RISPOSTA A GASBARRI: OCCORRE PIU’ TRASPARENZA NELLE AMMINISTRAZIONI DEL SENATO E DEI GRUPPI

 LA MIA DENUNCIA NON È CERTO RIVOLTA CONTRO IL GRUPPO PD, MA CONTRO UN SISTEMA INSTAURATO 18 ANNI FA E COLTIVATO DA ALTRI – GLI AMMINISTRATORI DEL GRUPPO PD DOVREBBERO PERÒ FAR VALERE IN MODO PIÙ EFFICACE LA NOSTRA ESTRANEITÀ A QUALSIASI PRASSI MEN CHE CORRETTA, PRATICANDO UNA TRASPARENZA MOLTO MAGGIORE

Lettera con la quale l’8 luglio 2011 ho risposto a quella spedita nello stesso giorno ai senatori democratici dal tesoriere del Gruppo, Mario Gasbarri  in riferimento al mio intervento in Aula del 22 giugno 2011

Caro Mario,
leggo solo oggi la tua lettera datata 27 giugno, inviata oggi a tutti i Senatori democratici, riferita all’intervento che, anche a nome del nostro Gruppo, ho svolto in Aula il 22 giugno scorso. Nella lettera mi imputi di avere fatto, in quell’intervento, un’affermazione non vera o quanto meno inesatta: quella secondo cui il sistema – oggi in vigore presso i due rami del Parlamento – di assegnazione ai Gruppi parlamentari di ex-dipendenti di Gruppi non più esistenti, con relativo rimborso forfetario erogato dal Senato, produce
  A – numerosi casi di rapporti di lavoro fantasma: cioè rapporti aventi per oggetto prestazioni che non vengono svolte presso i Gruppi e neanche presso gli uffici del Senato, bensì altrove, oppure non vengono svolte affatto;
  B – una forma di finanziamento surrettizio ai partiti, sia nel caso in cui la “prestazione fantasma” è di fatto svolta direttamente a favore del partito, fuori del Parlamento, sia nel caso in cui il rimborso forfetario erogato dal Senato al Gruppo risulta di entità nettamente superiore rispetto al costo effettivo del rapporto di lavoro, con una differenza in più che non può in alcun modo essere imputata a “spese generali” necessarie per l’attivazione del posto di lavoro.

     Ti rispondo con le osservazioni che seguono.
     1. – Nel mio intervento (di cui avevo fatto leggere una bozza ad Anna Finocchiaro diversi giorni prima di svolgerlo in Aula) non ho detto che i suddetti fatti A e/o B si verifichino presso il nostro Gruppo; ho affermato soltanto – sulla base anche di alcune verifiche dirette di cui posso renderti conto in altra sede – che questi fatti accadono diffusamente soprattutto, ma non soltanto, presso il Gruppo Misto (non è un caso che proprio in questi giorni il presidente di quel Gruppo Giovanni Pistorio abbia sentito la necessità di porre fine alla prassi seguita negli ultimi 18 anni, dimezzando l’organico del Gruppo stesso).
   2. – La distinzione tra “finanziamento surrettizio al partito” e “finanziamento surrettizio al gruppo parlamentare” è sicuramente proponibile in un’aula giudiziaria, ma non mi sembra proponibile sul piano politico, nei nostri rapporti con l’opinione pubblica; soprattutto non in questo momento in cui ci proponiamo di essere in prima fila nella battaglia per la riduzione dei costi della politica.
   3. – In ogni caso, quando la persona formalmente dipendente da un Gruppo parlamentare e retribuita con il denaro del Senato è di fatto utilizzata direttamente dal partito, si può senz’altro parlare di “finanziamento surrettizio al partito” anche in senso tecnico. So bene che questo non accade in casa nostra, ma questo è accaduto e probabilmente tuttora accade in altri partiti.
   4. – So, poi, di numerosi casi in cui il costo effettivo del rapporto di lavoro è inferiore di molte decine di migliaia di euro rispetto al rimborso forfetario erogato dal Senato per quel rapporto (che – come tu stesso ricordi nella tua lettera – va da un minimo di 77.061 a un massimo di 154.122 euro annui, a seconda dell’anzianità di servizio). Osservo in proposito che in nessuna amministrazione pubblica soggetta al controllo della Corte dei Conti sarebbe ammesso un rimborso spese forfetario come questo, che prescinde largamente dall’entità della spesa effettiva al punto di superarla del 50 per cento o persino del doppio.
   5. – So infine – e qui mi riferisco anche alla situazione attuale del personale del nostro Gruppo – che questa prassi sciagurata determina una assurda disparità di trattamento fra i cosiddetti dipendenti “deliberati”, stabili e retribuiti in misura talvolta spropositata, e gli altri, assunti tutti a tempo determinato o come “lavoratori a progetto”, con retribuzioni dimezzate rispetto ai primi anche quando la professionalità espressa nel rapporto di lavoro è nettamente superiore rispetto ai primi.
   6. – Nel mio intervento in Aula ho detto che il Senato dovrebbe, in questa come in ogni altra materia inerente alla propria amministrazione, applicare quello stesso principio di trasparenza totale che, con la legge n. 15/2009, e poi di nuovo con la legge n. 183/2010, abbiamo imposto a tutte le altre ammninistrazioni dello Stato e che invece qui è del tutto disatteso; ora aggiungo che sarebbe molto opportuna, ancorché non a stretto rigore obbligatoria, l’applicazione dello stesso principio da parte dei Gruppi parlamentari e del nostro per primo.
   7. – Più precisamente, se il nostro Gruppo volesse applicare in modo rigoroso il principio della trasparenza totale in riferimento a questi rapporti di lavoro e ai rimborsi ricevuti dal Senato, ciò implicherebbe la pubblicazione on line dei dati seguenti (tutti soggetti alla regola dell’accessibilità da parte di chiunque, a norma del comma 3-bis introdotto dall’articolo 14 della legge n. 183/2010, frutto di un nostro emendamento, nell’articolo 19 del Codice della Privacy):
   – nome, qualifica, anzianità di servizio e retribuzione di ciascuno dei 58 dipendenti del Gruppo;
   – rispettiva mansione;
   – luogo dove essa è svolta;
   – nel caso dei “deliberati”, entità del rimborso che il Gruppo riceve dal Senato per ciascuno di essi.

     Per concludere, mi sembra molto opportuna l’iniziativa del nostro Gruppo di chiedere alla Presidenza del Senato una profonda riforma di tutta la materia delle erogazioni del Senato stesso ai Gruppi, che le riconduca al rispetto rigoroso del principio di proporzionalità enunciato nell’articolo 16 del Regolamento. Credo, oltretutto, che il nostro Gruppo abbia solo da guadagnare da questa necessaria riforma, sotto tutti i punti di vista. Ma proprio per questo non comprendo la tua critica all’intervento che ho svolto in Aula il 22 giugno scorso, autorizzato dalla Presidenza del Gruppo e svolto a nome del Gruppo stesso: non pensi che quell’intervento abbia giovato a portare almeno un po’ di trasparenza, su di una questione sulla quale è regnata finora l’opacità totale?
     Con viva cordialità,    Pietro

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