LA SENTENZA DEL GIUDICE SUI LICENZIAMENTI DI MELFI

NEL PROVVEDIMENTO SOMMARIO DELL’ESTATE SCORSA ERANO GIÀ INDICATI I POSSIBILI MOTIVI SU CUI ORA SI FONDA LA CONVALIDA DEL LICENZIAMENTO

Dichiarazione rilasciata all’Agenzia Adn-Kronos, 15 luglio 2011 – In argomento v. anche la mia Lettera sul lavoro pubblicata dal Corriere della Sera il 23 agosto 2010

Scarica il testo della sentenza del Tribunale di Melfi – prima parte

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Come giudica la sentenza del giudice del lavoro di Potenza che ha accolto il ricorso della Fiat contro il reintegro dei tre operai dello stabilimento di Melfi  che erano stati licenziati dall’azienda perché accusati di aver sabotato la produzione nel corso di uno sciopero, e che ribalta il verdetto di primo grado?
In realtà nell’estate dell’anno scorso non c’è stato un “verdetto di primo grado”, ma soltanto un decreto provvisorio, emanato dal giudice sulla base di un’istruttoria sommaria. Già nella motivazione di quel provvedimento il Tribunale aveva avvertito che sarebbe stata necessaria un’istruttoria accurata per accertare se effettivamente nel comportamento dei lavoratori in sciopero potessero configurarsi atti volti a impedire il lavoro dei non scioperanti, o comunque a bloccare il funzionamento di impianti che avrebbero altrimenti potuto funzionare nonostante lo sciopero. Il giudice ora ha ritenuto che l’esito della lunga e complessa istruttoria svolta confermi la fondatezza della contestazione disciplinare mossa dall’azienda, in particolare anche e soprattutto per quel che riguarda la volontarietà del comportamento contestato. Nella valutazione circa la gravità della mancanza occorre tenere conto delle circostanze e quindi, in particolare, della necessità di impedire che una minoranza sindacale possa imporre le proprie scelte alla maggioranza.

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