DALLE FABBRICHE TOSCANE IN CRISI: NON E’ PIU’ IL TEMPO DEI BENASSA

UN’INTESA CONFEDERALE SULLA RAPPRESENTANZA E SULLE REGOLE POTREBBE ESSERE IL PRIMO TASSELLO PER UNA NUOVA STAGIONE POSITIVA DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI

Lettera pervenuta il 7 marzo 2011, a seguito della pubblicazione della mia Lettera sul lavoro sul libro di Antonio Pennacchi “Mammut” (Corriere della Sera del 5 marzo 2011)

    Le scrivo in merito al suo articolo di sabato 5 marzo 2011 sul “Corriere” per darle una perfetta sequenza fotografica di come le fabbriche si sono nel tempo mutate. Nella mia Pirelli di Figline Valdarno all’inizio degli anni 90 di Benassa ce n’erano tre, uno per sigla sindacale, Marcello, Adelmo, Giuliano, e puntalmente riuscivano a chiudere un’accesissima assemblea, una vivace riunione della r.s.u., una difficile trattativa, una feroce discussione alla pausa mensa: prendeva la parola uno dei tre, parlava a nome di tutti e la sintesi era trovata.
     Oggi quella condizione non vi è più, è sparita la questione collettiva e si è imposta la questione individuale. Dimostrazione ne è che di fronte alla crisi della mia Provincia – Firenze – (Fiom 9.000 iscritti – Fim 2.000) la gestione delle ristrutturazioni azendali viene affrontata per il il 90 % utilizzando la mobilità volontaria, con grande pace e soddisfazione della Fiom, e con il voto favorevole sia di chi resta sia di chi se ne va. Quanta contraddizione in tutto ciò!
     A Pomigliano, a Mirafiori, e – aggiungo io – alla Pirelli (8 ore senza pausa dal 2000, 21 turni dal 1986): perchè dove introduciamo modifiche per il mantenimento del sito produttivo e dell’occupazione siamo tacciati di… tutte le possibili nefandezze?
     Condivido la chiusura del suo pezzo: “La risposta sta nella capacità di attirare in casa propria il meglio dell’imprenditoria mondiale per produzioni di livello medio-alto; e per questo occorre un sindacato “intelligenza collettiva” dei lavoratori, capace di valutare i piani industriali più innovativi e – se la valutazione è positiva – di negoziare a 360 gradi e in inglese la scommessa comune con l’imprenditore che viene da lontano.” Sono d’accordo dove parla “di un modo vecchio di intendere e praticare il sindacalismo che sopravvive ancora in molte fabbriche e in molti servizi pubblici, ma che ha perso il contatto con i segni dei tempi. Nel suo linguaggio poetico e visionario Benassa avverte gli ‘amici e compagni’: è stato bello, ma ora è cambiato tutto. Riproporre oggi quell’epopea sarebbe pura follia.”
      Ma come fare? Qui in Toscana spesso è una battaglia contro i mulini a vento! Le sue posizioni, i suoi articoli mi/ci aiutano. Speriamo quanto prima si raggiunga un’intesa confederale sulla rappresentanza e sulle regole: potrebbe essere il primo tassello per una nuova stagione. La ringrazio
Fabio Franchi
operatore FIM-CISL di Firenze

 

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