UN COMMENTO ALLA PROPOSTA DI ELEVARE A 30 DIPENDENTI LA SOGLIA DIMENSIONALE PER L’APPLICAZIONE DELL’ARTICOLO 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI
Intervista a cura di Paolo Usinabia in corso di pubblicazione su Business People, novembre 2011
Come valuta questa proposta di legge, ritiene davvero che sia un adeguamento ai tempi?
Già negli anni ’80 Gino Giugni, che è giustamente considerato un padre dello Statuto dei Lavoratori del 1970, sostenne che occorreva aumentare la soglia per l’applicazione dell’articolo 18 da 16 a 80 o addirittura 100 dipendenti. Il problema, però, è che in questo modo si conserva il dualismo di disciplina fra imprese grandi e piccole. Per superarlo occorre un progetto organico, che – almeno per i licenziamenti determinati da motivi economici od organizzativi – sostituisca alla tecnica protettiva della reintegrazione una tecnica nuova, suscettibile di essere applicata anche ai lavoratori delle imprese più piccole.
Poter licenziare è meglio?
L’ideale è un sistema che coniughi il massimo possibile di flessibilità delle strutture produttive (la quale comporta, certo, anche la possibilità di licenziamento per motivi economico-organizzativi) con il massimo possibile di sicurezza del lavoratore nel mercato del lavoro. Il riferimento è ai migliori modelli di flexsecurity che ci sono offerti dai Paesi del nord-Europa.
Che fare in alternativa a questa proposta?
Non posso che rinviare al disegno di legge n. 1873, ispirato appunto ai principi della Flexsecurity, che ho presentato in Senato con altri 54 senatori di opposizione nel 2009, è stato in seguito fatto proprio da UdC, ApI, FLI e Italia Futura, e che ora sembra essere stato fatto proprio anche dal presidente del Consiglio Berlusconi. Sui suoi contenuti non posso che rinviare al mio sito e al mio libro che esce in libreria proprio in questi giorni: Inchiesta sul lavoro – Perché non dobbiamo avere paura di una grande riforma (Mondadori).