PADOVA 3 FEBBRAIO: ANCORA UNA MANIFESTAZIONE DI INTOLLERANZA

ECCO IL VIDEO DELL’INIZIATIVA INTIMIDATORIA DI UN GRUPPO DI UNA CINQUANTINA DI GIOVANI VOLTA A “PUNIRE” L’ALBERGO CHE OSPITA IL DIBATTITO ORGANIZZATO DALLA FIM-CISL E A RIBADIRE IL TABU’: “CHIUNQUE SIA FAVOREVOLE ALL’ACCORDO DI MIRAFIORI E’ UN SERVO DEL PADRONE E NON VA LASCIATO PARLARE”

Ripresa della manifestazione svoltasi a Padova, all’Hotel Crowne Plaza, il 3 febbraio 2011, il giorno prima di un incontro promosso dalla Fim-Cisl sul futuro delle relazioni industriali in Italia – Segue un mio breve commento e l’invito a un incontro con i contestatori, per una discussione libera e aperta

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La logica politica che ispira questa manifestazione è la stessa che nel settembre scorso indusse un gruppo di contestatori a lanciare un candelotto lacrimogeno contro Raffaele Bonanni a Torino, e indusse un altro gruppo, a Milano, pochi giorni dopo, a tentare di impedirmi di prendere la parola alla Festa Democratica in un dibattito sui problemi del lavoro. Purtroppo non è molto diversa la logica che ha spinto sei dirigenti della Cgil di Ferrara a dimettersi polemicamente dal Pd nel novembre scorso: oggetto della loro protesta era l’invito, rivoltomi dalla Provincia e dalla Camera di Commercio di quella città, a svolgere una relazione introduttiva a un convegno sulla necessità di aprire il nostro Paese agli investimenti esteri per valorizzare meglio il lavoro degli italiani. Ciascuno di questi atti non è altro che la prosecuzione in forme diverse del tentativo di demonizzare gli accordi stipulati alla Fiat negli ultimi mesi, per impedire un dibattito sereno sulla vera e sola questione cruciale che essi pongono: quella della derogabilità del contratto collettivo nazionale da parte di accordi aziendali stipulati da chi rappresenta la maggioranza dei lavoratori interessati.
Chiunque abbia a cuore il progresso sociale ed economico del nostro Paese deve dire un “no” fermo a questi tentativi di intimidazione. Perché non può crescere in libertà, prosperità e giustizia un Paese nel quale di un qualsiasi problema in materia di lavoro e di relazioni industriali non si possa discutere liberamente.
Alla nostra vecchia sinistra che indulge a questi atteggiamenti, squalificando radicalmente Cisl e Uil come “sindacati gialli” e traditori della classe operaia mi permetto di ricordare che lo stesso tragico errore fu compiuto dai terzinternazionalisti che tacciarono i socialisti di “socialfascismo”. La storia non insegna nulla a questi epigoni del Comintern?
Il mio impegno prioritario, comunque, oggi come sempre in passato, è quello di cercare di farmi capire anche da loro. Per questo chiedo loro di incontrarci per discutere di tutto quello che ci divide, cercando di far emergere e coltivare anche ciò che ci unisce. Quando vogliono, dove vogliono.    (p.i.)

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