IL GIUSLAVORISTA SICILIANO INDIVIDUA NEL TEMA DEL CONFLITTO INSIDERS/OUTSIDERS E NEL DUALISMO DEL NOSTRO MERCATO E DIRITTO DEL LAVORO IL FILO CONDUTTORE ORIGINALE DEI MIEI LIBRI DELL’ULTIMO QUINDICENNIO
Intervento introduttivo di Alessandro Garilli, professore di diritto del lavoro nell’Università di Palermo, al convegno per la presentazione del mio libro Inchiesta sul lavoro svoltosi all’Università di Messina il 30 marzo 2012
L’Autore è giurista importante, che ha offerto numerosi e significativi contributi al diritto del lavoro, tra cui un ponderoso trattato in tre tomi. E’ però un giurista eretico perché il suo spirito critico lo ha condotto verso un percorso anomalo rispetto alle tradizionali posizioni della scienza lavoristica italiana, un percorso caratterizzato dall’influenza dell’analisi economica del diritto che egli ha coniugato con l’anima tradizionale del garantismo tipico della materia.
E’ stato dirigente sindacale della Fiom Cgil presso la camera del lavoro di Milano, poi deputato del PCI, ed oggi riveste la carica di senatore del Partito Democratico, componente della Commissione Lavoro. Ha presentato disegni di legge sulla semplificazione e flexsecurity e sulla riforma del diritto sindacale (atti nn. 1872 e 1873 del 2009) che riscrivono le norme del titolo V del codice civile.
Svolge un’intensa attività di pubblicista collaborando al Corriere della Sera. Ciò lo ha portato a scrivere libri rivolti al grande pubblico e non ai soli specialisti, in cui con linguaggio piano e con stile brillante (e talvolta polemico) spiega le sue idee riformiste e i suoi progetti legislativi. Questi libri, pubblicati per i tipi di Mondadori, hanno riscosso grande successo (tanto da essere pubblicati anche in edizione economica), sono: Il lavoro e il mercato, A che cosa serve il sindacato, I nullafacenti ed oggi l’inchiesta sul lavoro che qui presentiamo.
Il filo rosso che unisce questi libri è quello del dualismo del diritto del lavoro (a lui si deve la fortunata distinzione tra insider e outsider, lavoratori protetti e stabili e lavoratori non protetti e irregolari), frutto, secondo l’A., di ideologie superate dall’evoluzione economica e sociale dei paesi dell’occidente, che, in ultima analisi, ha condotto il sistema protettivo del lavorativo entro una cittadella assediata, i cui abitanti diminuiscono a vista d’occhio. Le resistenze all’introduzione di un nuovo modello di tutela, che guardi al mercato del lavoro e non solo al rapporto e che sia capace di attrarre investimenti esteri, provengono, secondo l’A., sia dall’incapacità del ceto politico, specie di sinistra che non è stato in grado di perseguire una via genuinamente riformista, sia dal sindacato, che non ha saputo operare come “intelligenza collettiva dei lavoratori” ed ha invece assunto il ruolo difensivo degli interessi dei soggetti protetti (dallo statuto).
Inchiesta sul lavoro è un’efficace sintesi delle proposte di Ichino, e l’agevole lettura nulla toglie alla profondità dell’analisi. Nel testo sono inframmezzate delle schede che contengono esempi esplicativi e storie vissute. Esso è costruito sotto forma di dialogo con un immaginario interlocutore, un ispettore inviato dal partito a seguito di una denuncia di “intelligenza col nemico”. L’ispettore ha il compito di raccogliere la difesa di Ichino, che poi dovrà essere vagliata dalla segreteria del partito. E’ una sorta di processo di staliniana memoria, in cui domande e risposte si susseguono a ritmi incalzanti e toccano tutti i temi sul tappeto, oggi oggetto della proposta di riforma presentata sotto forma di documento dal governo Monti. A questo riguardo è interessante confrontare le proposte dell’A. con quelle contenute in tale documento.
La presentazione di un libro deve stimolarne la lettura. Quindi sarebbe sbagliato offrirne un’analisi dettagliata. Mi limiterò pertanto a tracciarne lo schema.
Dopo un prologo “politico” che, partendo dal caso personale, tocca il problema della opportunità di tentare strade condivise tra destra e sinistra per attuare le riforme (anche questo punto nel nuovo contesto del governo tecnico appoggiato dai tre principali schieramenti riveste interesse), il primo tema trattato è quello della “riforma Brunetta” del lavoro pubblico. Che cosa ha in comune questa con la posizione di Ichino espressa nel libro I nullafacenti e nel disegno di legge n. 746 del 2008 presentato da Ichino? Perché la riforma è fallita? A questi interrogativi l’A. risponde con argomenti convincenti.
I capitoli III e IV costituiscono il cuore del libro. In essi si affronta la questione della riforma del lavoro, prendendo le mosse dall’affermazione secondo cui il diritto del lavoro, con il suo bagalio protettivo e con l’art. 18 dello statuto dei lavoratori, è scomparso per le nuove generazioni. Si analizza la segmentazione dei lavoratori in fasce (dalla A alla D, secondo un decalage di tutele) e se ne spiegano le ragioni. Si sottolineano quelli che vengono definiti i paradossi dell’art. 18. Si passa poi alla parte costruens (“come sostituire l’art. 18 con la Danimarca”), e quindi si spiega con chiarezza il contenuto del progetto sulla flexsecurity e si risponde alla critica di non “importabilità” nel nostro paese del modello danese.
Nel capitolo V si pone il problema dell’incapacità del paese di attirare investimenti stranieri, e tra le cause della cattiva performance si indica il sistema delle relazioni industriali e del ruolo del sindacato che ha fatto da sponda al protezionismo dei politici (dal caso Alfa degli anni ’70 al più recente caso Alitalia). Si propone il metodo del concorso per l’ingaggio degli imprenditori laddove vi siano insediamenti produttivi entrati in crisi e dismessi (è il caso della Fiat a Termini Imerese).
Il capitolo VI esamina la vicenda Fiat con la coda delle r.s.a e la crisi del ccnl. Si guarda con favore all’accordo del 28 giugno 2011 quale avvio di un serio decentramento contrattuale. Viene affrontato il problema del salario uniforme su tutto il territorio nazionale (l’A. è contrario e spiega il perché).
L’ultimo capitolo (dal titolo emblematico: è la fine del diritto del lavoro?) contiene una forte critica al decreto di ferragosto (d.l. n. 138/2011, convertito nella legge n. 148/2011), che, se potrà raggiungere qualche risultato, sarà soltanto quello negativo di accentuare il dualismo del sistema, una sorta di balcanizzazione senza regole legali e con effetti negativi per le piccole imprese. A meno che, afferma l’A., non venga utilizzato per sperimentare nuove tecniche secondo il modello proposto, attraverso forme di contrattazione aziendale virtuosa, benedette dalle organizzazioni maggiormente rappresentative.
Per concludere, si tratta di un libro interessante, che offre soluzioni ragionate per risolvere i problemi del mercato del lavoro, e che quindi costituisce un indispensabile strumento per chi debba confrontarsi criticamente con questi temi.
kk