UNA DOMANDA RIMASTA SENZA RISPOSTA

DAVVERO PENSIAMO CHE BASTI PARIFICARE LA CONTRIBUZIONE PREVIDENZIALE PER SUPERARE L’APARTHEID TRA I PROTETTI E I PARIA NEL MERCATO DEL LAVORO? E DAVVERO PENSIAMO CHE TUTTI QUELLI CHE OGGI VENGONO QUALIFICATI COME LAVORATORI AUTONOMI POSSANO ESSERE TRATTATI ALLO STESSO MODO?

Editoriale per la Newslettern. 157 – 20 giugno 2011 – La domanda che qui pongo costituisce il punto centrale del  mio intervento all’Assemblea programmatica svoltasi a Genova il 17 e 18 giugno 2011 – Sullo stesso tema  leggi l’articolo di Dario Di Vico sul Corriere della Sera del 24 giugno

Nel manifesto per il lavoro proposto da Stefano Fassina e approvato dall’Assemblea nazionale di Genova, stringi stringi la misura “forte”, di impatto immediato, dedicata al superamento del dualismo fra protetti e non protetti nel mercato del lavoro è questa: l’innalzamento fino al livello del lavoro subordinato della contribuzione previdenziale sulle collaborazioni autonome (senza, peraltro, alcuna distinzione tra falsi autonomi, per i quali la misura è giustificata, e autonomi veri, per i quali essa configura una vessazione). L’idea nei giorni scorsi è piaciuta molto al ministro Tremonti, pur interessato prioritariamente a tutt’altro obiettivo (cioè a fare cassa); il quale ha manifestato l’intenzione di inserirla nella sua prossima manovra. Ora, se Tremonti fra un mese ci pensa lui ad attuare questa misura cruciale, saluteremo questo evento sventolando le nostre bandiere e inneggiando alla imminente fine del precariato? Se non lo faremo, quale sarà il nuovo obiettivo che proporremo per risolvere il problema? Ma allora, quale che esso sia, perché non lo abbiamo proposto già in questa Assemblea?

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