NON SI PUÒ PROTESTARE CONTRO LE INGERENZE DELLE GRANDI AGENZIE INTERNAZIONALI NELLA NOSTRA POLITICA ECONOMICA E NELLO STESSO TEMPO OPPORSI A UNA POLITICA DI RIGORE DI BILANCIO
Editoriale telegrafico per la Newsletter n. 167, 19 settembre 2011
La vecchia sinistra denuncia il fatto che Paesi come la Grecia, l’Italia e la Spagna sono espropriati della loro sovranità nazionale dai mercati finanziari internazionali (Liberazione e il Manifesto tutti i giorni che Dio manda in terra); ma nel contempo definisce “ridicola” (così, letteralmente, Silvano Andriani su l’Unità dell’11 settembre) l’idea di inserire nella Costituzione – come ha fatto in questi giorni la Spagna, con voto bi-partisan – una regola che vincoli lo Stato a un rigore strutturale nel proprio bilancio: si sostiene che questo impedirebbe allo Stato di prendere a prestito il denaro necessario per stimolare la crescita. La vecchia sinistra dimentica che per prendere a prestito denaro gli Stati hanno bisogno della fiducia dei mercati finanziari internazionali. E che per conquistarsi quella fiducia – oltre che per restare coerenti col disegno di costruzione dell’Unione Europea – occorre avere un bilancio stabilmente in ordine.