GAZZETTA DEL SUD: DOVE DEVE INTERVENIRE IL PARLAMENTO PER MIGLIORARE IL PROGETTO FORNERO

PER COMBATTERE PIU’ EFFICACEMENTE IL PRECARIATO OCCORREREBBE RENDERE PIU’ FLESSIBILE E MENO COSTOSO IL RAPPORTO DI LAVORO REGOLARE A TEMPO INDETERMINATO, ANCHE MODULANDO MEGLIO L’INDENNIZZO PER IL LICENZIAMENTO ECONOMICO-ORGANIZZATIVO IN RELAZIONE ALL’ANZIANITA’ DI SERVIZIO DEL LAVORATORE

Intervista a cura di Fausto Cicciò pubblicata sulla Gazzetta del Sud il 3 aprile 2012

Lei sostiene che il Governo con la riforma del mercato del lavoro stia andando nella direzione giusta, ma aggiunge che servono dei miglioramenti. Quali?
Questa riforma va nella direzione giusta perché punta a superare il dualismo del nostro mercato del lavoro, cioè la divisione tra protetti e non protetti (lavoratori a tempo indeterminato da un lato e precari e disoccupati dall’altro, ndr), con l’obiettivo di allineare il nostro ordinamento ai migliori standard del centro e del nord Europa. A tal fine io avrei preferito una soluzione più incisiva. Credo che sia possibile applicare in Italia a un “modello danese” senza aggravio per le casse dello Stato e senza gravare le spese più di quanto non accada con questa riforma. Però… per andare in Danimarca si passa dalla Germania, quindi un cambiamento graduale può anche starci.

Lei suggerisce, tra l’altro, che le aziende siano tenute a sostenere un trattamento complementare di disoccupazione. L’attuale disegno di legge lo prevede?
No, in questo momento non è previsto, ma credo che con gli stessi costi stabiliti sia possibile realizzare un sistema migliore. Infatti, se consideriamo che il progetto Fornero accolla all’impresa per un licenziamento di natura economico-organizzativa un costo che va dalle 15 alle 27 mensilità dell’ultima retribuzione, basterebbe dividere questa cifra per destinarne metà  a un’indennità di licenziamento e l’altra metà a un trattamento complementare di disoccupazione, magari modulandolo un po’ meglio in relazione all’anzianità di servizio del lavoratore.

A suo giudizio la nuova disciplina dei licenziamenti non dovrebbe essere applicabile ai rapporti stabili già esistenti, ma soltanto a quelli che si costituiranno dal varo della riforma in avanti. Ma la Fornero non la pensa così…
La mia idea è che fosse meglio partire con una disciplina applicabile alle nuove assunzioni, senza toccare i vecchi rapporti, e poi soltanto in un secondo tempo, magari superata la fase di recessione, generalizzare la riforma anche sulla base della sperimentazione. Questo avrebbe avuto il vantaggio di incentivare le assunzioni senza creare allarme. Credo che sia ancora possibile adottare questa soluzione  in Parlamento. Differire l’applicazione ai “vecchi” rapporti di lavoro è una scelta politicamente possibile a cui il governo non si opporrà.

Si ha la sensazione che oltre a un legittimo dibattito all’interno del partito, le “spaccature” nel Pd possano essere condizionate dall’approssimarsi delle elezioni amministrative.
É chiaro che la campagna elettorale è sempre un elemento di maggiore complicazione del quadro  politico. Questo fa parte del gioco, direi che è quasi inevitabile.

Tra i presupposti della “flexsecurity” da lei auspicata, c’è  la necessità di una strategia di formazione del lavoratore lungo tutto l’arco della vita. Non crede che prima di una “rivoluzione” di questa portata nello statuto dei lavoratori serva una drastica riforma del nostro “arcaico” sistema scolastico e universitario?
In realtà si può superare rapidamente il gap che ci separa dai sistemi più avanzati semplicemente attivando gli incentivi giusti. Basterà spingere l’impresa ad avere tutto l’interesse affinché il lavoratore sia formato meglio, con una preparazione mirata agli sbocchi effettivamente esistenti. A tal fine l’impresa potrà avvalersi delle agenzie migliori. Dopodiché saranno le regioni, se faranno bene il loro mestiere, a rimborsare almeno in parte il costo di mercato di questa formazione mirata. In questo modo si alzerà molto il benchmark della formazione in Italia: un cambiamento che potrà avvenire in breve tempo.

In un suo recente intervento  ha spiegato che  il lavoratore potrà sempre agire in giudizio per denunciare l’eventuale motivo discriminatorio o di rappresaglia dissimulato sotto il motivo economico-organizzativo. Perché su questo punto il governo non è stato chiaro?
Mi sembra, al contrario, che su questo punto il Governo sia stato chiarissimo: questo è detto in modo esplicito nel progetto presentato dal ministro Fornero e nel disegno di legge che verrà presentato al Parlamento.

Alcuni la considerano un “eretico” della sinistra, a partire dai terroristi rossi che la minacciano di morte. Lei stesso ha affermato che “in Italia chi tocca lo statuto dei lavoratori muore”. Crede che ci possa essere una recrudescenza dei fenomeni eversivi nei prossimi mesi?
Non lo penso. E mi sembra che anche la Digos non percepisca alcun segnale preoccupante in questo senso.

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