I PROCESSI NON SI FANNO IN PIAZZA, NÉ PER PER CONDANNARE, NÉ PER ASSOLVERE
Messaggio ricevuto il 10 maggio 2011: “intervista per Lettera43.it” – In argomento leggi anche, su questo sito, le interviste pubblicate da la Stampa e dal Secolo XIX il 17 aprile 2011
Gentile senatore Ichino,
sono Gabriella Colarusso, giornalista di Lettera43.it, quotidiano online diretto da Paolo Madron.
Le scrivo perchè vorrei avere una sua opinione sulle parole pronunciate da Emma Marcegaglia sulla sentenza Thyssen e sull’appaluso della platea confindustriale al manager tedesco.
Molti osservatori hanno sottolineato il silenzio del Pd su quanto accaduto a Bergamo, a fronte invece di una presa di posizione molto netta della Lega, dei sindacati e anche del ministro Romani.
Coma valuta lei quanto visto e sentito a Bergamo? Più in generale, il Pd come valuta l’operato del governo sul tema della sicurezza sul lavoro?
Cosa si può e si deve ancora fare? Quali sono le proposte del Pd a riguardo?
Spero di poter avere il suo contributo.
Grazie,
Gabriella Colarusso
Come ho detto in alcune interviste (tutte disponibili on line nella sezione “Interviste”), i processi non si fanno in piazza: né per condannare gli imputati, né per assolverli. Erano sbagliati gli applausi di Bergamo, come erano sbagliati gli applausi e le invettive di segno opposto contro le singole persone. In quelle stesse interviste ho detto che il principio su cui la sentenza di Torino si basa è incontestabile. Questo, però, non basta per dire che Tizio o Caio sono colpevoli, o che sono innocenti: la responsabilità individuale va individuata attraverso le risultanze istruttorie, che l’opinione pubblica conosce solo indirettamente e solo in parte. (p.i.)