MATTINO: LE LINEE DI RIFORMA DEL MERCATO DEL LAVORO USCITE DAL CONSIGLIO DEI MINISTRI NELLA CONFERENZA-STAMPA DI GIOVEDÌ

MARIO MONTI HA INDICATO CON PRECISIONE I PUNTI FERMI E GLI OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE – ORA, SUL COME FARE, LE PARTI SONO CHIAMATE A DISCUTERE, ENTRANDO NEL MERITO

Intervista a cura di Antonio Vastarelli, pubblicata su il Mattino il 30 dicembre 2011

Oggi Monti non ha presentato misure ma ha tracciato principi che dovranno essere alla base della riforma del mercato del lavoro. L’obiettivo prioritario sembra essere quello della lotta alla precarietà. Come giudica questi primi passi del governo?
Mi sembra che sul capitolo del lavoro Monti sia stato, sì, sintetico, ma anche molto preciso nell’indicare i cardini della riforma: non si applicherà ai vecchi rapporti di lavoro, ma solo ai nuovi; perché il nuovo diritto del lavoro possa applicarsi davvero a tutti, occorre una nuova nozione di lavoro dipendente “che non dia luogo a incertezze interpretative”; e dovrà garantire a tutti i nuovi lavoratori dipendenti una protezione basata sulla sicurezza economica e professionale più nel mercato che nell’azienda.

A cosa si riferiva Monti, secondo lei, con il riferimento alle “incertezze interpretative”?
Si riferiva alla distinzione tra il lavoro subordinato e le varie forme di collaborazioni autonome continuative, che dopo un secolo di dibattiti giuridici non è ancora per nulla chiara. Se vogliamo un diritto del lavoro che si applichi davvero a tutti i lavoratori sostanzialmente dipendenti, occorre darne una definizione chiara, che non richieda per l’accertamento ispettori, avvocati e giudici.

Ritiene che questi principi possano trovare vita facile nel confronto con le parti sociali e in Parlamento, o immagina uno scontro?
Credo che nessuno possa dissentire da questi punti indicati da Monti: il 9 gennaio il confronto con le parti sociali e politiche può partire serenamente. Fermi questi punti, ciascuno entrerà nel merito per cercare il modo migliore in cui realizzare l’obbiettivo.

In tutto questo che fine fa la riforma del articolo 18? Pensa sia stata archiviata definitivamente?
Molto opportunamente, Monti non ha neanche toccato questo tema ansiogeno. Fermi i punti di cui si è detto, saranno le parti sociali e politiche a dire quale possa essere un diritto del lavoro davvero applicabile a tutti i lavoratori dipendenti, senza apartheid fra protetti e non protetti: la questione della tecnica protettiva migliore si porrà da sola. E finirà col risolversi facilmente.

Traspare anche l’intenzione del Governo di passare da un sistema di ammortizzatori sociali che ha l’obiettivo di far conservare il posto di lavoro a uno che traghetti i lavoratori verso una nuova occupazione: è quello che lei chiede da tempo?
Sì. Oggi in Italia, per paura di un mercato del lavoro opaco e privo di servizi, tutti stanno aggrappati con le unghie e coi denti al loro posto di lavoro e si spendono fiumi di denaro in Cassa integrazione “a perdere”, che serve solo a differire il problema, rendendone più difficile la soluzione. Dobbiamo voltar pagina anche rispetto a questo grave difetto del nostro sistema. Per questo è indispensabile che il nostro Paese si attrezzi per l’accompagnamento sicuro dei lavoratori della vecchia alla nuova occupazione, garantendoli contro il rischio di perdita di reddito e di dispersione di professionalità nel passaggio.

Già, ma per questo occorre che la nuova occupazione da qualche parte ci sia.
Dobbiamo, certo, aumentare l’attrattività del nostro Paese per gli investitori esteri, perché aumenti la domanda di lavoro: anche su questo punto Monti ha insistito nella conferenza-stampa. Ma non possiamo dimenticare che in ogni provincia italiana anche oggi, in piena recessione, si stipulano ogni anno decine di migliaia di nuovi contratti di lavoro; e in ogni regione ci sono decine di migliaia di posti di lavoro che restano scoperti per mancanza di manodopera con la qualificazione adatta.

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