IL MONDO: INTERVISTA SUL BOOM DEI BUONI-LAVORO

I VOUCHER, ISTITUITI DALLA LEGGE BIAGI COME UTILE MEZZO DI PAGAMENTO SEMPLIFICATO DI RETRIBUZIONI E RITENUTE IN RAPPORTI DI LAVORO MARGINALI, SONO STATI POI TRASFORMATI IN STRUMENTO PER ELUDERE L’INTERO DIRITTO DEL LAVORO IN UN NOVERO MOLTO AMPIO DI CASI

Intervista a cura di Michele Caropreso, pubblicata su il Mondo, 25 febbraio 2011

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Una degenerazione della legge Biagi. Così Pietro ichino, giuslavorista e senatore del Pd, noto per le sue posizioni moderate, giudica l’attuale applicazione dei buoni lavoro.

Domanda. Come giudica questo boom, come un fatto positivo o negativo?
Sarebbe un fatto positivo se i buoni-lavoro avessero conservato la loro natura e funzione originaria, come definita dalla legge Biagi del 2003: quella, cioè, di un mezzo di pagamento integrato della retribuzione, dei contributi previdenziali e delle ritenute fiscali straordinariamente semplice, capace di ridurre drasticamente i costi burocratici che normalmente accompagnano il lavoro regolare, nei servizi alle famiglie e nei rapporti di lavoro occasionali.

Non è più così?
No: ora i buoni-lavoro non sono più soltanto un mezzo di pagamento semplificato, disponibile per alcuni tipi di rapporto di lavoro marginale. Sono diventati una sorta di via d’uscita dal diritto del lavoro, consentita anche per rapporti di lavoro niente affatto occasionali, in un’area sempre più ampia. Così si è creato un altro tipo di lavoro precario, nel quadro del regime di apartheid fra protetti e non protetti che caratterizza il nostro mercato del lavoro.

La Cgil – il Nidil in particolare – vede nel voucher uno dei tanti strumenti attraverso i quali il governo sta “smontando” i contratti nazionali. Ha ragione?
Ha ragione. Però la Cgil sarebbe più credibile in questa critica se riconoscesse che i buoni-lavoro, nella concezione e disciplina originariamente contenuta nella legge Biagi, costituivano un’opportunità positiva, molto utile per combattere il lavoro nero. Se, invece che combattere quella legge come il demonio, la Cgil avesse assunto una posizione più misurata e pragmatica, ora la sua opposizione alla degenerazione dei buoni-lavoro sarebbe molto più efficace.

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