SE HOLLANDE HA DI FRONTE UN SENTIERO MOLTO STRETTO, NON SEMBRA DAVVERO CHE IL NUOVO GOVERNO DI ATENE, SE PURE NE USCIRÀ UNO DALLE ELEZIONI DI IERI, ABBIA UNA MAGGIORE PLURALITÀ DI OPZIONI POSSIBILI
Primo editoriale telegrafico per la Newsletter n. 199, 7 maggio 2012
Al di là delle grandi contrapposizioni elettorali, abbiamo visto la settimana scorsa come il nuovo inquilino dell’Eliseo si trovi di fronte a una strada obbligata, per conciliare i propri disegni di rilancio della crescita con il rifiuto di ogni demagogia populista. Quale che sia l’obiettivo politico – più “sviluppista” o più “rigorista” – per perseguirlo oggi non ci sono alternative, rispetto a una strada che passa per la costruzione di un efficiente governo europeo dell’economia. Ma un discorso analogo vale anche per il nuovo governo di Atene, ammesso che da queste elezioni riesca a nascerne uno. La scelta “non paghiamo, non paghiamo” predicata dalla nuova sinistra ellenica, che conquista il posto di secondo partito, porterebbe all’isolamento politico ed economico, a un aggravamento della crisi, a una situazione nella quale mancherebbe ogni presupposto per il ricorso al credito internazionale e quindi per qualsiasi politica di crescita economica. La sola alternativa è tra partecipare alla costruzione della nuova Europa da protagonisti, credendoci davvero, o in posizione di coda, predicando il contrario e guardando altrove.
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