“NON INTENDO CHIEDERLE COMPRENSIONE O CERCARE DI SCUSARMI A NOME DI MIO FRATELLO … CREDO, PERO’, INSIEME A LEI, CHE OCCORRA RECUPERARE UNA CORNICE CHE CONSENTA IL LIBERO CONFRONTO …”
Lettera pervenuta il 27 gennaio 2009, a seguito della mia deposizione testimoniale davanti alla Corte d’Assise di Milano, del 23 gennaio scorso, delle minacce e insulti rivoltimi in quell’occazione dagli imputati e della mia inervista pubblicata da la Repubblica il 27 gennaio. Per chi fosse interessato, questo è il link alla mia Lettera aperta ai terroristi pubblicata sul Corriere della Sera il 27 febbraio 2003. Il nome del mittente viene inserito il 31 gennaio, solo a seguito del consenso da lui esplicitamente espresso in proposito.
Buongiorno Professore,
sono Paride Bortolato, fratello del più “famoso” Davide che ha avuto modo di “conoscere” in un’aula del Tribunale di Milano qualche giorno fa.
Le scrivo per manifestarle la mia solidarietà personale per quanto accaduto, soprattutto per le frasi rivolte a lei dagli imputati.
Inutile dire che non intendo chiederle comprensione o cercare di scusarmi a nome di mio fratello, si tratta di una persona adulta che ha fatto le sue scelte e, per quanto lontanissime dalle mie, purtroppo non posso far altro che prendere atto che sono quelle che sono.
Ho pensato a lungo se scriverle queste poche righe, alla fine ha avuto la meglio il desiderio di marcare la differenza, di segnare la distanza dalle posizioni e dai metodi degli imputati e di esprimerle quindi la mia solidarietà.
Con questo non significa che io condivida le sue idee, che, confesso, conosco troppo poco, come poco conosco il mondo delle relazioni sindacali e del diritto del lavoro più in generale. Credo però, assieme a lei, che sia fondamentale recuperare una cornice che consenta il libero confronto, tra posizioni anche lontanissime, con metodi anche “tosti”, ma che non faccia mai venire meno il diritto di esprimere il proprio pensiero e le proprie opinioni e soprattutto che non faccia venire meno il diritto alla vita.
La saluto, rinnovo la mia solidarietà personale e le auguro un buon lavoro.
Paride Bortolato
Caro Paride,
in questi giorni sto ricevendo centinaia di messaggi a cui non riuscirò mai a rispondere uno per uno. Ma al Suo voglio rispondere, e subito; per dirLe che non giudico Suo fratello; forse credo di capire il movimento interiore che lo anima; comunque è una persona che ha il coraggio di rischiare la propria vita per quello in cui crede. Spero solo di avere un giorno la possibilità di parlargli: sono sicuro che se questa possibilità ci fosse data le minacce e gli insulti cederebbero il posto al rispetto reciproco. Dissenso politico profondo, certo, ma non odio.
Se mi consente, anch’io Le invio la mia solidarietà e comprensione per una congiuntura che penso per Lei non facile. Se ha occasione di parlare con Suo fratello, trovi il modo di fargli pervenire il contenuto di questo mio messaggio senza che egli possa intenderlo come una provocazione, o come manifestazione di un mio sentirmi più “buono” di lui: La prego di credere che non mi sento affatto tale.
Ancora grazie per il Suo messaggio
p.i.