NON E’ VERO CHE SENZA SOLDI NON SI POSSONO FARE LE RIFORME

NEL REGNO UNITO DI CAMERON E CLEGG, PROPRIO MENTRE VIENE ADOTTATA UNA POLITICA DI SEVERISSIMO RIGORE FINANZIARIO, VENGONO LANCIATE RIFORME CORAGGIOSE CHE SI FINANZIANO NON CON UNA MAGGIORE SPESA PUBBLICA, MA CON UNA MIGLIORE UTILIZZAZIONE DELLE RISORSE ESISTENTI – TRA QUESTE SPICCA L’ISTITUZIONE DI UNA SORTA DI “REDDITO DI CITTADINANZA”, CHE ANCHE IL LABURISTA MILIBAND CONSIDERA UNA BUONA IDEA

Editoriale di Maurizio Ferrera pubblicato sul Corriere della Sera del 4 dicembre 2010

   Si sente spesso ripetere (e non solo in Italia) che durante le crisi economiche e finanziarie non è possibile varare riforme strutturali. C`è però almeno un Paese oggi in Europa che smentisce questa tesi: il Regno Unito di Cameron.
   Come sappiamo, l`economia inglese è stata uno degli epicentri della recessione mondiale. Nel 2009 il PII è sceso del 5% e il deficit pubblico ha quasi raggiunto i livelli della Grecia. Il governo liberai-conservatore uscito dalle elezioni di giugno ha tuttavia intrapreso un ambizioso programma di risanamento finanziario. Gli obiettivi di Cameron sono due: riportare i conti in pareggio entro il 2016 e modificare la composizione della spesa pubblica tramite una serie di incisivi cambiamenti. Riforme strutturali, appunto.
   Mentre varava in luglio una manovra di aggiustamento pari a s miliardi di sterline, il nuovo governo ha subito aperto i cantieri di progettazione, pubblicando alcuni «Libri Verdi». In ottobre è arrivata la finanziaria lacrime e sangue di Osborne: 8i miliardi di tagli di spesa nei prossimi quattro anni. Ora stanno uscendo i «Libri Bianchi», che per i vari settori dell`intervento pubblico illustrano i cambiamenti previsti: obiettivi, misure, impatto finanziario e distributivo.
   Si può senz`altro non essere d`accordo con le dimensioni e i contenuti di questa strategia di aggiustamento. Ma è difficile negare che si tratti di una mossa politicamente coraggiosa, che affronta di petto la sfida del deficit.
   Il comparto del welfare dovrà contribuire al risanamento con riduzioni di spesa per circa i8 miliardi di sterline in quattro anni: una grossa cifra, che significherà sacrifici per molte categorie (solo la sanità verrà risparmiata). Una quota di risparmi verrà dai sussidi assistenziali, dagli ammortizzatori sociali e dalle detrazioni per i lavoratori dipendenti. Poche settimane fa il ministro del lavoro Duncan Smith ha reso pubblico il suo «Libro Bianco», che annuncia l`introduzione di un «credito d`imposta universale».
   Si tratta di un cambiamento di vasta portata, su cui si discute da tempo in Europa, ma che finora ha trovato una realizzazione parziale solo in Francia. L`esperimento inglese sarà quindi di estremo interesse per molti altri Paesi. L`idea di base è molto semplice: sostituire l`attuale congerie di trasferimenti e agevolazioni fiscali oggi previste per i bassi redditi (o per chi non ha reddito) con una singola prestazione che terrà conto della composizione e della situazione economica familiare, dell`eventuale presenza di disabilità e di esigenze particolari di cura. È come se in Italia eliminassimo i sussidi per i disoccupati a lungo termine, gli assegni di accompagnamento, le detrazioni per familiari a carico o per la produzione di reddito (tanto per limitarci ad alcuni esempi) e le sostituissimo con un solo trasferimento, che peraltro spetterebbe a tutti, funzionando come una rete di sicurezza di base. Naturalmente vi saranno condizioni da soddisfare, come la ricerca attiva di un impiego o la frequenza di. corsi formativi. E vi saranno anche sanzioni (fino alla sospensione della prestazione) se queste condizioni non vengono rispettate. L`introduzione del credito universale porterà a un risparmio minimo di 500 milioni di sterline l`anno. La promessa del governo è che l`impatto distributivo sarà neutrale: i risparmi deriverebbero tutti da semplificazioni e sfrondamenti.
   Su queste previsioni si è originato un aspro dibattito, molti commentatori sono scettici, alcuni seriamente preoccupati per le conseguenze sociali del provvedimento. Ma sapremo presto chi ha ragione: il nuovo sistema partirà subito, dal prossimo gennaio. E se l`opposizione ha sparato a zero, in ottobre, contro la stangata di Osborne, Miliband ha riconosciuto che il credito universale può non essere una cattiva idea.
   Anche in tempi di crisi e di governi di coalizione, il sistema politico inglese non si rassegna all`inazione e continua a sperimentare nei fatti nuovi strumenti di welfare, per giunta senza lacerazioni fra maggioranza e opposizione. Conosciamo bene le tante ragioni che impediscono al sistema politico italiano di funzionare come quello inglese. Pensando a ciò che potrà succedere in questo Paese nei prossimi mesi, riesce però difficile nascondere l`invidia. E, forse ancor di più, la preoccupazione.

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