L’EX-MINISTRO DEL LAVORO DISSENTE DAL MIO ARTICOLO SUL NODO CRUCIALE DELLA TRATTATIVA FIAT, NEL QUALE HO RIPROPOSTO IL MIO PROGETTO DI RIFORMA DEL SISTEMA ITALIANO DELLE RELAZIONI SINDACALI – NELLA REPLICA GLI CONTESTO UNA CONFUSIONE TRA “DIRITTI FONDAMENTALI” E CLAUSOLE DEL CONTRATTO NAZIONALE, CHE SONO TUTT’ALTRA COSA
Lettera pubblicata dal Corriere della Sera l’8 dicembre 2010, a seguito della mia Lettera sul lavoro pubblicata dallo stesso quotidiano il 6 dicembre – Segue la mia replica
Gentile direttore,
ho letto sul suo giornale l’intervento di Pietro Ichino a sostegno della posizione di Marchionne mirante a regolare il lavoro negli stabilimenti Fiat di Pomigliano e di Mirafiori (e, in prospettiva, si presume anche negli altri) unicamente attraverso un contratto aziendale anziché attraverso il contratto nazionale dei metalmeccanici.
L’obiettivo sembra quello di sottrarre l’organizzazione del lavoro alla contrattazione con il sindacato nazionale per adattarla alle esigenze specifiche del piano industriale deciso dall’azienda. Pur militando nello stesso partito – il Pd – non mi trovo d’accordo con le posizioni espresse da Ichino.
Contratto nazionale e contratto aziendale possono, e devono, coesistere. Per quanto possa entrare nello specifico, infatti, il contratto nazionale non potrà mai regolare compiutamente la disciplina dell’organizzazione produttiva – dai carichi di lavoro, ai ritmi, alle pause – all’interno dell’azienda.
Il punto, semmai, è prevedere all’interno del contratto nazionale norme specifiche in materia di utilizzo degli impianti, turni e straordinari per settori, come quello dell’auto, che si trovano a dover competere in un
mercato globale particolarmente agguerrito.
Diventare sempre più competitivi è un obiettivo comune. Lo si deve raggiungere nel rispetto dei diritti e delle tutele fondamentali di tutti i lavoratori, di cui il contratto nazionale è ancora strumento essenziale.
Cordialmente,
Cesare Damiano
(capogruppo Pd alla commissione Lavoro della Camera dei deputati)
Identificare le clausole di un contratto collettivo nazionale con i “diritti e tutele fondamentali di tutti i lavoratori” è scorretto. I diritti fondamentali dei lavoratori sono contenuti nella Costituzione e nelle grandi convenzioni internazionali, cui dà attuazione la legge ordinaria. Quelle sono le sole fonti di regole che devono essere assolutamente inderogabili, non i contratti collettivi nazionali. Prova ne sia che questi ultimi sono diversi da settore a settore, mentre i “diritti fondamentali” non possono – com’è evidente – variare da settore a settore. A mio avviso Cesare Damiano, adottando questo argomento, cade sostanzialmente nello stesso errore che ha commesso la Fiom, quando ha denunciato l’accordo di Pomigliano come uno scambio tra lavoro e diritti fondamentali, quindi come un attentato alla legge e alla Costituzione. L’accordo di Pomigliano deroga al c.c.n.l. dei metalmeccanici, ma non viola alcuna norma di legge e tanto meno di Costituzione o di convenzione internazionale. Si può ovviamente dissentire sulla mia proposta di una piena derogabilità del contratto nazionale da parte di un contratto aziendale stipulato da una coalizione sindacale che ne abbia i requisiti di rappresentatività e radicamento territoriale; purché sia chiaro che solo di questo si tratta: di modifica di disposizioni contrattuali; e non di rinuncia a diritti fondamentali. (p.i.)