TUTTI GLI INSEGNANTI A TEMPO INDETERMINATO, NESSUNO INAMOVIBILE

SECONDO LA CORTE COSTITUZIONALE LA DIFFERENZIAZIONE DELLE DISCIPLINE APPLICABILI IN RELAZIONE AL TEMPO DI COSTITUZIONE DEL RAPPORTO E’ LEGITTIMA: PER QUESTO SAREBBE POSSIBILE APPLICARE UN NUOVO REGIME (CAPACE DI SUPERARE LA DISCRIMINAZIONE TRA PROTETTI E NON PROTETTI) SOLTANTO AGLI INSEGNANTI CHE VENGONO ASSUNTI DI QUI IN AVANTI

Lettera pervenuta il 31 marzo 2011, a seguito della pubblicazione del mio editoriale sul Corriere della sera nella rubrica Lettera sul lavoro, il 31 marzo 2011 – Sulla non inamovibilità degli insegnanti pubblici nella scuola statunitense v. in questo sito l’articolo di Antonio Funiciello, Pd, sulla valutazione della scuola prendi esempio da Obama

Professore Ichino,
le scrivo in merito al suo articolo di oggi sul Corriere della sera.
La sua proposta è ottima, ma allo stato impraticabile e non certo per le solite ragioni, che i problemi della scuola “sono ben altri”. Io penso, credo d’accordo con lei, che siano in gran parte legati alla qualità dell’insegnamento.
Lo dico dall’interno: la scuola nella sua essenza è progetto educativo e qualità dell’insegnamento e, quindi l’uno e l’altro, si risolvono assieme. E’ impraticabile perché la scuola è immersa in un groviglio probabilmente inestricabile di regole, comuni, pubbliche ed amministrative.
Lo Stato determina le piante organiche, le Regioni dovrebbero organizzarle e distribuirle, gli altri enti locali, anche loro fare qualcosa, tutti interferiscono per sottrarsi potere e competenze amministrative, a volte, ognuno scaricando sull’altro per eludere il problema.
La contrattazione anch’essa nazionale, gestisce con il ministero politiche centralizzate (a prescindere qui dalle rispettive legittime posizioni). Non mi risulta che qualcuno dei sindacati voglia eliminare qualche livello nazionale a favore di uno regionale, che almeno potrebbe consentire di inquadrare la sua proposta in un contesto dimensionale appropriato.
L’unica istituzione che potrebbe efficacemente avere titolo per attuare la sua proposta (tutti stabili nessuno inamovibile), la scuola, non ha alcuna autonomia sulla questione personale, a parte le briciole: i dirigenti invece di essere eletti dalla comunità scolastica, sono rigidamente ministeriali, la loro capacità di autonomia organizzativa e finanziaria è purtroppo sostanzialmente inesistente; il POF (il piano dell’offerta formativa) si ripete ormai stancamente… una musica per pochi amici, come tanti anni fa, come diceva un pezzo della mia gioventù.
Lei non poteva certo articolare una proposta compiuta in una breve “messaggio” giornalistico, io con questa non la critico nel merito, dico solo che nella scuola vi è un grosso problema culturale  e di strumenti amministrativi che non possono essere trascurati (in una famosa relazione, «Plaidoyer» per un’autentica autonomia delle scuole, in Foro Italiano, Roma, 1990, 147 sulla scuola del 1990, S. Cassese, diceva che il problema legislativo è niente, è l’amministrazione che deve cambiare e che se questo cambiamento non lo si vuole fare alla carlona, occorrono 15 anni per preparare l’amministrazione… il 15 non era un numero a caso).
Nella scuola, per quello che posso capire, c’è tanta gente disposta a seguire questa o altre proposte che siano capaci di smuovere l’atmosfera asfissiante, e ridare centralità alla scuola e prestigio agli insegnanti, ma sinceramente sono scoraggiato.
Saluti cordiali,
Pasquale Andreozzi

Le difficoltà che Lei fondatamente indica possono essere agevolmente superate se si applica il nuovo regime soltanto ai rapporti che si costituiscono da qui in avanti. Occorre, certo, una legge che definisca questo nuovo regime “tutti a tempo indeterminato, nessuno inamovibile”; ma per questo non ci sarebbero problemi di costituzionalità, poiché la Corte costituzionale ha affermato più volte che è legittima la differenziazione delle discipline applicabili in relazione al tempo di costituzione del rapporto; in particolare è legittima l’esclusione dalla nuova disciplina dei rapporti costituiti prima della sua entrata in vigore. Quanto alle capacità gestionali dei dirigenti scolastici, se affidiamo loro oggi le decisioni inerenti all’ingaggio e degli insegnanti precari e al rinnovo o no dell’ingaggio stesso, perché non potremmo affidare loro – magari responsabilizzandoli adeguatamente in relazione a obiettivi precisi e misurabili di costo e di performance – anche la gestione della flessibilità dei nuovi rapporti? D’altra parte, se finora abbiamo tollerato che 150.000 insegnanti fossero ingaggiati come impiegati pubblici di serie B o C, perché mai non potremmo, d’ora in poi, prevedere per tutte le nuove assunzioni una unica “serie A”, con un periodo di prova adeguato, maggiore flessibilità e mobilità rispetto al vecchio trattamento dei professori di ruolo, accompagnata da maggiore protezione nel mercato del lavoro?   (p.i.)

 

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