LA NUOVA RESPONSABILE DEL LAVORO HA LA COMPETENZA E LE IDEE CHIARE PER SVOLGERE BENE IL COMPITO MOLTO IMPEGNATIVO CHE LA ATTENDE
Intervista a cura di Alessia Trivelli per l’agenzia di stampa Adn-Kronos, 17 novembre 2011 – Di Elsa Fornero v., in questo sito: Nell’estensione del sistema contributivo la soluzione del problema delle pensioni, pubblicato sul Sole 24 Ore del 19 agosto 2011; e L’autorevolezza che manca per l’intervento necessario sulla spesa pensionistica, pubblicato sullo stesso quotidiano il 24 giugno 2011
Una donna e una figura tecnica, come il resto della squadra del governo Monti. Come giudica la nomina di Elsa Fornero al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali?
La giudico molto bene. Innanzitutto perché Elsa Fornero è tra i massimi conoscitori del nostro sistema previdenziale e dei suoi costi. In secondo luogo perché condivido totalmente le sue proposte di riforma del sistema stesso e in particolare quella tendente a universalizzare il sistema contributivo di calcolo dei trattamenti pensionistici, estendendolo anche alla mia generazione.
A cosa dovrebbe dare la priorità, per quanto riguarda il mercato del lavoro e le pensioni, il nuovo governo, anche alla luce delle misure che il precedente esecutivo si è impegnato a varare rispetto alla Ue?
Mi sembra che su questo terreno non possiamo che accogliere l’invito che ci viene dall’Unione Europea e dalla Banca Centrale Europea: quello, cioè, a ridisegnare il nostro diritto del lavoro, almeno per i nuovi rapporti che si costituiranno da qui in avanti, secondo i principi della flexsecurity. Che significa, in estrema sintesi, coniugare il massimo possibile di flessibilità per le strutture produttive con il massimo possibile di sicurezza per le persone che lavorano: una sicurezza che non può più essere costruita sull’ingessatura dei posti di lavoro, ma su di una assistenza intensiva a chi perde il posto, nella fase di passaggio alla nuova occupazione, che dia continuità del reddito e investimento sul suo capitale umano, la sua professionalità.
Il primo capitolo del suo libro “Inchiesta sul lavoro” ha un titolo emblematico: “Come non diventare ministro del Lavoro e vivere felici”. Si parla del mestiere di politico e di quello dello studioso. Una distinzione quanto mai attuale oggi, con la formazione di un governo ‘tecnico’.
In quel capitolo sostengo che la buona politica non può limitarsi alla ricerca del consenso immediato, ma deve saper anche guidare il consenso verso gli obiettivi strategici di crescita del Paese; e deve saper, anche, costruire un ponte tra il consenso di oggi e quello di domani. Per questo occorre saper guardare lontano. Questa è la sfida che Mario Monti ha accettato. E credo che ci siano tutte le premesse perché riesca a vincerla.