di reddito (qui è fissata intorno ai 18.000 euro annui: una soglia più bassa di tutte quelle di cui abbiamo discusso negli ultimi tre anni), prevede l’applicabilità di una serie di indici su cui può fondarsi la presunzione di non genuinità del rapporto libero-professionale. E aggiungo che considero questa norma necessaria proprio per consentire di distinguere i liberi professionisti veri dai collaboratori sostanzialmente dipendenti, e distinguere corrispondentemente le aliquote contributive.  (p.i.)

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