IL PROTAGONISTA DEL REFERENDUM ELETTORALE DEL 1993 TIRA LE FILA DOPO IL PRIMO GIRO DI OPINIONI TRA COSTITUZIONALISTI E POLITOLOGI, RILEVANDO UNA SORPRENDENTE CONVERGENZA DI CONSENSI SULLA PRATICABILITA’ POLITICA DI UN MODELLO DI UNINOMINALE: QUELLO A TURNO UNICO CON POSSIBILITA’ PER L’ELETTORE DI DOPPIA SCELTA
Bozza di sintesi degli orientamenti emersi proposta da Giovanni Guzzetta (ordinario di diritto pubblico nell’Università di Roma Tor Vergata) nel corso del seminario su “L’uninominale possibile” svoltosi a Roma. nella Sala dei Presidenti di Palazzo Giustiniani, il 29 settembre 2010
Alla vigilia del 150° anniversario dell’unificazione nazionale l’Italia vive un periodo di grande difficoltà. Insieme alla necessità di continuare a fronteggiare la crisi economica si constata la permanenza di alcuni nodi irrisolti dell’assetto politico-istituzionale della nostra democrazia.
Uno di questi nodi riguarda la legge elettorale per l’elezione del Parlamento nazionale.
Allo stato molti osservatori condividono l’opinione che sulle prossime elezioni politiche incombano due pericoli. Il primo è quello di un aumento assai significativo dell’astensione, come acuta manifestazione di disaffezione e di protesta anche per il modo di funzionamento del sistema elettorale attuale. Il secondo è che, con la legge elettorale vigente e nella presente situazione politica, sia altamente improbabile, nell’elezione per il Senato, la formazione all’esito del voto di una maggioranza omogenea a quella della Camera.
Noi condividiamo queste preoccupazioni e l’esigenza di una modifica urgente della legge elettorale.
Siamo però dell’opinione che un serio dibattito sulla legge elettorale non possa essere attivato da un polo o schieramento politico contro l’altro; la necessità della riforma non può essere usata dall’opposizione in funzione della destabilizzazione della maggioranza, così come non può essere usata dalla maggioranza in funzione della propria perpetuazione. In un Paese civile la riforma elettorale non può che essere il frutto di una convergenza tra le forze politiche principali; in ogni caso, oggi in Italia nessuna riforma elettorale appare politicamente possibile, se non sulla base di tale convergenza.
Condividiamo altresì l’opinione che l’attuale legge elettorale sia molto criticabile, ma siamo anche convinti che ci siano soluzioni peggiori e che dunque non sia corretta l’affermazione che “qualunque altra legge elettorale sia meglio dell’attuale”, ma che anzi si debba vigilare perché in futuro non si sostituiscano ad essa soluzioni peggiorative che accrescano ulteriormente l’autoreferenzialità del sistema politico.
Alcuni di noi, inoltre, ritengono che la modifica della legge elettorale non sia sufficiente e che sia ormai necessaria una profonda revisione costituzionale che vada oltre l’attuale parlamentarismo debole e tendenzialmente assembleare e punti verso un modello di investitura diretta del capo dell’esecutivo e di rafforzamento parallelo dei poteri di indirizzo politico della maggioranza e del governo, da un lato, e dei poteri di controllo dell’opposizione, superando la formalistica e obsoleta giustapposizione tra l’organo Parlamento e l’organo Governo. Altri di noi invece ritengono che tale intervento non sia auspicabile nell’attuale fase politica.
Malgrado tali differenze di opinione e malgrado i diversi orientamenti ideali tra di noi, abbiamo trovato un minimo comun denominatore: noi riteniamo che, qualora in futuro maturassero le condizioni politiche per una modifica della legge elettorale, sarebbe più facile trovare un punto di incontro tra centrodestra e centrosinistra sulla base di un sistema elettorale di tipo uninominale maggioritario che assicuri all’elettore di eleggere un singolo parlamentare in un singolo collegio uninominale.
Riteniamo che vi siano vari modelli possibili per perseguire questo risultato. Ciascuno di noi ha le proprie preferenze, ma tutti riteniamo che si possa convergere sul modello di voto alternativo trasferibile, cui si ispirano vari ordinamenti nell’ambito di diversi tipi di elezione e cui è ispirato anche il referendum indetto per il prossimo anno nel Regno Unito dalla coalizione di governo.
Esso infatti presenta i seguenti vantaggi:
1. Consente all’elettore di scegliere direttamente il proprio parlamentare;
2. Consente di realizzare i vantaggi del doppio turno pur conservando un turno unico (ed evitando così la disaffezione che normalmente si determina in occasione dei ballottaggi);
3. Consente all’elettore di compiere una seconda scelta (o anche più scelte ulteriori) nel caso in cui il candidato preferito (prima scelta) non sia eletto;
4. Consente che l’eletto, sommando prime, seconde (ed eventualmente ulteriori) preferenze, ottenga una maggioranza relativamente più ampia di quella che potrebbe conseguire con il tradizione turno unico;
5. Favorisce, in presenza di un sistema partitico nazionalizzato, la formazione di maggioranze parlamentari già al momento del voto.