LA PROVA PIU’ DIFFICILE CHE ORA ATTENDE LA NUOVA FIAT E’ IL RECUPERO DI UN RAPPORTO SERENO CON LA META’ DEI LAVORATORI CHE HA VOTATO IL “NO” ALL’ACCORDO – SAREBBE DI GRANDE AIUTO, IN MANCANZA DI UN GRANDE ACCORDO INTERCONFEDERALE FIRMATO DA TUTTI, UNA LEGGE SNELLA E CHIARA CHE DEFINISCA I DIRITTI SINDACALI DELLA MAGGIORANZA E QUELLI DELLA MINORANZA, NONCHE’ LE FORME DI CONTROLLO DEI LAVORATORI SULL’ANDAMENTO DELLA SCOMMESSA COMUNE CON L’IMPRESA
Intervista a cura di Emanuele Scarci, pubblicata dal Sole 24 Ore il 16 gennaio 2011
Il contratto approvato ieri in Fiat potrà ispirare altre categorie a seguirne l’esempio?
Non credo che nell’immediato questo modello avrà molto seguito tra le imprese a capitale e management italiano. La vicenda Fiat potrà però lanciare un messaggio di apertura ad altre grandi multinazionali che oggi si tengono alla larga dal nostro Paese. E comunque accelererà la tendenza allo spostamento del baricentro della contrattazione collettiva verso i luoghi di lavoro.
L’azienda come potrà superare la frattura con il 45% dei suoi dipendenti?
Sarà questo uno dei banchi di prova più difficili per la nuova Fiat. Sono convinto che essa sarebbe molto aiutata a superare la prova da una legge che attribuisca in modo semplice e chiaro alla coalizione sindacale maggioritaria il potere di negoziare con efficacia per tutti e al sindacato minoritario, anche se rifiuta di firmare, non il potere di veto, ma il diritto alla rappresentanza riconosciuta in azienda.
È pensabile un maggior coinvolgimento nelle scelte strategiche aziendali?
La sede ideale per la partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche è l’accordo aziendale sul piano industriale. Occorre poi potenziare tutte le altre possibili forme di trasparenza della gestione, di informazione e controllo sull’andamento della scommessa comune tra lavoratori e imprenditore. A questo tende il disegno di legge sulla “partecipazione” di cui sono estensore e relatore, che giace ormai da un anno e mezzo alla Commissione Lavoro del Senato nonostante il consenso bi-partisan, interamente incentrato sulla contrattazione tra le parti al livello aziendale.
S’immagina un “no” al 45%? Denota grande resistenza al cambiamento?
Questo “no” può trovare motivazioni molto serie nelle zone d’ombra del piano presentato da Marchionne. Il problema è che oggi, stante la chiusura dell’Italia agli investimenti stranieri, l’alternativa per i lavoratori a queste ombre è il buio pesto.
Quale ruolo utile può svolgere ora la Fiom?
Anche il sindacato più ostile alla prospettiva della “scommessa comune” con l’imprenditore può svolgere un ruolo positivo di opposizione e controllo, in una situazione in cui prevale l’orientamento opposto. Anche per questo è necessaria la riforma dell’articolo 19 dello Statuto dei lavoratori di cui parlavo prima.