FLESSIBILITA’ SICURA: IL CORAGGIO DI SPERIMENTARE

IL SEGRETARIO DEL PD LOMBARDO SOSTIENE IL PROGETTO PER LA TRANSIZIONE A UN NUOVO SISTEMA DI PROTEZIONE DEL LAVORO ISPIRATO AI MODELLI NORD-EUROPEI

Articolo di Maurizio Martina, Segretario regionale lombardo del Pd, pubblicato su l’Unità del 29 gennaio 2009

     Un mondo diviso a metà: è questa la condizione effettiva in cui si trova oggi il mercato del lavoro italiano, diviso al suo interno fra lavoratori garantiti e non garantiti. Circa nove milioni di lavoratori sono tutelati dai meccanismi di protezione consolidatisi negli anni mentre altri nove milioni di cittadini stanno, ancora oggi, al di fuori di qualsiasi rete di sostegno. Basterebbe questa istantanea per comprendere quanta strada vada ancora percorsa per disporre di un mercato del lavoro davvero includente ed equo. Una politica riformista forte e riconoscibile deve poter esprimere, proprio su questo nodo irrisolto, il massimo della sua proposta modernizzatrice; e il Partito democratico può essere il motore di questo sforzo teso a sperimentare soluzioni percorribili per superare uno stato di fatto insostenibile.
     Occorrono risposte forti in grado di ridistribuire protezioni e flessibilità necessarie. Nel panorama degli interventi possibili l’idea della sperimentazione di un contratto unico a tempo indeterminato costituisce una proposta qualificante proprio per i democratici. Questa proposta potrebbe essere applicata mediante diverse soluzioni: nel corso del tempo molti autorevoli studiosi hanno avanzato ipotesi al riguardo. Credo che spetti proprio al Partito Democratico costruire una proposta operativa unitaria, capace di raccogliere l’attenzione del mondo del lavoro e dell’impresa.
     Su quali pilastri può poggiare questa iniziativa? E’ utile, in proposito, riprendere in particolare tre temi centrali del ragionamento avanzato anche recentemente da Pietro Ichino. Il primo tema: il contratto unico a tempo indeterminato verrebbe applicato a tutte le nuove assunzioni a partire da una data prossima futura, stabilendo una sorta di “punto zero”, senza intaccare perciò le situazioni lavorative oggi esistenti. Il secondo tema riguarda l’introduzione di un meccanismo di protezione progressivo in relazione all’anzianità a partire dall’istituzione di un periodo d’ingresso di sei mesi. Dopo tale periodo verrebbe garantita l’applicazione delle norme vigenti in caso di licenziamento disciplinare, discriminazione e per qualsiasi motivo illecito mentre, in caso di cessazione per motivi economici od organizzativi, si istituirebbe un indennizzo crescente con l’anzianità di servizio. Il terzo e ultimo cardine è costituito da una vera e propria assicurazione contro la disoccupazione, sul modello nordeuropeo, totalmente finanziata dalle imprese secondo il criterio bonus/malus: più l’imprenditore vi farà ricorso, maggiore sarà il contributo che dovrà versare all’ente bilaterale chiamato a gestire il fondo. Mi pare che a partire proprio da queste tre proposte si possa riconoscere il cuore di un ragionamento per riformare in profondità la politica del lavoro in Italia.
     Naturalmente una proposta complessiva e ben articolata deve poter essere irrobustita attraverso il confronto con le parti sociali interessate. Ritengo questo un tema di svolta per il Pd e bene a fatto Veltroni ha rilanciarlo anche durante l’ultima direzione nazionale. In diverse occasioni abbiamo giustamente parlato della necessità di un riformismo riconoscibile, forte, addirittura radicale nella sua capacità di proposta. Ecco, sperimentare il contratto unico per sconfiggere le precarietà affermando una flessibilità sicura dei lavori può essere la prima traduzione pratica di questo impegno verso il paese. In particolare verso quelle migliaia di giovani che aspettano idee concrete in grado di sostenerli e valorizzarli nella vita di tutti i giorni. Discutiamone, dunque, anche in vista della conferenza programmatica nazionale perchè i Democratici hanno tra le loro file le energie utili per promuovere questo cambio di passo.

 

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