DOPO GLI SCONTRI VIOLENTI DI LUNEDÌ SCORSO, UN LETTORE CHIEDE LA MIA OPINIONE SULL’APERTURA DEI CANTIERI DELLA TORINO-LIONE, BLOCCATI ORMAI DA ANNI PER L’OPPOSIZIONE DEI COMUNI DELLA ZONA
Lettera pervenuta il 28 giugno 2011 – Segue la mia risposta
Esimio Professor Ichino, lavoro come operaio presso la SORIN Biomedica Cardio di Saluggia-VC […] . Ho avuto il piacere di ascoltare lunedì scorso a Grignasco le sue analisi e devo dire che per quanto riguarda i temi del lavoro mi convincono in tutto. Non so se ricorda che ho rimandato alcune domande (adesso gliele pongo) e mi sono soffermato su una mia convinzione dicendole che la sua legge sul lavoro la potrà fare solo un governo tecnico insieme ad altri interventi urgenti se ne vogliamo uscire una volta per tutte con un respiro di prospettiva non più rinviabile. […]�
È cronaca di questi giorni d’estate. Cosa ne pensa dell’opera TAV in Valdi Susa? Serve a sviluppare il paese e quindi è da fare non considerando le ragioni degli oppositori o si deve fare soprattutto per non perdere il 30% di finanziamento europeo al progetto? […]
Sicuro di una sua risposta le porgo i migliori saluti augurandoLe buon lavoro.
Giuseppe Cocozzello
Condivido totalmente quanto scrive Michele Serra su Repubblica proprio oggi (28 giugno):
“Siamo come i galli contro i romani”, dicono i no-Tav. Duole ricordare loro che i romani stravinsero, e usando una potenza soverchiante al cui confronto le legioni di Maroni sono una delegazione amichevole. Giocava, in favore dei romani, un salto tecnologico (e politico, scientifico, amministrativo, culturale, burocratico) di qualche secolo. Chi vince soggiogando popoli e paesaggi non è mai simpatico, ma spesso incarna un’idea di mondo più funzionale e dinamica, che sta in piedi perché (e fino a che) favorisce molte più persone di quante ne danneggia. La lotta dei no-Tav ha molte buone ragioni, e a parte i fanatici che usano quel luogo e quella situazione come una palestra (una vale l’altra), un sacco di gente brava, ragionevole e informata è contro quel buco nella montagna. Ma a favore di quel buco c’è l’Europa, e per quanto arbitraria e discussa sia, l’istituzione transnazionale che chiamiamo Europa è la sola speranza che abbiamo di un futuro pensato su larga scala, e condiviso con altri popoli. Un futuro che ci salvi dalla dannazione delle Piccole Patrie, che sono la sentina di ogni grettezza reazionaria, di ogni chiusura di orizzonte. Non possiamo invocarla quando ci fa comodo, l’Europa, e maledirla quando mette il naso nel nostro cortile. O la malediciamo sempre, come fa con qualche coerenza Borghezio, o ne accettiamo lo scomodo ma autorevole patrocinio.”
In particolare, considero veramente debolissimo l’argomento-cardine dei no-Tav: quello secondo cui oggi la linea Torino-Lione è sottoutilizzata e ha ampio margine per una intensificazione del traffico. Sarebbe come se cent’anni fa ci fossimo opposti al traforo del Sempione o del Gottardo osservando che lungo la strada sterrata che attraversava il valico si registrava un traffico di persone e merci molto limitato. (p.i.)