LANCHESTER (NON) RISPONDE SULLA PARALISI DELLA LEGA PER L’UNINOMINALE

IL COSTITUZIONALISTA MEMBRO DEL CONSIGLIO DI PRESIDENZA RITIENE CHE LE POSIZIONI DA ME ESPRESSE NEL CORSO DEL 2011 ABBIANO IMPEDITO ALLA LEGA DI FUNZIONARE, MA DIMENTICA CHE DAL DICEMBRE 2010 NON HO AVUTO ALCUN RUOLO DIRETTIVO IN SENO ALL’ASSOCIAZIONE

Lettera di Fulco Lanchester, membro del Consiglio di Presidenza uscente della Lega per l’Uninominale, del 3 aprile 2012, in risposta al mio commento del giorno precedente – Segue la mia replica

Caro Ichino,
Marco Pannella reagirà, se lo riterrà opportuno, ma – per quanto mi concerne – desidero rispondere  al Tuo “intervento” di lunedì scorso in modo franco e costruttivo.
Ritengo che Tu sopravvaluti in maniera affettuosa le mie responsabilità nelle vicende della Lega e non consideri in modo sufficiente il ruolo che altri hanno avuto nella deriva autodistruttiva da Te sottolineata.
Ti indico quattro fatti che da parte mia ritengo determinanti.
1. In  primo luogo, sottolineo l’ambiguità progettuale rilevabile nello stesso documento promotore della Lega (estate 2010), che si è immediatamente riflessa nella paralizzante contrapposizione tra i pontieri istituzionali, che volevano concordare un meccanismo elettorale di compromesso con i redattori del Porcellum, e chi pensava ad una azione verso l’elettorato concentrata su uno strumento semplice sulla base dei modelli anglo-americani o del doppio turno francese.
2. In seconda istanza, nel corso del 2011, l’attenzione Tua e di molti altri esponenti parlamentari si è concentrata in modo esclusivo sulla speranza di una resurrezione del Mattarellum attraverso il referendum abrogativo e nell’ambito di una dialettica molto interna al maggior partito della sinistra sul tema delle future alleanze.
3. In terzo luogo, dopo la prevedibile sentenza di inammissibilità della Corte costituzionale sul referendum in questione (che Ti ricordo è stata da alcuni di noi ben monitorata e prevista), i “riformatori” ( tra cui Tu stesso) si sono concentrati su progetti come quello ispano-tedesco, che – nel caso specifico – svuota l’utilizzazione del collegio uninominale al punto di renderla dipendente dal raggiungimento di una soglia di rappresentanza nazionale di tipo partitocratico.
4. Infine, adesso che i cosiddetti “quattro saggi” si stanno orientando verso un sistema, che probabilmente prefigura uno scambio tra gli interessi non commendevoli dei maggiori partiti, Tu riscopri la bellezza del collegio uninominale sulla base della figura controversa di George Galloway, fondatore del Respect Party, la cui vicenda nel collegio di Bradford West (West Yorkshire,UK) suggerirei di esaminare con più attenzione per non farsi abbagliare dalle apparenze.
Se si analizzano con freddezza i passati diciotto mesi, bisogna, dunque, ammettere che la deriva – da Te imputata ad alcuni di noi – ha altri responsabili e – soprattutto – risulta frutto di una situazione di vera e propria emergenza per la stessa forma di Stato di democrazia pluralista, che in alcuni ordinamenti può prefigurare i pericoli di una crisi di tipo societario.
A mio avviso, il problema non è, quindi, solo lo strapotere degli apparati di partito, che magari non ci sono più, ma il fatto che la stessa democrazia rappresentativa risulti messa in mora da un processo politico oramai delegittimato sul piano nazionale e da un ceto politico nazionale colpito da sindrome autodistruttiva.
E’ per questi motivi che ritengo che la battaglia della Lega debba essere rilanciata, ma che la stessa non possa limitarsi soltanto al tema del sistema elettorale in senso stretto. L’azione della Lega deve, infatti, concentrarsi sia sull’intero parco della legislazione elettorale di contorno (compresa la democrazia infrapartitica) che sul tema della prospettiva europea. In un simile quadro si sono inserite le due riunioni che abbiamo fatto a febbraio e a marzo e su questi argomenti dovremo discutere, nella prossima assemblea della Lega, con spirito costruttivo, superando ambiguità, remore e retropensieri che aggravano la confusione già troppo presente nel sistema politico costituzionale.
Affettuosamente,
Fulco Lanchester

Solo alcune informazioni per rendere comprensibile ai profani – dove possibile – la lettera del prof. Lanchester e alcune osservazioni in proposito.
   1. Francamente, non riesco a capire neanch’io in che cosa consista l'”ambiguità progettuale” che FL vede nel manifesto originario della Lega per l’Uninominale (del 31 luglio 2010, pubblicato sul
Corriere della Sera il 28 agosto 2010), che fu peraltro firmato anche da lui senza alcuna manifestazione di dissenso parziale circa il suo contenuto.
   2. La
“paralizzante contrapposizione tra i pontieri istituzionali, che volevano concordare un meccanismo elettorale di compromesso con i redattori del Porcellum, e chi pensava ad una azione verso l’elettorato” a cui accenna FL sarebbe consistita in questo:  il sottoscritto (“pontiere istituzionale”) avrebbe tradito l’ispirazione originaria della Lega organizzando un seminario a Roma il 29 settembre 2010, con la partecipazione di tutti i principali costituzionalisti e politologi italiani, sull'”uninominale politicamente possibile”, preparato anche attraverso alcuni colloqui con Gaetano Quagliariello, vicepresidente del gruppo dei senatori del PdL. Ricordo che a quel seminario – nel quale era parsa prendere corpo una interessante convergenza bi-partisan sull’ipotesi dell’uninominale a turno unico con voto alternativo (o “trasferibile”) – intervenne Marco Pannella con un lungo intervento violentemente distruttivo, che lasciò tutti i partecipanti sconcertati. In sostanza, l’esponente radicale riteneva che la mobilitazione popolare a sostegno dell’uninominale fosse radicalmente incompatibile con qualsiasi eventuale intesa tra le forze politiche. Sta di fatto che, presumibilmente in conseguenza della mia grave colpa di aver organizzato quel seminario, venni subito dopo prontamente escluso dalla guida della neonata Lega per l’Uninominale: all’assemblea del 1° dicembre 2010 venne eletto un Consiglio di Presidenza composto da Franca Chiaromonte, Maria Ida Germontani, Fulco Lanchester, Antonio Martino e Marco Pannella. Se anche la mia iniziativa del settembre precedente fosse stata inopportuna e di intralcio all’iniziativa della Lega, dal 1° dicembre in poi essa non avrebbe potuto avere alcun “effetto paralizzante”, dal momento che non avevo più alcuna carica in seno alla Lega.
   3. Nel corso del 2011 ho dato – insieme a un milione e mezzo di italiani – il mio sostegno all’iniziativa referendaria di Arturo Parisi tendente all’abrogazione della legge oggi vigente per un ritorno alla precedente (c.d. Mattarellum). Lo ho fatto nella convinzione che fosse questo l’unico modo in cui si sarebbe potuto superare la paralisi politica totale in materia di riforma elettorale. Scelta sbagliata, dal punto di vista della Lega per l’Uninominale? Sarà. Ma la Lega non è stata capace di alcun intervento a questo proposito, né favorevole né contrario all’iniziativa referendaria: non un incontro pubblico, un comunicato stampa, un qualsiasi segno di vita. Se davvero quell’iniziativa era così sbagliata, che cosa ha trattenuto il Consiglio di Presidenza della Lega dal dirlo pubblicamente?
   4. Nel gennaio 2012, dopo la bocciatura dell’iniziativa referendaria da parte della Corte costituzionale, ho aderito all’iniziativa del senatore Ceccanti (d.d.l. 30 gennaio 2012 n. 3122) volta a coltivare una possibile convergenza tra le forze politiche maggiori su di una riforma elettorale che combinasse una metà di eletti in collegi uninominali con una metà di eletti secondo il sistema spagnolo (proporzionale in collegi molto piccoli, nei quali vengono assegnati soltanto due o tre seggi). Questa mia opinabilissima scelta era dettata dalla necessità di sbloccare comunque la situazione sul fronte della riforma elettorale, con l’idea che in un secondo tempo sarebbe stata possibile un’iniziativa referendaria volta a sopprimere la parte “spagnola” del nuovo sistema, col risultato di un sistema interamente centrato sui collegi uninominali. Scelta sbagliata anche quest’ultima, dal punto di vista della Lega per l’Uninominale? Sarà. Ma che cosa c’entra questo con il lungo sonno della Lega stessa? Anche in questo caso essa non è stata capace di alcun intervento, alcuna presa di posizione, alcun segno di vita.
   5. Che poi a quel letargo della nostra associazione abbia potuto da ultimo contribuire il mio commento che traeva spunto dalla vittoria “uninominale” di George Galloway nello West Yorkshire, datato 2 aprile 2012, mi sembra soltanto la ciliegina sulla torta di una “non risposta”: tale considero – pur con tutta l’amicizia e la stima verso FL – la lettera sopra pubblicata.
Il mistero del lungo sonno, conclusosi con la sconcertante proposta di Marco Pannella di sciogliere la Lega, resta dunque per me irrisolto.  (p.i.)
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