LA MAGGIORE LIBERTA’ E IL RUOLO DI MAGGIOR PESO CHE VERRA’ ASSUMENDO LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA AL LIVELLO AZIENDALE RICHIEDONO NUOVE COMPETENZE PROFESSIONALI NON SOLTANTO AI SINDACALISTI “PERIFERICI” MA ANCHE AI CONSULENTI LEGALI
Intervista a cura di Simona D’Alessio, pubblicata su Italia Oggi il 24 gennaio 2011
La maggioranza dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Mirafiori ha detto sì al piano di riassetto e rilancio di Sergio Marchionne. Quale sarà, secondo lei, l’impatto di questa intesa sulle relazioni industriali del Paese?
Una tendenza netta allo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso la periferia. Il contratto collettivo nazionale conserverà una sua funzione, ma questa tenderà a essere sempre meno quella di uno standard inderogabile e sempre di più quella di una rete di sicurezza: una “disciplina di default”, destinata ad applicarsi soltanto quando non ne sia stata negoziata un’altra, da una coalizione sindacale maggioritaria, al livello aziendale.
Poiché il referendum ha sancito una spaccatura sindacale, i cui effetti possono riverberarsi sulla vita dell’azienda, pensa che il contenzioso possa subire un robusto incremento?
Risulta che il sindacato dissenziente – la Fiom – stia già “scaldando i motori” per una serie di ricorsi in giudizio, individuali e collettivi.
Su quali basi?
I singoli lavoratori contesteranno il frazionamento del rapporto contrattuale nel passaggio dalla vecchia società alla newco. La Fiom come tale sosterrà che, trattandosi di trasferimento di azienda, l’impresa non può sottrarsi alla relativa procedura preventiva di consultazione sindacale, imposta dalla nostra legge nazionale in adempimento di una direttiva europea.
Come incideranno le novità nel sistema delle relazioni industriali sull’attività degli studi legali specializzati in diritto del lavoro?
Se si assisterà davvero a un decentramento della contrattazione collettiva, si può presumere che sia destinata ad aumentare la domanda, da parte delle imprese e dei sindacati, di assistenza tecnica per la redazione di testi contrattuali non standard. E se questo porterà a un maggiore afflusso di investimenti stranieri, sarà necessaria da parte degli studi legali italiani specializzati nel diritto del lavoro una consulenza aggiornata anche in riferimento a quanto avviene nei maggiori Paesi stranieri.
Le soluzioni stragiudiziali introdotte dal cosiddetto collegato lavoro in presenza di controversie, diventato legge dello Stato alla fine del 2010, verranno messe a dura prova dal clima post-Mirafiori, o l’arbitrato si rivelerà, invece, una risorsa per le parti?
Temo che la nuova disciplina dell’arbitrato dettata da quella legge sia troppo complicata – oltre che, per certi aspetti, inficiata da contraddizioni interne – perché se ne possa prevedere una larga applicazione.
Federmeccanica nei giorni scorsi ha lanciato una proposta: i contratti aziendali possono sostituire quelli nazionali. Quali conseguenze potrebbero prodursi sotto il profilo giuridico e per i lavoratori da un eventuale, progressivo indebolimento della contrattazione collettiva?
Sei anni fa ho dedicato un libro (A che cosa serve il sindacato, Mondadori – n.d.r.) a dimostrare non solo la necessità di questa svolta, ma anche il suo effetto positivo in termini di apertura del nostro sistema agli investimenti stranieri: rinvio in proposito al mio sito, www.pietroichino.it. Il contratto collettivo nazionale non deve affatto scomparire: esso deve continuare a coprire tutta la forza-lavoro che non sarà coperta dalla contrattazione aziendale. Il bilancio complessivo di questo assestamento sarà positivo anche per i lavoratori. Oggi l’inderogabilità rigida del contratto nazionale impone modelli di organizzazione del lavoro e di struttura delle retribuzioni che sono fermi da quarant’anni.
Dovrà cambiare il ruolo del sindacato e degli avvocati giuslavoristi?
Il sindacato dovrà sempre di più operare come l’intelligenza collettiva dei lavoratori di un’azienda, che consente loro di valutare i nuovi piani industriali e la credibilità di chi li propone; e, in caso di valutazione positiva, li guida nella scommessa comune con l’imprenditore su quel piano, controllandone poi l’attuazione e la distribuzione dei frutti della scommessa vinta. Nello svolgimento di questa funzione, il nuovo sindacato avrà bisogno di avvocati anch’essi dotati di competenze in parte nuove rispetto a quelle oggi comunemente proprie dei giuslavoristi.