UN NUOVO CAPITOLO DELL’INCREDIBILE VICENDA, CHE METTE IN LUCE UNA DELLE CAUSE MAGGIORI DEL SOTTOSVILUPPO DI QUESTA REGIONE
La notizia e il commento di Eleonora Voltolina, direttore del sito Larepubblicadeglistagisti, 14 luglio 2011 – Segue la mia intervista a cura di Ilaria Mariotti, giornalista dello stesso sito – In argomento v. in precedenza il mio commento Errare humanum, perseverare diabolicum; e le mie due interrogazioni in merito ai 500 superstages attivati due anni or sono: la n. 3-00480 del 15 gennaio 2009 e la n. 4-02662 del 9 febbraio 2010
IL COMMENTO DI ELEONORA VOLTOLINA
Il ‘programma stage‘ – dopo la fase in cui era stato ribattezzato ‘programma voucher‘ proprio per coprirne gli aspetti più controversi dietro la facciata di un nome diverso – sarà prorogato fino al 31 agosto 2012, «con un investimento di 3 milioni e 670 mila euro, di cui 2 milioni 120 mila a carico del bilancio regionale», fa sapere in un comunicato il Consiglio. Per Talarico «dovranno poi essere i soggetti istituzionali, dove i giovani svolgono attività di stage, a dover decidere sul futuro dei 367 laureati calabresi». Dunque, a partire dal primo settembre 2012, la Regione se ne laverà le mani. È Scopelliti a ribadire – con toni perfino polemici durante la conferenza stampa – che «tra un anno non vi sarà alcuna proroga e la regola d’accesso alla pubblica amministrazione avrà un’unica via, quella del concorso pubblico, che garantisce tutti e consentirà a ogni laureato pari opportunità». E allora perché una proroga che allunga di altri 12 mesi, per un totale di 36, uno stage che già era fuori norma prima di questo nuovo provvedimento? E che adesso vedrà coinvolte persone di più di quarant’anni (se nel 2008 ne potevano avere fino a 37), che si ritroveranno ancora inquadrate in tirocini con ogni probabilità privi di sbocchi professionali. In primis perché le amministrazioni pubbliche calabresi – a cui peraltro è stato promesso un bonus di 10mila euro triennali per ogni assunzione – non hanno dimostrato né fabbisogno di personale né hanno probabilmente la liquidità necessaria per indire concorsi, e in secondo luogo perché è difficile credere che la formazione ricevuta presso questi enti abbia fornito un know how spendibile su un mercato del lavoro davvero competitivo, magari come quello privato.
LA MIA INTERVISTA PER IL SITO LAREPUBBLICADEGLISTAGISTI
Professor Ichino, che cosa pensa dell’ennesima proroga concessa dal Consiglio regionale calabrese ai “super-stagisti”?
È una cosa desolante. In quella regione cambiano le maggioranze, ma non cambia la mentalità assistenzialistica bi-partisan, che è una delle cause del sottosviluppo della regione stessa. La politica calabrese ha una responsabilità gravissima nel circolo vizioso che condanna la regione alla povertà. Ma la cosa più impressionante è l’inerzia di quei 360 giovani, che dovrebbero invece essere i più svegli e più intraprendenti.
Perché impressionante?
Perché, sulla base delle loro lauree a pieni voti e con lode ci si sarebbe potuto aspettare da loro che avessero almeno un pò di orgoglio, di sicurezza di sé nel mercato del lavoro, di idee sul come promuovere lo sviluppo della loro terra. Invece sono lì da tre anni aggrappati alla speranza di una qualche stabilizzazione ope legis, quindi sostanzialmente di un intervento assistenziale. Sembrano non rendersi conto di essere una contraddizione vivente.
Quale contraddizione?
Sostengono di essere i migliori, i più bravi. Dovrebbero dunque essere quelli che meno di tutti hanno bisogno di assistenza. Invece adducono il loro voto di laurea come titolo di precedenza rispetto agli altri per ottenere assistenza pubblica. Se hanno diritto all’assistenza i 110 e lode, che cosa dovrebbero chiedere tutti gli altri? E la cosa incredibile è che il Governo regionale esprime comprensione di fronte a questa pretesa contraddittoria.
Ma loro obiettano, per un verso, che è interesse della Calabria trattenerli; per altro verso che la loro unica speranza di lavoro in Calabria risiede nella possibilità di un posto nelle amministrazioni pubbliche.
È proprio qui che sbagliano di grosso. Non si accorgono che l’epoca dello Stato-mamma è finita, non traggono alcun insegnamento da quello che sta accadendo in Grecia. Non capiscono che l’unica speranza di sviluppo economico e di crescita dell’occupazione sta nella capacità della loro regione di attirare investimenti da fuori, quindi nella capacità dei calabresi di cercare nuovi piani industriali in giro per il mondo e negoziarne l’insediamento in Calabria, mostrando di essere loro i primi a crederci, essendo quindi disposti anche a scommettere qualche cosa di loro su questi piani.
Più facile a dirsi che a farsi.
Abbiamo una infinità di esempi, anche vicini a noi, di regioni depresse che sono riuscite o stanno riuscendo a decollare in questo modo. E non solo nell’Europa orientale. Non c’è un solo motivo ragionevole per cui il nostro Mezzogiorno non debba o non possa proporsi di imitare quegli esempi, rimboccandosi le maniche per sperimentare questa via. I calabresi non sono obbligati a farlo; ma se scelgono di non farlo, devono sapere che il salvagente dell’assistenza pubblica non c’è più: l’unica alternativa all’essere loro a ingaggiare bravi imprenditori disposti a investire nella loro terra è recarsi loro dove c’è chi è interessato a ingaggiarli.