L’ANNUNCIO DI QUESTO PROVVEDIMENTO IMPOSSIBILE SERVE SOLTANTO A BOSSI PER PRECOSTITUIRE UN MOTIVO “PADANO” DI ROTTURA CON IL PDL, ALL’ESITO DEL VOTO DI DOMENICA PROSSIMA
Intervista a cura di Marina Nemeth, pubblicata dal Piccolo, quotidiano di Trieste, il 24 maggio 2011
L’idea di spostare alcuni dicasteri al Nord, come vorrebbe la Lega, è praticabile?
Mi sembra molto difficile. Innanzitutto per il massiccio trasferimento di personale che un’operazione di questo genere richiederebbe: abbiamo un’amministrazione incapace persino di spostare una persona da un ufficio all’altro nello stesso immobile, figuriamoci se riuscirebbe a realizzare un progetto titanico di questa entità. Poi per il costo: non mi sembra questo un momento in cui lo Stato possa permettersi spese straordinarie.
Da punto di vista contrattuale e sindacale, quali problemi si potrebbero porre?
E’ presumibile che gli impiegati romani disponibili a trasferirsi sarebbero pochissimi. Dunque occorrerebbe metterli quasi tutti “in mobilità”, assumendo al nord nuovo personale, che non avrebbe l’esperienza e la memoria storica necessarie. Follia pura, sia dal punto di vista economico, sia da quello organizzativo. Ma in realtà non è follia: è solo la solita politica dell’annuncio, a cui questo Governo ci ha abituati: grandi proclami, che si rivelano poi tutto fumo e niente arrosto. Come quello sulla “frustata liberalizzatrice” per la nostra economia. In questo caso l’annuncio serva a Bossi per precostituire un motivo “padano” di rottura con il PdL, se il voto di domenica andrà ancora male per il Governo e per la Lega in particolare.
A suo avviso il decentramento è sbagliato tout court, o a certe condizioni sarebbe utile al Paese?
Il centralismo romano è un’eredità negativa che ci è stata lasciata dal ventennio fascista e dalla quale non abbiamo saputo incominciare a disfarci subito, dalla fondazione della Repubblica. Incominciare a decentrare le amministrazioni statali negli anni ’50 sarebbe stato possibile. In un secondo tempo, si sarebbero potute dislocare al nord l’Antitrust e la Consob, come si è fatto con l’Autorità per l’energia e il gas. Ma per questo sarebbero stati necessari un ceto politico e un management pubblico più customer oriented, più impegnati al conseguimento di risultati specifici e misurabili al servizio dei cittadini, meno autoreferenziali.