SIAMO IN UN MOMENTO TALMENTE GRAVE, CHE CI SI DOVREBBE RIVOLGERE A TUTTE LE FORZE POLITICHE PER AFFRONTARE LA DIFFICILISSIMA QUESTIONE DELL’ABBATTIMENTO DEL DEBITO
Intervista a cura di Laura Pertici a Massimo D’Alema, pubblicata su la Repubblica del 24 novembre 2010. Nel mio editoriale Una grande coalizione senza Berlusconi, per le riforme più difficili e urgenti del 1° novembre 2010 concludo con la stessa prospettiva indicata da D’Alema in questa intervista
ROMA – «Pare ci siano tariffe differenziate per chi si dà malato e chi vota a favore del governo». Massimo D’Alema non rinuncia ad un sorriso a denti stretti. Se funzionasse, la compravendita dei voti tra i parlamentari «sarebbe però un disastro, prolungherebbe l’agonia di Berlusconi e, oltre a segnare un degrado estremo per la politica, risulterebbe un dramma per il Paese». Uno solo è dunque l’ imperativo, il presidente del Copasir lo dice a Repubblica Tv: «Il premier se ne deve andare. Non perché vittima di una trappola, ma per evidente incapacità».
Voto anticipato o governo tecnico, come finirà la crisi?
«Ritengo purtroppo che l’ esito più probabile siano le elezioni. Perché Berlusconi lì spinge tutta la sua forza e vuole dimostrare che a lui non ci sono alternative. Comunque vada il 14 dicembre, la maggioranza è finita. Anche se il premier ottenesse uno o due voti di scarto, non riuscirebbe più a governare. Per questo è più che mai urgente non un governo tecnico – i governi nascono sempre da una scelta politica- ma un esecutivo di responsabilità».
A Palazzo Chigi lo chiamano ribaltone.
«Dobbiamo farla finita con questa storia del ribaltone, frutto di una visione populista e plebiscitaria. Berlusconi insiste nel dire che tutti i deputati devono rispettare il mandato ricevuto dagli elettori. Ma la Costituzione stabilisce che siamo una democrazia parlamentare rappresentativa e che i nostri rappresentanti non sono legati da un vincolo di mandato. Perciò, dopo la crisi di governo, c’ è un passaggio che vede entrare in campo il capo dello Stato, al quale spetta prendere le decisioni. Giorgio Napolitano svolge ottimamente il suo ruolo. Però non può toglierci le castagne dal fuoco. Noi dobbiamo costruire una prospettiva politica perché si possa far fronte alle questioni più urgenti dettate dalla crisi economica e sociale. E perché venga cambiata la legge elettorale».
Su quale maggioranza dovrebbe contare il nuovo esecutivo?
«Siamo in un momento talmente grave e con un tale malessere parlamentare che ci si dovrebbe rivolgere a tutte le forze politiche».
Intende opposizione più finiani?
«Non solo. Io penso anche alle forze di questo governo».
Al Pdl?
«Perché no? Ripeto, la premessa è che Berlusconi se ne vada, gli italiani sono stati sin troppo indulgenti con lui. Al tempo stesso il Popolo delle libertà deve dimostrarsi qualcosa di diverso da un gruppo di sudditi stretti attorno al capo. Così si può fare. E risolte le questioni più stringenti per i cittadini, ognuno per la sua strada».
Complicato. Già all’ interno del Pd avete visioni diverse sul modello di nuova legge elettorale.
«Non serve chissà quale sforzo per approvare a larghissima maggioranza una leggina molto limitata. Un testo pensato solo per scegliere i propri rappresentanti in Parlamento e correggere un premio di maggioranza che oggi regala il 55 per cento dei parlamentari a chi ottiene magari il 20 per cento dei voti. Basta introdurre il voto di preferenza doppio, uomo e donna, e stabilire una soglia ragionevole per il premio di maggioranza».
Sicuro che non ci sarebbero ostacoli nell’ allearsi con Fini?
«Non bisogna impressionarsi. Si potrebbe collaborare con Fini e anche con Casini. Sono molte le idee comuni tra me e il presidente della Camera, a partire dall’ immigrazione. Da anni il dialogo tra noi è approfondito perché basato sui contenuti».
E se invece lo scenario fosse quello del voto? Casini insiste nel dire che il Pd deve scegliere se guardare al centro o a sinistra.
«Noi abbiamo il dovere di mettere in campo un progetto forte. Non dobbiamo preferire Vendola o Casini. Saranno loro a valutare e magari a condividere».
Primarie: sono ancora lo strumento migliore per individuare il candidato premier?
«Le avevamo concepite come uno mezzo per coinvolgere i cittadini, sono diventate una resa dei conti fra i partiti. Vendola adesso ha la smania delle primarie. In Puglia ha dimostrato di essere capace e creativo, è diventato una risorsa per il centrosinistra, ha recuperato tutto un mondo sconfitto nelle elezioni. Ecco, si ricordi che siamo impegnati per far cadere Berlusconi. Non c’ è bisogno di slanci eccessivi».