E’INCREDIBILE CHE IL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA NON SI RENDA CONTO DELLA GRAVISSIMA INGIUSTIZIA SUBITA DALLE DECINE DI MIGLIAIA DI GIOVANI IN CERCA DI UN LAVORO REGOLARE, AI QUALI LA REGIONE NON SOLO NON DÀ NULLA, MA INFLIGGE ANCHE LA BEFFA DEL PROLUNGAMENTO DEL PRIVILEGIO A POCHE CENTINAIA DI LORO
Evidentemente incoraggiato dal silenzio del ministro del Lavoro sulle mie due interrogazioni (n° 3-00480 del 15 gennaio 2009 e n° 4-02662 del 9 febbraio 2010) in merito ai 500 superstages attivati due anni or sono, il Consiglio regionale della Calabria torna a varare, con due sole astensioni, una legge che dispone l’erogazione di un contributo assistenziale di diecimila euro annui a favore di ciascun ente pubblico che assumerà uno dei superstagisti. Sono qui riportati il mio commento a questa notizia, reso alla stampa il 16 novembre, e l’intervento del consigliere regionale Adamo (PD) nella seduta del Consiglio regionale della Calabria del 15 novembre 2010, che mi invita a un confronto con il Consiglio stesso
IL MIO COMMENTO
A distanza di due anni, il Consiglio regionale della Calabria rinnova l’operazione sbagliata volta a creare artificialmente un’occasione di reddito assistenziale per qualche centinaio di laureati calabresi.
Due anni fa era illecito attivare questa forma di assistenza mascherandola sotto l’aspetto formale di stage di formazione nel campo dell’innovazione amministrativa, quando tutti sapevano bene che quel contenuto amministrativo sarebbe stato del tutto assente; ed era profondamente sbagliato sul piano economico attivare quel trattamento apparentemente privilegiato, che in realtà avviava quei giovani in un vicolo cieco senza uscita. Oggi è illecito stanziare altro denaro pubblico, oltretutto in una situazione di urgente necessità – semmai – di controllo e riduzione della spesa pubblica, per protrarre questa forma di assistenza sotto forma di incentivo alla costituzione di rapporti di lavoro sussidiati; ed è ancor più gravemente sbagliato sul piano economico allontanare ulteriormente quei giovani dal mercato del lavoro vero sottraendo risorse agli investimenti produttivi e ai servizi erogati dalla Regione alla cittadinanza.
Stupisce, oltretutto, come il Consiglio regionale possa non rendersi conto, estendendo nel tempo una rendita in favore di poche centinaia di giovani, della gravissima ingiustizia che in questo modo viene commessa nei confronti delle decine di migliaia di altri giovani calabresi in cerca di un lavoro regolare, ai quali la Regione non solo non dà nulla, ma infligge anche la beffa del prolungamento del privilegio a quei pochi.
Lo spettacolo che con questo sperpero di denaro pubblico e con questo malcostume assistenziale la Regione Calabria dà all’intero Paese, e all’Europa i cui fondi sono stati sperperati, è davvero sconcertante. Con le misure come questa la Regione Calabria si condanna oggi al sottosviluppo, domani – in un nuovo sistema finanziario ispirato ai principi del federalismo – alla bancarotta.
Poiché il consigliere regionale Adamo mi ha invitato a confrontarmi con il Consiglio su questo tema, gli rispondo accettando ben volentieri l’invito per l’amicizia che mi lega alla Calabria, sempreché anche il resto del Consiglio sia interessato a questo confronto.
Pietro Ichino
Roma, 16 novembre 2010
L’INTERVENTO DEL CONSIGLIERE NICOLA ADAMO (CHE MI INVITA AD UN CONFRONTO IN CONSIGLIO REGIONALE)
Intervengo molto rapidamente, Presidente, perché penso sia stato già detto molto.
Condivido il provvedimento che è stato proposto e lo voto a favore ma penso che tutti dobbiamo convenire sul fatto che questo provvedimento è ancora da considerare un provvedimento di transizione.
Un provvedimento che serve a coprire un vuoto di questo periodo relativo all’esercizio finanziario 2010; un provvedimento che se utilizzato per traghettarci verso una nuova condizione impone che, rapidamente, la Giunta faccia una proposta o l’Ufficio di Presidenza del Consiglio o la Commissione troviamo il modo come dare una risposta compiuta e definitiva ad una domanda “di lavoro” che proviene da una parte importante del mercato calabrese.
Di che si tratta, onorevole Presidente? Non trattiamo questa vicenda alla stregua di tutte le altre aree di precarietà che sono state generate con l’intervento pubblico anche a carico della responsabilità regionale. Questa è una vicenda unica, assolutamente straordinaria ed inedita nel panorama nazionale.
Se non ricordo male – e mi corregga il Presidente Bova, allora Presidente del Consiglio regionale – questa vicenda ha fatto discutere molto in Italia perché qualcuno ricorrendo ai soliti stereotipi e schemi, quelli del pregiudizio per leggere le cose di casa nostra, le cose della vicenda calabrese, non ha avuto difficoltà a tacciare questa vicenda come una iniziativa assistenziale e senza prospettiva.
Così non è. Il Consiglio regionale del tempo attraversò, oltretutto, un risparmio che è stato realizzato… ed anche autorevoli economisti sono intervenuti come adesso sentivo parlare sottovoce il nostro onorevole Principe, noi dobbiamo smentire quegli economisti perché fin quando non si misurano in questa trincea e non danno una prova di una soluzione più valida ed alternativa non hanno diritto alla parola.
Ichino venga in questo Consiglio regionale a fare un incontro con i giovani e discutiamo nel merito quali possono essere sia le soluzioni di transizione che le soluzioni strutturali per dare risposte a questo punto.
Questo è stato un provvedimento unico in Italia che attraverso una procedura concorsuale trasparente per titoli, se non ricordo male onorevole Bova, e requisiti ha selezionato i migliori giovani che, oltretutto, avevano conseguito la laurea con 110 o 110 e lode presso le nostre Università. O forse erano tutti 110 e lode…
E un criterio era quello: più velocemente si erano laureati questi giovani più velocemente gli si dava la possibilità di un ingresso a questo tipo di stage.
Cioè il messaggio che si è voluto lanciare qual è? Prendiamo un drappello di 400 giovani, i migliori – e per dire “migliori” certo non poteva essere la loro esperienza lavorativa o il loro curriculum; inevitabilmente il riferimento doveva essere il parametro degli studi che avevano conseguito – e diamo un apporto, un sostegno di forze fresche e capaci per essere formati loro ma per introdurre elementi di innovazione nel circuito della pubblica amministrazione locale.
Tutto a carico della Regione utilizzando le risorse che venivano tagliate come costi della politica.
Sono stati tagliati i contributi ai gruppi, i portaborse e tutto quello che oggi è oggetto di critica in Italia come opera di politica pseudo-moralistica per investire in queste risorse. Ovviamente risorse insufficienti ad un percorso lungo.
Quel percorso è arrivato al capolinea. C’è stata qualche refrattarietà ad inizio di questa legislatura ed oggi abbiamo ascoltato il governo regionale, il capogruppo Fedele e il consigliere Orsomarso che invece hanno sposato pienamente, vanno in questa direzione.
Allora come andare avanti? Innanzitutto, inevitabilmente mi sembra che più di quello che si sta facendo adesso non si può fare. Però riflettiamo come? Per l’esercizio finanziario 2011 utilizziamo una dote finanziaria maggiore per riconoscere, magari, e finanziare la possibilità di contratti di assunzione magari anche a tempo determinato soprattutto se ci sono amministrazioni che intendono rivestire anche di loro.
Riconosciamo, cioè una premialità. L’investimento della Regione che può essere di una dotazione maggiore anche delle 10 mila euro può riconoscere una premialità a quelle amministrazioni che danno la disponibilità a cofinanziare un progetto di questo tipo. E lavoriamo sull’arco di una scadenza… io dico almeno se le piante organiche lo impediscono di un contratto determinato temporalmente superiore a quello di un anno. Oppure procediamo con un selezione per quanto riguarda la manifestazione di interesse rivolta ai soggetti pubblici, di quelle amministrazioni locali che hanno gli spazi nella loro dotazione organica.
E ragioniamo con quelli per prevedere come… Noi abbiamo avuto l’esperienza e chi è meno giovane come me, ricorda che in certi anni facemmo addirittura una grande battaglia in Italia per un piano di avviamento straordinario per l’occupazione giovanile. Quella battaglia comportò il fatto che almeno 5 mila giovani di allora entrarono nella pubblica amministrazione, la cosiddetta “285”. Molti sono finiti male ma molti di quelli, caro onorevole Caputo, che non erano 110 e lode… il loro diritto di accesso a quella schiera era l’iscrizione all’ufficio di collocamento se ci ricordiamo.
Questi con 110 e lode hanno maturato una esperienza. Se introduciamo queste forze nella pubblica amministrazione locale otteniamo due risultati: impediamo che questi cervelli vadano via – la fuga verso territori diversi dalla Calabria – e forse immettiamo anche personale fresco che ha competenza nella pubblica amministrazione.
Questa è la prima questione. La seconda questione: mettere in concorrenza pubblico e privato. Perché se c’è l’opzione del giovane interessato e soprattutto quella di una impresa che abbia certe caratteristiche, non l’impresa che fa il contratto, come dire?, giusto per sobbarcarsi il costo del lavoro di una unità per un certo periodo.
L’impresa che ha solidi progetti industriali e che la collocano sia nel mercato produttivo che nel mercato della capacità di competere se è una impresa solida, non escludere la possibilità ove mai ci fossero dei giovani che la volessero fare o delle imprese che lo richiedono anche valutando con parametri che in qualche modo sono incentivanti rispetto alla pubblica amministrazione. Consentire l’inserimento nel mondo del lavoro anche nel mondo della imprenditoria privata e lo capisco tutto questo.
Badate, noi potremmo aggiungere nel mondo della imprenditoria privata o considerare tra i soggetti pubblici che possono partecipare a questa manifestazione ed includere i centri di ricerca che operano in Calabria e le stesse Università calabresi.
Non sta scritto da nessuna parte che questi giovani possano assolvere una funzione legata a tutte le attività di assistenza tecnica-amministrativa o per quanto riguarda soprattutto alcune funzioni di alcuni dipartimenti che svolgono la materia della pubblica amministrazione, che una parte di questi giovani non possano essere collocati nelle Università.
O io dico, quando parliamo dell’impresa, non l’impresa in quanto tale ma le associazioni imprenditoriali che hanno anche i loro centri di servizi di assistenza per i servizi all’impresa. Penso ad Assindustria e al mondo dell’impresa agricola, penso al mondo della cooperazione cioè dare la possibilità di fornire a questi giovani sbocchi occupazionali che abbiano una prospettiva di qualità e di lavoro di qualità ed al tempo stesso dare la possibilità al giovane di poter opzionare o l’ente pubblico inteso comunemente come ente pubblico o per queste vie.
Quindi se facciamo questo e se ragioniamo su questo penso che alla fine tutti quanti insieme avremmo dato una risposta ad un aspetto di cui potremo menar vanto in tutta Italia.
Sarebbero questi i veicoli di un nuovo inizio. L’esperienza di questi giovani potrebbero veicolare quella che è l’esperienza di una nuova Calabria. Grazie.