IL VOTO-SBERLEFFO DATO ALLE LISTE DI GRILLO E L’ASTENSIONE-CASTIGO DEGLI ELETTORI DEL PDL DIFFICILMENTE SI RIPETERANNO ALLE ELEZIONI POLITICHE: IL PD DI BERSANI, SE NON SCIOGLIE ALCUNI NODI CRUCIALI, RISCHIA UNA GRAVE DELUSIONE L’ANNO PROSSIMO
Editoriale di Luca Ricolfi su La Stampa dell’8 maggio 2012 – Per una lettura solo marginalmente diversa del risultato di questa tornata di elezioni amministrative v. l’editoriale di Sergio Romano sul Corriere della Sera del 10 maggio
Elezioni amministrative: per quanto mi sforzi, non riesco a trovare nulla che non fosse prevedibile e previsto. Più che rivelarci lo stato d’animo dell’elettorato, questi risultati non fanno che certificare quel che si vedeva già benissimo prima, a occhio nudo. E cioè: che la Lega non è più credibile, che il Pdl senza Berlusconi stenta ad esistere, che la gente è inferocita contro i partiti, e che solo la «sinistra unita» (Bersani-Di Pietro-Vendola) non ha perso del tutto la faccia. Gli unici elementi forse non del tutto scontati sono l’entità del successo del movimento Cinque stelle di Beppe Grillo e l’incapacità dei centristi (Casini, Fini, Rutelli) di approfittare dello sbandamento delle truppe di Berlusconi. Ma al di là di questo, non vedo nulla che non si capisse senza bisogno del riscontro elettorale.
Semmai vedo un rischio, e cioè che si prenda troppo sul serio questo risultato. Che si veda in esso una proiezione o un’anticipazione di quel che potrebbe succedere l’anno prossimo, con le elezioni vere, le politiche del 2013.
Sarebbe un errore, perché queste sono elezioni «di secondo ordine», che obbediscono a una logica diversa da quella delle elezioni politiche. Ci sono meccanismi che funzionano in un’elezione amministrativa intermedia, ma si disattivano in elezioni per l’elezione del Parlamento nazionale.
Uno di questi meccanismi è il voto-sberleffo, che premia liste di protesta radicale. A parità di condizioni (cioè di clima anti-partitico), le liste di protesta raccolgono molti più voti in un appuntamento elettorale marginale come quello dei giorni scorsi che in un’elezione «seria», come sempre sono considerate le consultazioni politiche. Quando la posta sale e il gioco si fa duro, gli elettori in libera uscita tornano all’ovile e votano i partiti maggiori. Questo non vuol dire che Beppe Grillo non possa replicare il suo successo, o addirittura amplificarlo, alle prossime elezioni politiche, ma che se vuole sfondare anche lì deve crescere ancora molto, o essere aiutato dai comportamenti suicidi dei partiti maggiori, che peraltro – con la loro sordità ad ogni richiesta di autoriforma della politica – appaiono più che ben disposti a soffiare vento nelle vele del movimento Cinque Stelle.
Un altro meccanismo è il ritiro temporaneo nell’astensione da parte degli elettori dei partiti maggiori, una sorta di non-voto punitivo. Le elezioni intermedie sono, per i cittadini, un’occasione d’oro per segnalare il proprio scontento ai leader dei vari partiti. È probabile che questo meccanismo sia stato alla base della débâcle del Pdl. Ma di norma il cittadino che fa l’offeso nelle elezioni minori si precipita a votare per la sua parte politica in quelle maggiori, dimenticando tutti i giuramenti che ha fatto a suo tempo. Io conosco personalmente decine di persone che, da anni, mi dicono «sono disgustato», «giuro che questi partiti non li voterò mai più», «io alle prossime elezioni non vado a votare», ma poi, quando arrivano le elezioni vere e si profila il rischio che vincano «gli altri», si turano il naso e immancabilmente corrono a votare il loro odiato partito, dimentichi delle solenni minacce di non farlo mai più.
In breve, voglio dire che alle prossime elezioni politiche potrà anche esserci un terremoto, ma se ci sarà difficilmente sarà la mera continuazione delle scosse di questi giorni. Se bisogna a tutti i costi proclamare un vincitore, o un «minor perdente» di queste elezioni amministrative, non v’è dubbio che il vincitore è Beppe Grillo, e il minor perdente è l’alleanza di sinistra. Ma è verosimile che dietro questo esito ci siano i due meccanismi di cui ho parlato: il voto-sberleffo, che ha portato alle urne gli arrabbiati e ha contenuto il calo della partecipazione elettorale, l’astensione-castigo, che ha tenuto a casa gli elettori del Pdl delusi. Visto da questa angolatura, il risultato elettorale delle comunali è più pericoloso per il Pd che per il Pdl: il partito di Berlusconi non può non accorgersi di essere fuori strada, mentre quello di Bersani potrebbe anche coltivare l’illusione di essere su quella giusta.
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