QUANDO LA TRUFFA È “PRASSI NORMALE” NELLE AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

UNA DENUNCIA CHE CONFERMA COME CI SIA ANCORA MOLTISSIMO DA FARE PER ELIMINARE SPRECHI E RENDITE INDEBITE NEL SETTORE PUBBLICO: A PARTIRE DALLA DIRIGENZA – E LA RISPOSTA DI UNA ESPERTA: IL MALCOSTUME È FIGLO ANCHE DELLA RASSEGNAZIONE DEGLI ONESTI

Lettera pervenuta il 12 dicembre 2011 – Segue la replica di Sylvia Kranz: Perché queste malversazioni non sono mai state denunciate?

Caro Professore,
[…]. Quanto al “miglioramento delle performances amministrative”…, penso che sarebbe necessaria la penna di Gogol per rendere al meglio il racconto di certi comportamenti. Proverò a farlo con i miei poveri mezzi che, Le assicuro, sono del tutto impari al cimento… Insomma si tratta di questo. Penso che Lei sia informato di quanto sia accaduto in questi giorni a Pompei, così come ha rivelato l’inchiesta del PM di Torre Annunziata: il complicato sistema di frode organizzato per consentire ai dipendenti di percepire il pagamento di arretrati per ore di lavoro straordinario peraltro già prescritte. Con il risultato del rinvio a giudizio del direttore amministrativo della Soprintendenza e dei 265 dipendenti interessati, come complici responsabili della truffa.
In realtà, questi comportamenti truffaldini sono all’ordine del giorno in ciascuna Soprintendenza, come prassi normale e concordata dalle sigle sindacali e dalla dirigenza, con beneplacito e a maggior gloria di tutti.
Anche nella mia Soprintendenza, per esempio. Nonostante i tagli di bilancio, alla fine dell’anno arrivano dei soldi spuntati da chissà quale cappello magico, che si conviene vengano ripartiti in parti uguali, inventandosi qualche giustificazione amministrativa. Nel mio Ufficio, per esempio, è spuntata questa voluttuosa definizione: “Miglioramento delle performances amministrative”. Un certo numero di ore attribuite a ciascuno e certificate da firme apposte di corsa su relativi fogli di firma. Eh sì, perché, tra le amenità della mia Amministrazione, c’è da dire che da noi ancora si usa rilevare le presenze con fogli di firma, più o meno sempre a disposizione, nonostante che in questi ultimi anni ben due volte (!!!) sia stato realizzato l’impianto per il rilevamento automatico dell’orario di lavoro, impianto fatto e rifatto che, però, non è mai entrato in funzione per l’opposizione delle sigle sindacali. Quale il risultato? Eccolo: ormai è diventata prassi comune percepire porzioni non indifferenti né secondarie del nostro salario non come corrispettivo economico di prestazioni veramente garantite, ma semplicemente come frutto di accordi sindacal-burocratici! Con l’esito che più o meno già alle 13,30 si firmano l’uscita della mattina, le ore pomeridiane relative alla settimana corta e, visto che ci si trova, anche un’oretta scampolo di recupero, non si sa mai…
Così va nel pubblico impiego, o per lo meno nel settore che io direttamente conosco. Non voglio fare il castigamatti né il Savonarola, ma davvero penso che sia mortificante e umiliante, perché questo il meccanismo, questa la funzione principale dell’attività sindacale nel pubblico impiego: concordare comportamenti che ormai i dipendenti, dopo prassi di anni e anni, non percepiscono più come truffaldini e indecorosi. Insomma, una vera e autentica corruzione dell’intelligenza e delle coscienze.
Sono un anziano archeologo e da giovane ho amato appassionatamente e con orgoglio il mio Ufficio ma che ormai, stanco e nauseato, imputo solo a me stesso il mio fallimento professionale da cui non mi assolvo: avendo capito la totale immodificabilità di questo sistema corrotto nelle radici ma incapace del coraggio necessario per andarmene via, a questa greppia sono pur sempre rimasto per qualche decennio a mia umiliazione. Il borbottamento, lo ius mormorandi essendo solo il diritto degli schiavi sulle galere.
Qualche volta ho provato a… Alcuni anni fa, per esempio, contestai alla dirigenza la scelta di un fornitore presso il quale avremmo pagato ben 11 volte (!!!!) il vero valore della fornitura, con l’aggravante che avremmo regalato all’editore prescelto l’intera tiratura del volume che dovevamo realizzare, concedendogli in più di commercializzarlo liberamente a suo esclusivo beneficio e senza alcun altro onere né nostro vantaggio, anzi con il danno che derivava dal fatto che, spogliandoci dell’intera tiratura, saremmo rimasti privi dell’unica risorsa per la nostra disastrata biblioteca che vive ormai solo di scambi librari.
Il risultato? Rimozione da ogni incarico. Non avendo nulla da fare, vado in Ufficio quando e se voglio, tanto ci sono i fogli di firma a disposizione, compresi quelli dei compensi straordinari quando spuntano fuori… Questo il mio datore di lavoro, questa la sua intelligenza, questa la sua strategia.
Questa, infine, la sua stupidità: avesse almeno il potere di fare un bel gesto “ad nutum” e licenziarmi, almeno sarebbe pur sempre qualcosa. Invece, mi deve tenere alle proprie dipendenze, miglioramento delle performances amministrative e qualche progetto speciale compresi.
Ho insegnato per anni all’università (Topografia antica & Disegno e rilievo archeologico), con missioni per trent’anni in Medio Oriente, Africa orientale e Centro America. E anche lì… Per esempio, ogni anno le vacanze ad agosto alle Azzorre finanziate con fondi di ricerca sulle tracce di popoli mesopotamici si nega forse a qualcuno che insegni Storia e Lingua del Vicino Oriente e che magari se ne va poi anche in Georgia a fare turismo sessuale, sempre in caccia di tracce linguistiche del mondo antico? Insomma, Le assicuro che il mio ambiente offre davvero un panorama davvero miserabile.
Queste sono le ragioni per cui seguo il suo lavoro con particolare attenzione e con stima e ammirazione sconfinate.
Incapace di stare con le mani in mano, però, ho tratto beneficio da questa situazione di libertà totale “in servizio”. Ho fondato, infatti, un’istituzione musicale di qualche pregio per la quale lavoro praticamente a tempo pieno. (…)
Le chiedo scusa per lo sfogo. Non sono Gogol, le ho già confessato, e me ne rammarico molto: avrei, infatti, materiale a non finire per narrare con spietatezza la farsa di cui sono stato comprimario. Mi perdoni, dunque, per averLa importunata e annoiata.
Cordialmente e con ammirazione
Suo L. C.


PERCHÉ QUESTE MALVERSAZIONI NON SONO STATE MAI DENUNCIATE?

Lettera di Sylvia Kranz, Dirigente Ufficio Procedimenti Disciplinari di 75 Comuni dell’Emilia Romagna 

Caro Pietro,
ho letto la lettera del geologo della Soprintendenza che hai pubblicato sul sito e sono letteralmente scandalizzata per i toni e i contenuti della stessa.
Denuncia (e autodenuncia) fatti penalmente rilevanti, oltre che aventi profili di responsabilità erariale, disciplinare e amministrativa a carico di una pluralità di soggetti.
Fatti per i quali avrebbe dovuto probabilmente procedere direttamente a denuncia, a seconda del grado rivestito nell’amministrazione di appartenenza.
Basta subire questo genere di lamento inane di pubblici dipendenti del quale non si capisce bene quale sia la finalità e lo scopo.
Se i fatti prospettati sono veri a un tale andazzo si deve e si può porre un fermo a legislazione invariata.
Se i suddetti fatti non sono completamente veri coloro che li espongono devono risponderne poichè tali “affreschi” del lavoro dei pubblici dipendenti gettano discredito su tutti coloro che lavorano dignitosamente e onestamente.
Che poi sono molti di più di quel che le persone “esterne” possono pensare, dopo una lunga estenuante campagna denigratoria dell’ex Ministro Brunetta che cavalcando facili populistiche affermazioni ha danneggiato gravemente i lavoratori onesti della Pubblica Amministrazione.
Basta lamentare situazioni paradossali affermando che si fa da lungo tempo e non ci sono rimedi.
Le norme esistono. Esistono le sanzioni. Le si applichi dove e nei limiti della legittimità. Si lasci lavorare serenamente coloro che nella Pubblica Amministrazione si danno da fare oltre gli orari e le competenze previste, con pochissime soddisfazioni economiche, facendosi bastare, spesso, un ringraziamento o un sorriso dell’utente che esce contento dagli uffici.
In generale la Pubblica Amministrazione non sa premiare chi lavora e non sa punire chi sbaglia. É vero.
Ma in questi tempi di crisi, alimentare malessere tra lavoratori privati, che rischiano di perdere il lavoro, e lavoratori pubblici considerati spesso troppo protetti e comunque privilegiati, non penso faccia il bene dell’Italia.
Sylvia Kranz
(Dirigente Ufficio Procedimenti Disciplinari di 75 Comuni dell’Emilia Romagna)

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