SE IL GOVERNO MONTI FA SUO IL PROGETTO FLEXSECURITY

IL DISCORSO PROGRAMMATICO DEL NUOVO PREMIER COSTITUISCE UN ESEMPIO STRAORDINARIO DI BUONA POLITICA – E INDICA TRA I PUNTI QUALIFICANTI DI INTERVENTO LA RISCRITTURA DEL DIRITTO DEL LAVORO PER TUTTI I NUOVI RAPPORTI DI LAVORO DIPENDENTE

Intervista a cura di Ettore Maria Colombo, pubblicato su il Riformista il 18 novembre 2011 – In argomento v. anche la risposta di Michele Magno all’intervista a Matteo Orfini, della segreteria nazionale del Pd, pubblicata su il Riformista del 13 novembre 2011

Palazzo Madama, interno giorno. Il Senato della Repubblica sta discutendo e votando la prima fiducia al governo Monti, che ha appena tenuto il suo primo discorso in Parlamento proprio qui, in Senato. In una saletta che si trova tra l’aula e il (piccolo) Transatlantico del Palazzo, il senatore del Pd Pietro Ichino siede assieme con il neoministro al Welfare e al Lavoro, Elsa Fornero, per una lunga e approfondita chiacchierata. La conversazione, è evidente, tocca tutti i punti di scottante attualità oggi sul tappeto e, alla fine, una torma di giornalisti si avvicina al senatore, e professore, Ichino per strappargli brandelli di notizie. Dopo il ministro, tocca al Riformista. Il Professore è guardingo, scandisce le parole, alla fine vorrà rileggere tutta l’intervista, ma – dice chi lo conosce bene – “fa sempre così, eppoi è un timido”. In ogni caso, Ichino non è diventato ministro, ma una cosa è certa: il suo ruolo e le sue idee peseranno sempre di più. Dentro il governo e, già che ci siamo, pure nel Pd. Dove non tutti la pensano come lui, anzi: dove le sue proposte scatenano polemiche. Infatti, è solo sull’ultima domanda che Ichino pensa a lungo, prima di rispondere. 

Senatore, cosa ne pensa del discorso programmatico di Monti?
É stato un esempio straordinario di buona politica. Un discorso sobrio, ma vibrante di passione civile. Ha tracciato un quadro organico ed equilibrato di misure efficaci e incisive, destinate a gravare progressivamente su chi più ne è capace. Inoltre, Monti ha individuato molto lucidamente i difetti del nostro Paese che è più urgente correggere.

Ha promesso equità e rigore. Arriveranno in pari misura?
Non ho motivo di dubitarne. Le migliori premesse perché ciò accada ci sono tutte: sia la qualità delle persone che compongono questo governo sia, e in particolare, la qualità di chi lo guida. Conosco Mario Monti da molto tempo e so bene che il suo primo scrupolo sarà di fare esattamente quello che promette.

Senatore, lei ha lungamente parlato con il neo-ministro Fornero. Come la giudica?
È una grande conoscitrice del sistema del welfare e ha le idee chiarissime su quello che occorre fare. Attuerà le politiche che Monti ha enunciato nel suo discorso al Senato. Conosco bene anche lei: è una riformista di razza.

Una parte del Pd e la Cgil temono ‘imboscate’…
Ma quali imboscate? Più alla luce del sole di così non si potrebbe operare. Il Primo ministro ha detto chiaro e tondo che non verrà toccato l’articolo 18 per chi oggi ha un rapporto di lavoro stabile e regolare. Verrà invece ridisegnato un diritto del lavoro capace di voltar pagina rispetto al regime attuale, che è di apartheid tra lavoratori protetti e non protetti. Ma questo nuovo diritto si applicherà soltanto ai rapporti di lavoro che si costituiranno da qui in avanti. Quindi, nell’immediato, nessun licenziamento, tantomeno ‘ondate’ di licenziamenti come dice chi ne parla senza conoscere il progetto, ma soltanto assunzioni a tempo indeterminato più facili. In futuro, dove si applicherà il nuovo regime, a chi perderà il posto di lavoro verrà offerta una protezione, sul mercato del lavoro, ai livelli dei Paesi più avanzati d’Europa.

Vincerebbe il ‘modello Ichino’, dunque?
Modello Ichino lo chiama lei. Io preferisco chiamarla flexsecurity alla danese.

E per quanto riguarda le pensioni? Saranno toccate? E come?
Andremo progressivamente alla piena applicazione del modello contributivo ‘pro-rata temporis’ anche per i pensionati ‘di serie A’ della riforma Dini del 1995, e cioè per coloro che hanno cominciato a lavorare prima del 1978. Lo si applicherà, finalmente, anche ai vitalizi dei parlamentari.

Ultima domanda, ma importante. In un’intervista rilasciata proprio al Riformista, Matteo Orfini, esponente della segreteria del Pd, ha definito ‘una provocazione’ la possibilità che lei potesse fare il ministro e ‘largamente minoritarie’ le sue idee, all’interno del Pd. Come risponde?
A Orfini ricordo che il mio progetto di riforma del mercato del lavoro è stato presentato, qui in Senato, con la firma della maggior parte dei senatori del Pd, e in perfetta coerenza con il manifesto di Politica del Lavoro con cui il Pd nel 2008 ha preso il 33,3% dei voti alle elezioni politiche. Nel Pd non sono affatto isolato: la pensano come me non soltanto le due grandi minoranze che fanno capo a Walter Veltroni e a Ignazio Marino, ma anche diversi esponenti della maggioranza. A mia volta, però, chiedo a Orfini di studiarsi meglio il mio progetto di legge prima di rilasciare, su di esso, affermazioni avventate. Poi vorrei fare io una domanda a lui.

La faccia.
Ora che i senatori democratici hanno votato la fiducia al Governo Monti su di un programma che contiene idee molto vicine al mio progetto, che cosa intende fare? Li bollerà tutti come social-traditori?

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