QUESTA RIFORMA È COSTRUITA IN LARGA PARTE CON MATERIALI PROGRAMMATICI PRODOTTI DAL DIBATTITO SVOLTOSI AL NOSTRO INTERNO NEGLI ULTIMI QUATTRO ANNI
Dichiarazione rilasciata ad AGI, Agenzia Giornalistica Italiana, 20 marzo 2012
C’è un requisito indispensabile perché il metodo della concertazione possa funzionare: che tra Governo e Parti sociali ci sia un minimo di visione comune circa i vincoli da rispettare e gli obiettivi da perseguire. Se questo requisito si dà, la concertazione può costituire una marcia in più per il Paese. Ma se questo requisito non si dà, il Paese non può rimanere bloccato dai dissensi: occorre andare avanti, anche se con una marcia in meno. È quello che sta facendo il Governo Monti; e mi sembra che faccia bene. Quanto al Pd, non mi sembra davvero che esso possa sentirsi isolato dal momento che il progetto del Governo è confezionato in larga maggioranza con ingredienti provenienti dal materiale programmatico elaborato proprio all’interno del Pd in questi ultimi quattro anni: l’idea della coniugazione di una maggiore flessibilità in uscita con una maggiore sicurezza del lavoratore nel mercato del lavoro e le misure di contrasto all’abuso delle collaborazioni autonome in posizioni di lavoro sostanzialmente dipendente sono tratte da un disegno di legge presentato con me da altri 54 senatori democratici; l’idea di far costare un po’ di più il lavoro a termine rispetto al lavoro a tempo indeterminato e quella di puntare sull’apprendistato nascono dall’assemblea programmatica di Genova del Pd, svoltasi nel giugno 2010. Perché dovremmo considerare una riforma così vicina alle nostre idee come una medicina sgradita, da sorbirsi storcendo il naso?