SOSTIENE MARIO MONTI

GLI OBIETTIVI ENUNCIATI DAL GOVERNO PER LA RIFORMA DEL LAVORO SONO DIFFICILMENTE DISCUTIBILI, MA SINDACATI E CONFINDUSTRIA SEMBRANO PREFERIRE CHE NON SE NE FACCIA NIENTE   

Editoriale per la Newsletter n. 185, 30 gennaio 2012 – In argomento v. anche gli articoli di fondo di Eugenio Scalfari su Repubblica (Una lettera per Susanna Camusso) e di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera (Sul lavoro Monti si gioca il posto) del 29 gennaio.

Sostiene Mario Monti (Senato, 17 novembre, e conferenza stampa di fine anno) che occorre voltar pagina rispetto alla grave disparità fra lavoratori protetti e lavoratori poco o per nulla protetti, almeno per i rapporti di lavoro che si costituiranno da qui in avanti (per esempio, contrastando l’abuso delle collaborazioni autonome nell’area del lavoro dipendente). C’è qualcuno che dissente rispetto a questo obiettivo?
Sostiene Mario Monti (Senato, 17 novembre, e TG1, 28 gennaio) che occorre aumentare la protezione della dignità, della libertà e della sicurezza economica e professionale di ciascuna persona nel mercato del lavoro, ma che questo non significa garantirne l’inamovibilità, bensì aumentarne la capacità di muoversi nel mercato stesso. C’è qualcuno che dissente su questo punto?
Sostiene il ministro Elsa Fornero (incontro con le parti sociali, 23 gennaio) che occorre rafforzare nell’entità e nella durata e rendere universali le garanzie per chi perde il posto di lavoro, ma che per questo non si deve utilizzare impropriamente la Cassa integrazione, strumento concepito per tenere legati i lavoratori alle imprese da cui dipendono nei casi di difficoltà temporanea. C’è davvero qualcuno che può ragionevolmente sostenere il contrario?
Sostiene, ancora, il ministro Elsa Fornero (stesso incontro con le parti sociali) che, laddove un’impresa sia disponibile a impegnarsi, nei confronti di tutti i nuovi dipendenti, a garantire loro per il caso di licenziamento un sistema di protezione economica e professionale di livello scandinavo, varrebbe la pena di sperimentare se e come la cosa funziona; e che comunque la condizione dei neo-assunti sarebbe in questo caso migliore di quello che si offre loro oggi nel nostro mercato del lavoro. C’è davvero qualcuno che può ragionevolmente sostenere il contrario?
Se, come credo, su nessuno di questi punti-cardine del programma di politica del lavoro del Governo c’è qualcuno che possa ragionevolmente dissentire, perché sindacati e Confindustria manifestano tanta diffidenza e apprensione per questo capitolo dell’agenda delle prossime settimane? Perché, invece, non si rimboccano le maniche per vedere come realizzare ciascuno di questi obiettivi?

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