MARIO BARBI: PERCHE’ ADERISCO ALLA LEGA PER L’UNINOMINALE

LA NOSTRA PROPOSTA DEVE SVOLGERSI CON UNO SLANCIO E CON UNA APERTURA E CON UN RESPIRO IN GRADO DI PARLARE A TUTTO IL PAESE, METTENDO IN LUCE L’ALTERNATIVA CHE SI PROPONE –  E QUINDI, VERAMENTE, LA QUESTIONE DA PORRE È: QUALE POTERE AGLI ELETTORI? CHE COSA DECIDONO GLI ELETTORI?

Intervento dell’on. Mario BARBI (Pd) all’assemblea costitutiva dell’associazione “Lega per l’uninominale” – Roma, Teatro dei Comici, giovedì 7 ottobre 2010


Io sono un parlamentare del Pd, un deputato.

Quando quest’estate ho visto l’appello sul Corriere della Sera ero in vacanza, in campagna. Non ho avuto esitazione alcuna ed ho aderito immediatamente, senza pormi troppi interrogativi. Questo in considerazione di una riflessione e di un giudizio elementari: nel nostro paese è in corso da tempo, e ora forse siamo ad una strettoia, uno scontro molto forte tra proporzionalisti e maggioritari, cioè tra due concezioni della democrazia. I proporzionalisti hanno una concezione della democrazia che mette l’accento sul rapporto tra elettore e partiti, mentre i maggioritari hanno una concezione della democrazia che mette l’accento sul rapporto elettori-istituzioni. Per questo sono presidenzialista, per questo sono per il maggioritario e su questo non mi dilungo perché non è il momento di farlo. Ecco lo scontro è di questo genere, ed è accettando questo tipo di scontro nelle istituzioni e nel paese che si può affrontare e porre la questione di fondo della qualità e della natura della nostra democrazia. Credo che il momento sia cruciale e quindi mi impegno in questa associazione con questo spirito e in questo spirito.

Nel merito della proposta di nome da dare all’associazione – “lega per l’uninominale” -, mi va benissimo proprio per quello che dicevo prima. Troverei piuttosto il modo di inserire nel “nome di battesimo” anche il termine maggioritario. Non è un dettaglio, è un elemento fondamentale. Collegio uninominale, infatti, è una condizione del maggioritario. Ma sappiamo, perché ormai si parlano tante lingue, che il proporzionale si può anche (tra)vestire con il collegio uninominale… Ad esempio, io il tedesco lo parlo come l’italiano e quindi ne ho una pratica ed una conoscenza ed una dimestichezza che mi fa sapere come collegio uninominale e sistema tedesco possano andare insieme e si possano declinare insieme. Anche il professor Lanchester credo parli il tedesco e quindi lo sa benissimo. Ma si può fare anche in altre lingue, quindi con altri sistemi. Ieri, in Transatlantico, dicevano che stanno studiando l’ungherese, è una lingua molto difficile e, infatti, credo che occorrano dei corsi intensivi molto impegnativi. E’ una lingua, tra l’altro, che non è neanche indoeuropea. E’ ugrofinnica, richiede veramente uno sforzo anche dal punto di vista fonemico, dell’acquisizione di capacità di articolazione, diciamo sonora, che ci e’ estranea. Però lo sforzo dei partitisti è uno sforzo al quale nessuno di loro si sottrae. Non recedono davanti a nessuno di questi sforzi, sono persone che si applicano e sono creative, sono desiderose di sperimentare strade nuove per arrivare al risultato di partenza. Questo è quello che secondo me noi dobbiamo avere presente. Per questo maggioritario lo metterei nella nostra denominazione sociale.

Detto questo, faccio l’ultima annotazione. Noi bisognerebbe che cercassimo di ricomporre il campo del maggioritario nel paese, nelle istituzioni e nella società. A me dispiace che tra di noi, in questo momento – ma io penso che possiamo certamente recuperarlo – non ci siano figure che hanno avuto un ruolo importante nella battaglia per il maggioritario, per una democrazia maggioritaria nel nostro paese. Faccio tre nomi che sono circolati anche quest’estate che sono quelli di Parisi, Barbera e Mario Segni che credo dovremmo cercare di coinvolgere perché sono un elemento di allargamento, di ricomposizione e di rilancio della credibilità della nostra proposta.

Perché dobbiamo renderci conto che la nostra proposta deve svolgersi con uno slancio e con una apertura e con un respiro in grado di parlare a tutto il paese, mettendo in luce l’alternativa che si propone. E quindi, veramente, la questione da porre è: quale potere agli elettori? Che cosa decidono gli elettori? Perché si può fare di peggio anche del porcellum. Allora non corriamo un rischio, nel momento in cui noi diciamo, giustamente, questa legge elettorale va cambiata in profondità va rovesciata in qualche modo, non corriamo il rischio di cambiarla nel modo sbagliato. Sappiamo – lo sanno tutti coloro che tra noi hanno un’esperienza diretta delle istituzioni e del procedimento legislativo – che nel momento in cui noi apriamo una breccia al cambiamento della legge elettorale, ci mettiamo dentro una situazione in cui vale il detto che “in parlamento entra un cavallo ed esce un cammello”. Ecco, è necessario che assumiamo tra di noi degli impegni abbastanza precisi perché io non vorrei collaborare al cammello… Cioè a modificare il porcellum per togliergli il premio di maggioranza, come sento dire, perché è la cosa più semplice, onestamente non mi sta bene… E’ peggio. Poi dovremmo entrare nel discorso del funzionamento o meno del principio maggioritario secondo questo modulo astruso e distorto del premio di maggioranza in questi termini, camera e senato, ma lo potremo fare in un’altra occasione non avendo ora il modo di trattarlo in modo approfondito. Ma sono tutte questioni che andrebbero affrontare.

Mi piace infine l’idea di Ceccanti, di promuovere come iniziativa un referendum consultivo in questa direzione. Personalmente farei anche una proposta di legge per togliere i simboli dalla scheda elettorale. Farei la scheda elettorale all’americana. Sarebbe interessante studiarle quelle schede. In questo tipo di schede ci sono i nomi in grassetto dei candidati dei vari collegi e di fianco, in corsivo ed in piccolo – bisogna prendere la lente per andare a vedere -, c’è scritta l’appartenenza: ad esempio repubblicano, democratico, verde, libertario…

Ecco io farei iniziative di questo genere, con questo respiro e con quest’idea. La questione è quale democrazia nel nostro paese.

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