DIBATTITO AL SENATO SULLA STRAGE DEI SENEGALESI

LA LUCIDA CONDANNA DI MASSIMO LIVI BACCI (PD) E IL COMMENTO SCONCERTANTE DI SERGIO DIVINA (LEGA NORD): “CHE VOLETE FARCI? IN OGNI FAMIGLIA C’È UN CRETINO”

Interventi dei senatori Massimo Livi Bacci (PD) e Sergio Divina (Lega Nord-Padania) nella seduta n. 646 del 14 dicembre 2011

LIVI BACCI (PD) – Signor Presidente del Senato, colleghe e colleghi, sono grato alla Presidenza di questa Assemblea che mi ha permesso di prendere brevemente la parola all’inizio della seduta, dandomi il privilegio di farlo di fronte al plenum del nostro Senato. Nel pomeriggio di ieri, un folle italiano, armato di una «Smith and Wesson», ha sparato a bruciapelo a due cittadini senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, uccidendoli sul colpo, ed ha ferito gravemente un terzo loro compagno. Questo avveniva in un mercato rionale della mia città, Firenze, in mezzo alla folla ed in pieno giorno. Fuggito in macchina, ha raggiunto il mercato centrale della città e ha ferito gravemente, in luoghi diversi, due altri senegalesi, togliendosi la vita prima che la polizia potesse fermarlo.
Ho preso la parola per due ragioni. La prima è la più naturale: esprimere la profonda e commossa solidarietà di questa Assemblea – spero – ai familiari, agli amici, ai compagni di lavoro delle vittime di questa strage (Applausi dai Gruppi PD, PdL e CN-Io Sud-FS) e ai 100.000 cittadini senegalesi che ordinatamente vivono nel nostro Paese, fare i nostri auguri ai tre feriti: che le loro ferite fisiche siano sanate presto, e che quelle morali trovino un adeguato conforto e, infine, esprimere il nostro profondo orrore per questa terribile tragedia.
Il secondo motivo non è meno importante. Lasciamo a chi è uso ad esplorare i meandri della mente umana di provare a comprendere quali siano stati i motivi remoti e quelli contingenti che hanno fatto scattare la follia in un uomo di mezza età, senza apparenti problemi economici, che non conosceva nessuna delle sue vittime.
Sappiamo però due cose: che i colpiti avevano in comune la pelle nera e che l’assassino era un adepto di confuse ideologie neonaziste e razziste. Si tratta dunque di un episodio di odio razziale che interroga le coscienze di noi tutti italiani, ma soprattutto interroga la coscienza di tutti coloro che hanno responsabilità di leadership e che in qualche modo guidano e sono ascoltati e seguiti. Quindi, in primo luogo, noi che facciamo vita politica e che dobbiamo essere sicuri che non una parola, non un atto, non un gesto possano far germinare il repellente germe della violenza, dell’odio razziale, della ripulsa del diverso e dello straniero. Parole, atti o gesti che possano, anche per una minima frazione, contribuire a scatenare la follia, come quella esplosa a Firenze. E, come legislatori, dobbiamo avere cura di non criminalizzare l’atto naturale, anche se non autorizzato, di varcare un confine. Noi, assai più degli altri, abbiamo un grave carico di responsabilità, ma non sempre ne abbiamo piena coscienza. (Applausi dai Gruppi PD, PdL, IDV, Per il Terzo Polo:ApI-FLI e UDC-SVP-AUT:UV-MAIE-VN-MRE-PLI-PSI).
[…]

DIVINA (LNP) – Signor Presidente, condanniamo anche noi – perché altro non si può fare – quanto è accaduto; vorremmo richiamare però l’Aula ad un po’ di serietà, perché non si possono inventare pretesti sui giudizi di determinate azioni per invocare inesistenti forme di devianza. Noi siamo convinti che in ogni famiglia si nasconda un cretino, che come tale deve essere considerato, al di là della sua famiglia di origine. (Commenti del Gruppo PD). Se noi non condanniamo apertamente, alimentiamo a nostra volta differenziazioni altrettanto pericolose come quelle che stentiamo a placare, dando un messaggio, viceversa, di condanna unanime. (Applausi dai Gruppi LNP e PdL).

Tento qui una traduzione in italiano dell’intervento del senatore Divina, chiedendogli venia fin d’ora se la sua problematica sintassi mi induce in errore nell’interpretazione del suo pensiero:
Siamo costretti a condannare, in pubblico, la strage  di Firenze, altrimenti rischiamo di essere accomunati nella condanna indifferenziata della violenza razzista. Il “cretino” – così il senatore leghista indica il pluriomicida – è tale anche se appartiene a una famiglia perbene (quale? la razza bianca? la destra estrema? il movimento xenofobo?). L’operato del “cretino” non deve far pensare che lo sia anche tutta la “famiglia”.
Forse ho capito male quel che il senatore Divina ha inteso dire; una cosa però è certa: che nel suo intervento ho sentito molto imbarazzo per questa “condanna”, ma non una sola parola di cordoglio per la morte dei due poveri senegalesi trucidati a Firenze.

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