NORMALMENTE I GOVERNI TENDONO A PRIVILEGIARE CON LE PROPRIE MISURE IL PROPRIO ELETTORATO – LA POPOLARITÀ DEL GOVERNO MONTI, IN QUESTO MOMENTO DRAMMATICAMENTE DIFFICILE PER IL PAESE, NASCE DAL FATTO CHE ESSO NON HA ALCUN ELETTORATO DA PRIVILEGIARE
Articolo di Andrea Ichino, pubblicato sul Sole 24 Ore il 19 novembre 2011
Con poche ma chiare parole il neo-Presidente del Consiglio Mario Monti, nel suo discorso di martedì sera, ha fatto capire agli italiani che i sacrifici di ciascuno si affiancheranno a quelli di altri per il bene comune. Ossia che proprio l’affiancamento il più possibile contemporaneo di questi sacrifici è la chiave che potrà renderli più accettabili ed efficaci.
Non si tratta del banale e provebiale “mal comune, mezzo gaudio”: ciò che Monti propone è un gioco a somma positiva da cui tutti alla fine guadagneranno. Esattamente il contrario del gioco a somma negativa che ha prevalso fino ad ora nel Paese e a causa del quale le risorse sono ormai quasi alla fine.
Non è nemmeno un annuncio di ritorno ad una pericolosa concertazione tra le parti sociali: Monti ha fatto chiaramente capire che sarà il governo a decidere gli interventi. La novità del suo discorso sta nell’impegno a garantire che i sacrifici non colpiranno solo una parte del Paese, cosa che invece accadrebbe con un governo politico che non potrebbe andare contro i suoi elettori. La garanzia offerta da Monti riguarda proprio questo: possiamo accettare con fiducia i sacrifici che ci verranno richiesti, perchè il governo ci assicura che nessuno di noi sarà il solo a farli.
È di questa garanzia che il Paese ha bisogno. La maggioranza degli italiani si è abituata a pensare che lo Stato sia come una mucca che si può mungere senza bisogno di darle da mangiare. Pensa, cioè, che tutti possano pretendere di ricevere gratis dallo Stato istruzione, giustizia, sanità, assicurazione sociale e ogni altro bene o servizio che altrimenti dovrebbe essere acquistato nel mercato al costo necessario per produrlo. I più sofisticati si rendono conto che qualcosa la mucca deve pur mangiare, ma ritengono che nutrirla, attraverso le tasse, sia sempre compito di altri o che comunque non siano loro i primi a doversi preoccupare di portar fieno nella mangiatoia. Quei pochi che un po’ di fieno lo hanno già portato, si sentono autorizzati, date le mancanze degli altri, a mungere il più possibile.
In questa situazione contorta si mischiano aspirazioni più che legittime di chi ha davvero portato tanto fieno con fatica, e abusi ingiustificati di chi pretende il latte fin oltre il necessario, senza preoccuparsi della sopravvivenza della mucca. Intervenire in questo ginepraio è una delle priorità per il futuro governo, perchè la mucca è in fin di vita. Le difficoltà da superare sono, però, enormi perché tra gli italiani, alcuni a torto e altri con ottime ragioni, sono pochi quelli disposti rimboccarsi per primi le maniche al fine di riportare la mucca in buona salute. Senza la garanzia di Monti i pochi disponibili saranno i soli a farlo ma non basteranno, perché è necessario che tutti si sentano coinvolti.
Per esempio, la lotta all’evasione fiscale avrà sicuramente un ruolo fondamentale nelle strategie del nuovo governo e la strada dovrà essere quella dell’incentivazione all’uso di denaro elettronico e a rendere tracciabili tutte le transazioni. Ma non illudiamoci che questa lotta riguardi soltanto “gli altri”, perchè tutti noi individualmente dovremo impegnarci a non comprare o vendere senza ricevuta per risparmiare l’IVA. Nessuno di noi dovrà affittare in nero per sé o per i propri familiari; e gli esempi potrebbero continuare.
Nè possiamo illuderci che ridurre gli innumerevoli sprechi di denaro pubblico che ci hanno condotto a questa situazione sia, di nuovo, un problema che riguarda altri. Come utenti della pubblica amministrazione, tutti saremo tenuti a prestare attenzione quando avremo bisogno della sanità pubblica, evitando di abusare di medicine, visite e interventi pagati dalla collettività. Allo stesso modo, dovremo evitare di abusare della giustizia, rinunciando a quell’abnorme litigiosità che affoga i nostri tribunali in un numero incredibilmente elevato di cause, come ci dicono le statistiche internazionali. Non potremo più pretendere un’università quasi gratis per tutti, cosa che, tra l’altro, è iniqua perché impone un “regalo” di quasi 3 miliardi dalle famiglie con un reddito sotto i 40mila euro (i cui figli frequentano l’università relativamente poco), alle famiglie con un reddito superiore (da cui provengono con maggior frequenza i laureati). L’università potrà costare poco o nulla per i poveri meritevoli, ma chiunque se la possa pagare dovrà pagarsela. E dal lato di chi lavora nella pubblica amministrazione, di cui io stesso faccio parte, i suoi dipendenti dovranno cambiare radicalmente mentalità, ricordandosi che il limite dei loro diritti come lavoratori, è il diritto dei cittadini ad avere servizi efficienti e rapidi.
Il punto fondamentale è che solo con un impegno congiunto il Paese potrà crescere e con esso i nostri redditi. Se due giorni di consultazioni sono serviti a far capire questo alle parti sociali, un primo importantissimo risultato è stato raggiunto: le parole di Monti sono il miglior segnale che il suo governo sarà in grado di coordinare le nostre energie per il bene comune.