NESSUNA DELLE DIVERSE PROPOSTE DI «CONTRATTO UNICO» SUGGERISCE DI TOGLIERE DIRITTI A CHI LI HA, MENTRE SI SUGGERISCONO MECCANISMI PER DARE PIÙ DIRITTI A CHI NON NE HA – QUELLO DEGLI OPPOSITORI E’ UN TRUCCO SCORRETTO: DISTORCERE UNA PROPOSTA SGRADITA PER MOTIVI CHE EVIDENTEMENTE NON SI VOGLIONO ESPLICITARE
Editoriale di Marco Simoni, pubblicato su l’Unità il 2 maggio 2011 – In argomento, ultimamente su questo sito, leggi anche l’articolo di Alberto Bisin, pubblicato su il Fatto Quotidiano il 13 aprile 2011 ed il “botta e risposta” tra Stefano Fassina e me di tre giorni prima
Cosa rimane del Primo Maggio appena trascorso? Una polemica sul suo valore simbolico, decine di commenti sull’apertura facoltativa dei negozi a Firenze che, per i contrari, priverebbe i lavoratori precari di un giorno di riposo. Se non fosse triste sarebbe grottesco. La forza del Primo Maggio era nella sua universalità, il Primo Maggio parlava a tutti, era un giorno di festa che celebrava pari dignità di ogni lavoro, era un giorno in cui ricordare i sacrifici collettivi di cui tutti godevano i frutti. E invece ci si è ridotti a fare della questione locale della difficile convivenza del sindaco di Firenze con i sindacati uno strumento di polemica nazionale, che aiuta almeno a offuscare le risposte che sono state date alla manifestazione del 9 aprile sulla precarietà. Infatti, ancora una volta, a parte le facili parole di solidarietà, l’atteggiamento della politica e del sindacato nei confronti di chi ha organizzato e partecipato a quella giornata è stata di paternalistica condiscendenza. Eppure è quello il tema centrale del lavoro oggi, ed eluderlo come è stato fatto – questo sì – svuota di significato qualunque Primo Maggio, riempie di ignavia sia l’organizzazione dei concerti che le parole sull’unità sindacale che vengono reiterate in automatico da sindacalisti, politici, commentatori.
Nella sostanza, esiste una sola proposta di innovazione sul tema del lavoro insicuro: quella del contratto unico, che sostituisca la selva di contratti precari ben noti a tutti gli under 40. Per il centrodestra la discussione non si pone, dato che il problema per il governo non esiste. Per evitare di confrontarsi con essa, Susanna Camusso in compagnia di buona fetta di centrosinistra, rispolvera il mantra secondo cui è sbagliato togliere i diritti a chi è protetto per darne ai più giovani. Peccato che nessuno abbia proposto di togliere diritti a chi li ha. Nessuna delle diverse proposte di «contratto unico» suggerisce di togliere diritti a chi li ha, mentre si suggeriscono meccanismi per dare più diritti a chi non ne ha. Si tratta di un trucco retorico vile: distorcere una proposta sgradita per motivi che evidentemente non si vogliono esplicitare.
La realtà è che dal 1996 a oggi il numero dei lavoratori insicuri è continuato ad aumentare, con effetti negativi sull’economia ma soprattutto sulla vita di milioni di persone. Senza interventi sui contratti – che certo non sono sufficienti per la crescita – essi continueranno ad aumentare, e continueranno a calare i lavoratori sindacalizzati. Questo è stato il Primo Maggio appena trascorso, la difesa di un simbolo che sta sbiadendo anche per responsabilità di chi dovrebbe tutelarlo e che finge di non sapere che i simboli universali restano tali solo se si rinnova il senso della loro sostanza.