DOPO L’INTERVISTA AL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA MI STANNO PERVENENDO NUMEROSE LETTERE DI CALABRESI, ALCUNE CONSENZIENTI, ALTRE DISSENZIENTI. NELL’IMPOSSIBILITA’ DI RIPORTARLE TUTTE, NE PUBBLICO QUI UNA PICCOLA ANTOLOGIA CON ALCUNE BREVI RISPOSTE
In questa stessa sezione si trovano la mia lettera aperta al Presidente Loiero sugli stage promossi dal Consiglio regionale, la mia interrogazione parlamentare sullo stesso tema, le lettere dei tre Rettori delle Università calabresi e quella di uno studente che li contraddice, inoltre quella di un professore di Medicina di Catanzaro, e la mia intervista al Quotidiano della Calabria pubblicata il 9 febbraio 2009. Sulla vicenda dei “super-stage”, nella sezione “Scuola” una riflessione molto seria e pacata dell’Assessore PD al Bilancio e ai Trasporti della Regione Calabria.
Sommario:
1. – Lo sfogo di una cittadina che si sente tradita dalla Regione
2. – Lettere sui super-stage della Regione
2.1. – 113 stagisti in difesa dell’iniziativa del Consiglio regionale (con
risposta)
2.2. – “Hanno solo paura di perdere quel poco che hanno”
2.3. – “Credo che lei sia animato da un pregiudizio negativo contro la
la Calabria e i calabresi
2.4. – “Vergogna!”
3. – “Io credo che non ci possa essere alcun futuro per questa terra” (con mia
replica dissenziente)
1. – LO SFOGO DI UNA CITTADINA CHE SI SENTE TRADITA DALLA REGIONE
Egregio prof. Ichino, so che rivolgermi a Lei forse servirà a poco, lo consideri come lo sfogo di un’altra cittadina calabrese, anch’ella tradita, pur indirettamente, dalla Regione Calabria. Prendo spunto dalla Sua intervista di ieri, 9 Febbraio, su “il Quotidiano della Calabria”, riassuntiva della Sua critica al programma stage, delle risposte forniteLe dalle istituzioni regionali e dai rettori delle università calabresi, dalla lettera del prof. Parlato nonché dalla lettera dello stagista pubblicata sul suo sito. Ha ragione, qui in Calabria il problema é politico! La Regione è in mano ad una pletora di politici e burocrati che, senza distinzione di colore o “ideali”!!!!!, attraverso un rapporto di sudditanza legata ai bisogni, tiene in ostaggio noi cittadini. Lei ha presentato un’interrogazione parlamentare a proposito del programma stage che si sta svolgendo e che servirà solo a sperperare denaro pubblico in “specchietti per le allodole”, senza produrre nulla se non nuovo assistenzialismo e false illusioni. Perché, Le chiedo, non si interessa anche dei Voucher per l’Alta Formazione 2006-2007 e di che fine abbiano fatto tutti i fondi impegnati, visto che, dopo ben due anni dalla pubblicazione del bando e a master conclusi e conseguiti, sono stati erogati meno della metà del dovuto senza una spiegazione o qualsivoglia giustificazione? Perché, Le chiedo, non presenta un’interrogazione parlamentare al Ministro della Funzione Pubblica sul perché una P.A., alla quale viene inviata, in base alla legge sulla trasparenza 241/90, richiesta di chiarimenti sui motivi di tale erogazione più che dimezzata e richiesta di conoscenza del nominativo del Funzionario o Dirigente responsabile del procedimento e della valutazione, si arroga il lusso di non rispondere? Questa è la Calabria, prof. Ichino! E’ la Calabria degli sperperi e della protervia, dell’ignoranza arrogante, della supponenza, del servilismo e del vassallaggio, dei proclami altisonanti e delle promesse mancate, dei diritti negati. Ecco perché oggi i giovani scappano o, dopo aver studiato fuori regione, non ritornano! A questo proposito un politico di “spessore”, con carica istituzionale, con ulteriore sperpero di denaro pubblico, affida o affiderà all’Unical il compito per lo studio delle cause di questo esodo emorragico. Se non ci fosse da piangere, si potrebbe ridere di questo! Grazie per la cortese attenzione che vorrà riservarmi, la saluto,
Fernanda Bilanzuoli
San Giovanni in Fiore, 10 febbraio 2009
Grazie a lei, Fernanda.
2. – LETTERE SUI SUPER-STAGE DELLA REGIONE
2.1. – 113 STAGISTI IN DIFESA DELL’INIZIATIVA DEL CONSIGLIO REGIONALE
A proposito di stage “pieni di soldi e vuoti di formazione”…, a proposito della totale vacuità della formazione impartita ai “superstagisti” del Consiglio Regionale della Calabria…, e soprattutto a proposito di uno studente coraggioso…
… a proposito di tutte queste cose, pare sia proprio giunto il momento che noi stagisti – o, dir si voglia, corsisti del Programma Stages, beneficiari del voucher del Consiglio Regionale della Calabria, cervelli in fuga, o qualsiasi altra più o meno fantasiosa etichetta volta per volta impressaci – esprimiamo il nostro punto di vista su una vicenda di cui in molti, forse troppi, stanno parlando fuorché i diretti interessati.
A tal fine avremmo per vero gioco facile a richiamare in questa sede le garbate e quanto mai puntuali riflessioni svolte qualche giorno fa dai tre Rettori degli Atenei calabresi coinvolti nell’iniziativa del Consiglio Regionale e racchiuse in una lettera inviata all’On.le Senatore Pietro Ichino, che, come è noto, è senza dubbio il più autorevole sostenitore di quella che è ormai, a ben vedere, diventata un’autentica campagna anti-stages del Consiglio Regionale della Calabria.
Allo stesso modo, poco prima, avremmo potuto senza sforzo accodarci alle esaustive e pregnanti risposte fornite al noto giuslavorista sul nascere della polemica dal Presidente del Consiglio Regionale della Calabria On.le Giuseppe Bova, tra gli ideatori ieri, e oggi tra i più strenui difensori, dell’encomiabile iniziativa che ci vede personalmente coinvolti.
Potendo poi contare su un folto gruppo di validi giuristi (sic! “giuristi”, non semplici laureati in giurisprudenza), avremmo anche potuto decidere di contestare punto a punto la fondatezza delle fragili argomentazioni “in diritto” addotte dal Senatore a sostegno della interrogazione parlamentare dallo stesso presentata lo scorso 15 gennaio ai Ministri del Lavoro, della Funzione pubblica e delle Politiche Comunitarie “sulla vicenda dei super-stage calabresi”.
Avremmo potuto fare tutto questo [ma perché non lo avete fatto? Sarebbe stata la cosa più utile, per non restare sul terreno delle recriminazioni generiche! – n.d.r.], indignandoci in particolare per lo sconsolante quadro delineato dal prof. Ichino in uno dei passi maggiormente carichi di significato della citata interrogazione, là dove, nella consueta forma interrogativa indiretta propria di questa tipologia di atti, insinua persuasivamente il dubbio nei Ministri destinatari che “in questa iniziativa si manifesti un antico e mai superato difetto delle politiche del lavoro, praticate da decenni nel nostro Mezzogiorno, … che contribuiscono ad alimentare il circolo vizioso del mercato del lavoro meridionale, tra sovradimensionamento e inefficienza delle amministrazioni pubbliche … sfiducia dei giovani nella possibilità di trovare occupazione nelle strutture stesse e orientamento dei giovani stessi a privilegiare, nelle loro strategie, la ricerca del posto fisso in strutture pubbliche sovradimensionate come unica alternativa all’emigrazione”.
Uno scenario sconfortante, reso ancor più torbido dalla paventata (sempre dal Senatore) possibilità che al termine del biennio si rivendichi da parte nostra il diritto ad una “sanatoria”, per mezzo di cui conseguire una indebita stabilizzazione all’interno delle amministrazioni ospitanti, in barba alle prescritte procedure concorsuali e nel solco di una asserita deprecabile prassi perfettamente in linea con i più risalenti preconcetti in materia di politiche occupazionali praticate nel Mezzogiorno d’Italia.
Finora non lo abbiamo fatto, o forse non nel modo giusto. Probabilmente perché sin qui era mancata in noi la percezione, che però giorno dopo giorno ha preso sempre maggior forma, di essere nostro malgrado incappati nel bel mezzo di un vorticoso contrasto politico che con gli stages non sembra proprio avere nulla a che vedere.
Conferma sembra ne sia data dal trasversale interessamento recentemente manifestato sulla vicenda anche da parte di personaggi di estrazione politica ben diversa rispetto a quella del Senatore Ichino, che hanno frettolosamente adombrato qualche ulteriore riserva sull’ortodossia dell’utilizzo di un così consistente flusso di fondi comunitari per gli stages calabresi.
Ed allora, vien da chiedersi, siamo proprio certi che dietro l’insistente campagna denigratoria promossa dall’illustre accademico – con il prezioso avallo di un (leggasi UN) anonimo e sedicente collega – non si nasconda, invece, una più plausibile manovra volta a perseguire ben altri fini, sulla cui natura peraltro sarebbe da parte nostra allo stato quanto meno incauto formulare ipotesi?
Dubbio legittimo, se sol si pone mente alla circostanza che ad essere ingiustamente incriminata è una delle poche iniziative del nostro Consiglio Regionale – non ce ne vogliano gli odierni ed autorevoli rappresentanti dell’Assemblea – su cui si è registrato subito un apprezzamento quanto mai ampio, trasversale e condiviso. Apprezzamento scevro da condizionamenti politici e soprattutto espresso dalla stessa opinione pubblica, grata alla classe politica locale di aver fatto finalmente qualcosa per i giovani di questa regione, impiegando in larga parte denaro sin qui speso per mantenere i ben noti e odiosi privilegi della “casta”.
Ci sia consentito ancora spendere una breve riflessione sui contenuti dell’attività che stiamo svolgendo in seno a questa discussa iniziativa. Non fosse altro per tentare di offrire, a quanti oramai appassionatamente seguono le puntate di questa inedita telenovela dai canali preferenziali dei siti web del senatore e della Repubblica degli stagisti, un’immagine diversa rispetto a quella fortemente falsata descritta da uno “studente coraggioso” partecipante all’iniziativa (così definito sul primo dei menzionati siti). Talmente coraggioso, da fare espressa richiesta di aver garantito il riserbo sulla sua identità, forse temendo il rischio di rappresaglie (siamo in Calabria, no?), o forse più plausibilmente di perdere il compenso mensile di 900 € datoci dal Consiglio Regionale, stante la stridente contraddizione logica tra quanto dal medesimo riferito e la possibilità di proseguire nell’iter formativo che ci attende.
Senza indugiare oltre su questa discutibile presa di posizione, che forse avrebbe dovuto più coerentemente suggerire al suo autore l’opportunità di rinunciare al voucher, onde evitare l’aggravamento delle conseguenze del “danno di formazione, professionale e contrattuale” che egli asserisce di aver subito a causa della frequentazione della fase iniziale del programma, non possiamo allora che ribadire oggi quanto con esemplare chiarezza è stato di recente affermato dai tre Magnifici Rettori delle Università calabresi, nel sottolineare ancora una volta la carica di forte innovatività sottesa a questa esperienza promossa dal Consiglio Regionale. Unica nel suo genere non soltanto nel panorama calabrese ma a livello nazionale, non risultando in atto simili iniziative in nessuna regione d’Italia.
Da parte nostra, in definitiva, si stenta a comprendere le ragioni di un simile accanimento contro l’apprezzabile idea di fondo che anima il Programma Stages, volto in ultima analisi ad incentivare la residenzialità delle giovani e più brillanti intelligenze di questa regione attraverso un percorso strutturato su moduli di formazione e di lavoro presso pubbliche amministrazioni locali.¦lt;br /> Qualsiasi altra considerazione rischierebbe a questo punto di apparire superflua, esaurendosi in un inutile doppione delle condivise affermazioni spese dai Rettori in difesa di questo ambizioso Progetto, certamente perfettibile per il futuro, ma integrante al momento una delle poche risorse tangibili cui tanti giovani e validi ragazzi calabresi stanno attingendo per perfezionare il proprio bagaglio culturale e professionale, scongiurando, almeno per ora, il rischio di dover abbandonare la Calabria in cerca di più stimolanti prospettive lavorative.
Lettera firmata da Anna Alessio e 112 altri stagisti – 9 febbraio 2009
Nella vostra lettera non trovo un solo argomento di merito, sulla vicenda di cui stiamo discutendo, tranne questo: che l’iniziativa del Consiglio regionale calabrese cui state partecipando è unica al mondo nel suo genere. Forse è il caso che vi chiediate se questo costituisca una garanzia di eccellenza, oppure invece un pessimo segno. (p.i.)
2.2. – “HANNO SOLO PAURA DI PERDERE QUEL POCO CHE HANNO”
Egregio Senatore Ichino, sono tra i vincitori del voucher formativo bandito dal Consiglio Regionale, tanto discusso in questi mesi. […] Lei ha tutto il mio pieno sostegno. […]¦lt;br /> Non badi alle critiche dei miei colleghi, mi creda è pura e semplice paura di perdere quel poco che hanno. Io ho sentito i commenti della maggior parte di coloro che adesso l’attaccano e mi creda prima erano molto d’accordo con le sue parole. Io penso che abbiano solo paura che Lei con i suoi interventi blocchi il programma, per non considerare tutti quelli che sono appoggiati politcamente e che quindi hanno tutti gli interessi ad attaccarla.
Resto a sua completa disposizione per eventuali chiarimenti o altro.
Cordiali Saluti
Lettera firmata
2.3. – “CREDO CHE LEI SIA ANIMATO DA UN PREGIUDIZIO NEGATIVO VERSO LA CALABRIA E I CALABRESI”
Gentile senatore Ichino,
mi permetto di scriverle questa lettera a seguito dei suoi numerosi interventi riguardo il “Programma Stages”, avviato quest’anno, per la prima volta, dalla Regione Calabria. Come è noto, l’iniziativa nasce in attuazione delle leggi regionali del 2004 e del 2007. Il progetto ha ricevuto un plauso pressoché unanime dal mondo politico ed istituzionale calabrese e non, se è vero, come è vero, che altre Regioni prevederebbero l’opportunità di replicare nel proprio ambito territoriale un’esperienza simile. Le avrei voluto scrivere già all’epoca dell’interrogazione parlamentare da lei presentata, perché mi sembrava che questa fosse fondata su troppi pregiudizi e luoghi comuni: a distanza di un mese, constatando la sua ostinazione nel sottolineare come questa esperienza non possa che nuocere alla nostra professionalità, credo che, per quanto poco possa valere, è bene che lei consideri anche la mia modesta opinione e non solo quella del “coraggioso” collega anonimo che denuncia e che al tempo stesso scredita il pensiero degli altri vincitori che avevano per primi risposto con una lettera alla sua iniziativa, perché ritenuti omertosi e “conniventi” con il perverso sistema politico-clientelare calabrese. Io, da persona libera e non “schiava” di qualsivoglia legame di natura clientelare, le posso testimoniare la mia esperienza, dicendole per prima cosa che quanto riportato dalla inchiesta, approssimativa e assolutamente parziale, condotta dal “Corriere della Sera” non risponde a verità. Infatti, ad avviso della giornalista Giusi Fasano, beneficiari di questo voucher sarebbero soprattutto professionisti (avvocati, commercialisti, ingegneri etc.) che hanno abbondantemente passato la trentina e che partecipano a questo stage giusto per arrotondare gli stipendi percepiti per la loro occupazione principale. Mi duole dirle che le cose non stanno proprio così: pensi che io, nella graduatoria di merito, mi sono piazzato nelle ultime posizioni perché a parità di punteggio (basato sui titoli, voti di laurea, pubblicazioni) ad essere privilegiata era l’età; ben dieci persone, dunque, a parità di punteggio, mi hanno sopravanzato perchè più giovani del sottoscritto. Dimenticavo di dirle che al momento della presentazione della domanda avevo compiuto da poco 27 anni. Ritenere quindi che questa iniziativa fosse appannaggio pressoché esclusivo di professionisti ultratrentenni già in possesso di una occupazione o di un’attività propria, è quanto di più parziale e scorretto si possa affermare; la classica ricerca del colpo giornalistico ad effetto, ottenuto senza il minimo tentativo di avviare una corretta inchiesta prima della pubblicazione: se questa è deontologia, allora io, da giornalista pubblicista, non ho capito molto della professione in argomento!
Venendo alla sua interrogazione, e alle successive interviste rilasciate, beh credo che in molte delle sue posizioni ci sia una buona dose di pregiudizio e di sottovalutazione delle capacità intellettive di noi “cervelloni” (altro termine di cui si è abusato da più parti in questi giorni, quasi in segno di scherno oserei dire). In base a quale ragionamento lei ritiene che, al termine dell’esperienza formativa, ci sarà una pressione per sanare le posizioni pendenti e per ottenere un’assunzione a tempo indeterminato presso le pubbliche amministrazioni? Le è stato già risposto, nella lettera dei colleghi, che anche in Calabria, ai pubblici uffici, si accede tramite concorso: non penso si possano fare eccezioni per noi, pur essendo “supercervelloni”. Lei insiste anche sul fatto che in tutte le nostre pubbliche amministrazioni non ci siano opportunità di arricchimento da un punto di vista professionale: visto che questa affermazione ricorre spesso nei suoi interventi su internet o sulla carta stampata, piacerebbe sapere anche a me sulla base di quali esperienze e dati di fatto fondi la sua opinione. Di più, ritiene che solo le P.A. calabresi siano arretrate, da un punto di vista dell’innovazione amministrativa, oppure è un problema estensibile al resto d’Italia? Veda, quando lei dice che noi stagisti dovremmo prendercela con la Regione o con le nostre Università perché “traditi nelle legittime aspettative di acquisizione di capacità professionale” credo che sottovaluti una volta di più la nostra capacità di discernimento: tutti noi siamo calabresi residenti in Calabria da una vita; sappiamo anche troppo bene quali sono le cose che vanno e che non vanno nel nostro sistema politico-istituzionale. Io credo che ciascuno di noi abbia consapevolmente intrapreso questa strada ritenendo che, nella peggiore delle ipotesi, ci sarà un arricchimento delle proprie esperienze e una misurazione concreta del livello di competitività e di efficienza delle nostre amministrazioni. Lei dice che “che gli stage, lungi dall’incrementare la professionalità dei giovani interessati, hanno l’effetto di male orientarli nel mercato, al contempo disincentivando la ricerca seria da parte loro di un’occupazione produttiva”; come funziona il mondo del lavoro, senatore Ichino, non devo certo spiegarglielo io, tuttavia: ha mai provato a spulciare fra gli annunci delle aziende che si trovano sui quotidiani o su internet? Converrà con me che in molti di essi uno dei requisiti fondamentali richiesti è l’esperienza, biennale o addirittura triennale, maturata nel settore. Ora, se questa esperienza non si ha mai la possibilità di poterla fare sul campo, mi sa dire lei come si potrà rientrare nei parametri fissati dalle aziende per essere ritenuti all’altezza dell’occupazione? Ho letto che lei si batte per l’introduzione della flexsecurity, ispirata al modello danese, nel nostro mercato del lavoro: io trovo che questa sia una battaglia giusta, finalizzata alla creazione di un sistema lavorativo in cui gli uffici del lavoro svolgano appieno una funzione di supporto e di accompagnamento del disoccupato in un processo di formazione professionale teso al raggiungimento di un obiettivo di piena occupazione. Io ritengo che il nostro mercato del lavoro sia ingessato da una serie di fattori che lei ben conosce e dei quali si è molto occupato in passato: non penso che lo stage organizzato dalla Regione Calabria sia la causa dei nostri mali o l’ennesima illusione destinata a lasciare sulla nostra pelle cicatrici profonde; credo che ciascuno di noi abbia la consapevolezza e la maturità necessaria per comprendere come stiano realmente le cose nel nostro Paese. In conclusione, pur non mettendo in dubbio la sua buona fede e la dedizione con cui ha affrontato la questione, credo che molte delle premesse da cui parte il suo ragionamento siano sbagliate e viziate da una serie di luoghi comuni <<sul calabrese sfaticato che vuole campare di assistenzialismo>>. Faccia un’indagine concreta, senatore: si accorgerà di sicuro che la realtà calabrese è molto più complessa di come lei abbia inteso rappresentarla nella sua interrogazione parlamentare.
9 febbraio 2009
P.S. Due parole anche sul collega che le ha inviato la lettera: a me sta bene che lui (o lei) sia rimasto anonimo e che abbia manifestato il suo punto di vista (seppur molto discutibile); quello che non mi sta bene è che egli tacci di codardia e connivenza tutti i colleghi che hanno inteso manifestarle, tanto con la lettera inviatele per tramite del blog larepubblicadeglistagisti quanto con le interviste rilasciate al settimanale Terra di Canale 5, il loro pensiero riguardo lo stage. Ognuno di noi dovrebbe parlare per sé e sulla base delle proprie idee; poi magari, secondo il suo metro di giudizio, chi denuncia è un eroe e chi non lo fa è un “pecorone” legato a chissà quale carrozzone politico, ma tuttavia lei deve sapere che i diversi punti di vista hanno pari dignità e non per forza chi va controcorrente è depositario della verità assoluta. Il “coraggioso” collega anonimo dice che i corsi di formazione gestiti dalle università sono stati una farsa: in realtà, parlando a titolo squisitamente personale, credo che in molte di queste lezioni ci siano stati spunti interessanti: si sono toccati diversi aspetti del diritto amministrativo (dalla legge 241/90 sulla riforma del procedimento, alle varie tipologie di atti, provvedimenti, ed accordi che le P.A. possono adottare), della contabilità pubblica, del diritto privato applicato alle attività della P.A., del diritto del lavoro. Io ritengo che, a prescindere dall’esito dell’esperienza formativa che avrò l’occasione di fare sul campo, in questi mesi di corso ho acquisito elementi e nozioni che non avevo approfondito prima: da un punto di vista strettamente culturale, basterebbe questo per sentirmi soddisfatto; magari poi vale di più il parere del collega e allora questi corsi sono stati un inno al pressappochismo e non sono serviti a niente; come suol dirsi De gustibus non disputandum est: in fondo è tutta una questione di opinioni differenti.
Non penso affatto che questi stage siano “la causa di tutti i mali” del nostro mercato del lavoro: penso soltanto che non siano il modo giusto per affrontarli, quei mali. (p.i.)
2.4. – “VERGOGNA!”
Egregio Senatore Ichino,
sono anch’io una “superstagista”, come Lei ha definito i vincitori del “Programma Stages” indetto dal Consiglio Regionale. Appoggio pienamente la sua battaglia, poiché tutto quello che Lei finora ha detto corrisponde, a mio giudizio, ad assoluta verità. Come appoggio e sposo in toto tutte le parole che il collega, che mi ha preceduto, le ha scritto sulla lettera che Lei ha pubblicato sul suo sito. Faccia mia ogni sua singola parola. Io ho studiato fuori e sono rientrata in Calabria solo da qualche anno. E’ difficile riadattarsi ad un sistema così marcio, dopo aver vissuto tanti anni fuori, ma nella mia terra ci sono i miei affetti più cari ed ho cercato di reinserirmi. Ho cominciato a pensare anch’io: “Se tutti ce ne andiamo che ne sarà della nostra Regione?”. Si è presentata poi l’occasione di questo voucher formativo, a cui ho partecipato con molto entusiasmo. Sembrava un progetto innovativo, che finalmente valorizzava noi giovani e ci inseriva nel mondo del lavoro. Solo un’altra illusione, prontamente smentita fin dall’inizio dei corsi di formazione (non so nemmeno se si possono definire tali). E’ possibile definire formazione due soli giorni di ogni diversa materia? Come si può in due, quando non in un solo giorno, avere una formazione di diritto amministrativo, bilancio pubblico, politiche comunitarie e via dicendo? Per non parlare del corso d’inglese e di quello d’informatica! Così ora mi domando: “Ma se rimango, che ne sarà di me?”. Già me lo chiedo da tre mesi, da quando ho aperto gli occhi sull’inutilità dei corsi, da quando ci è stato riferito che il compenso non sarebbe stato più di 1.000 euro al mese, come elogiato in tante manifestazioni, ma di 670 euro (ancora non è sicuro che ce ne diano 900), da quando si è scoperto che per la maggior parte di noi nessun profilo richiesto dagli enti era idoneo al nostro percorso di formazione. E allora mi permetta di gridare “Vergogna”. Vergogna per come è stato gestito (male) tutto il programma, vergogna per chi ha organizzato i corsi (inutili) di formazione, vergogna per chi non ha considerato che il compenso di 1000 euro per legge doveva essere tassato, vergogna per chi doveva provvedere alle assegnazioni e ancora non lo ha fatto. Già, perché in questo momento noi “migliori giovani laureati” ci ritroviamo a casa ad attendere che qualcuno si degni di informarci quando dobbiamo cominciare a lavorare e in quale ente. Beh, forse dovendo lavorare negli enti pubblici calabresi la vera “formazione” risiede proprio nell’imparare ad oziare a casa, prendendoci comunque lo stipendio. Infondo, non doveva essere di certo il ministro della Funzione Pubblica Renato Brunetta a dirci come (non)funziona il nostro sistema pubblico. E’ incredibile come dopo quasi 4 mesi dall’inizio del programma non siano stati in grado di procedere con le assegnazioni. Una domanda mi sorge spontanea: “Ma la fuga dei cervelli la volevano bloccare o accelerare?”. Lei ha avanzato proposte molto interessanti, ma io voglio farne un’altra. Perché, essendo considerati le “eccellenze della Calabria”, non ci inseriscono nel Consiglio Regionale, dove sembrano esserci tanti incompetenti che non sanno nemmeno che per legge uno stage non può durare più di 12 mesi, così da migliorare l’intero sistema calabrese? Qualcuno potrà pensare che finora siamo stati zitti perché tutto ciò ci faceva comodo. Non è così. Abbiamo più volte lamentato il nostro disagio a chi di competenza, soprattutto per quanto riguarda i corsi di formazione, eppure non solo non è servito a nulla, ma qualcuno, di cui preferisco non fare il nome, ha persino avuto il coraggio di dire che dovevamo “essere grati” al Consiglio Regionale per questa opportunità offerta e che era inutile lamentarsi perché non saremmo stati di certo noi a cambiare il sistema. Ancora una volta mi consenta di gridare “Vergogna”. Oltre al danno anche la beffa. Attualmente non abbiamo niente tra le mani. Abbiamo firmato una sorte di convenzione di cui non abbiamo nessuna copia e non sappiamo se questa, ai fini legali, abbia validità. Non sappiamo che sorte di rapporto avremo con l’ente, perché nessuno riesce a spiegarcelo. Nel frattempo, ci hanno obbligato a licenziarci dai nostri precedenti lavori, senza darci nessuna garanzia né sul reale compenso né sulla destinazione dell’ente, nella consapevolezza che fra due anni saremo nuovamente disoccupati. Si sorprende che tra i banchi dell’opposizione regionale regni il silenzio? Senatore come fa a sorprendersi se l’ideatore di questo progetto è proprio l’Onorevole Roberto Occhiuto, capogruppo Udc in commissione Finanze della Camera dei deputati, che, per carità, magari aveva tutte le buone intenzioni, ma poi sembra che non si sia più interessato della vicenda.
Sono pronta a combattere con lei, anche esponendomi se necessario. Ogni battaglia che potrà servire a cambiare in meglio la mia terra mi vedrà in prima linea.
Lettera firmata
Grazie del suo sostegno. Compito della buona politica è unire tutte le persone che, come lei, vogliono reagire alle cose che non vanno e dar loro un obiettivo realizzabile. Proviamoci insieme. (p.i.)
3. – “IO CREDO CHE NON CI POSSA ESSERE ALCUN FUTURO PER QUESTA TERRA”
Egregio Professore,
In quanto calabrese mi sento un animale raro, anzi, rarissimo, in via di estinzione, perché uomo libero da ogni condizionamento che non esita in questa terra disgraziata ad esprimere liberamente le proprie opinioni ed i propri convincimenti.
Le scrivo perché ho letto l’articolo pubblicato sul Quotidiano della Calabria sulla vergognosa vicenda dello “stage dei cervelloni”. Conoscevo già il caso, che ho avuto modo di commentare in passato con i miei amici con considerazioni analoghe alle sue, ma non avrei mai pensato che si potesse cadere così in basso: sono rimasto esterrefatto dalla reazione dei rettori!
Questa è la conferma dell’estremo degrado in cui versa questa povera terra, dominata da una classe dirigente mediocre imposta dalle segreterie nazionali dei partiti di ogni colore: destra, centro, sinistra.
Ecco perché anche l’opposizione se ne sta quieta quieta, perché sono tutti della stessa pasta, coinvolti in modo trasversale nelle nefandezze dispensate a piene mani (le ricordo a tal proposito la sanatoria dei portaborse in cui erano coinvolti tutti, da Rifondazione Comunista ad Alleanza Nazionale).
Io credo che non ci possa essere alcun futuro per questa terra, perché anche gli enormi sforzi fatti da pochi illuminati vengono vanificati dal potere dei partiti a livello romano: per avere conferma di ciò basta informarsi attraverso la cronaca locale su quanto sta avvenendo per l’elezione dei “nuovi” quadri dirigenti del PD. Una vera vergogna, vecchi arnesi della peggiore politica si scontrano con metodi leciti (pochi) e illeciti (molti) per impadronirsi del potere e continuare a dominare in questo regione ancora allo stato medioevale.
Nel PdL, partito in cui mi piacerebbe riconoscermi, c’è una situazione del tutto analoga, sempre favorita dalle segreterie romane.
Credo comunque che anche lei abbia già avuto modo di constatare quanto sia difficile bene operare e che i primi nemici stanno soprattutto all’interno del proprio schieramento; i mediocri hanno una dote sconosciuta alle persone per bene: riescono sempre ad aggregarsi e ad alzare gli steccati per isolare quanto possano dare loro fastidio!
Scusi lo sfogo. La saluto cordialmente,
Guido Nardo
Vibo Valentia – 14 febbraio 20
Anni fa ho svolto davanti al Tribunale di Reggio Calabria, poi davanti alla Corte d’Appello, una difesa impegnativa in una causa relativa a gravi episodi di malaffare. I testimoni venivano intimiditi; e vennero fatti tentativi pesanti di intimidazione anche nei miei confronti, addirittura con l’invio di missive minacciose a mia Madre e a una collaboratrice del mio Studio (al loro domicilio: entrambe, come me, risiedono a Milano). Una sera, arrivando a Reggio in albergo, per l’udienza che si sarebbe svolta il giorno successivo, trovai alla reception una lettera anonima che recitava così: “Benvenuto in terra calabra al prof. Tacchino” (come dire: “sappiamo dove alloggi: bada a te”). Però, nonostante tutte le pressioni, le prepotenze e le intimidazioni, i testimoni hanno testimoniato, gli avvocati hanno svolto con impegno fino in fondo le loro difese, e i giudici hanno reso la loro decisione in modo ineccepibile. Quella vicenda mi ha dato l’immagine di una Calabria viva e sana, in cui c’è – eccome! – un tessuto civile fortemente dotato di senso civico, ci sono gli anticorpi contro il malaffare: persone capaci di rischiare qualche cosa in nome della giustizia, non disposte ad arrendersi davanti alla prepotenza. Quando questo c’è, non si deve perdere la speranza: su quella base si deve costruire. Se il tessuto civile calabrese è in grado – come lo è – di non chinare la testa davanti alla malavita organizzata, a maggior ragione dobbiamo avere fiducia che esso sia in grado – se incoraggiato dalla buona politica – di opporre il dovuto rifiuto all’opportunismo, di protestare contro episodi che possono qualificarsi soltanto in termini di scarso rigore amministrativo, di non rassegnarsi all’inefficienza, di voltar pagina rispetto alla cultura dell’assistenzialismo. Certo, occorre dare voce a questa parte – largamente maggioritaria – del popolo calabrese; questo è il compito delle persone come lei: guai se queste persone perdono la speranza! (p.i.)