IL SEMINARIO SU “L’UNINOMINALE POSSIBILE”

COSTITUZIONALISTI E POLITOLOGI DI ORIENTAMENTI MOLTO DIVERSI SI INCONTRANO PER DISCUTERE DELLE CONDIZIONI POLITICHE E DEI CONTENUTI DI UNA RIFORMA ELETTORALE NON SOLO AUSPICABILE, MA ANCHE REALISTICAMENTE PROSPETTABILE – NE EMERGE, PUR TRA DIVERSE DIVERGENZE, LA SORPRENDENTE CONVERGENZA SU DI UNA SOLUZIONE SUSCETTIBILE DI COSTITUIRE PUNTO DI INCONTRO FRA I PARTITI MAGGIORI, IL GIORNO IN CUI SI CREASSERO LE CONDIZIONI PER LA RIAPERTURA DEL DIALOGO SULLE RIFORME ISTITUZIONALI
Quelli che seguono sono i documenti di un seminario, la cui prima sessione si è svolta a Roma, a Palazzo Giustiniani, il 29 settembre 2010 –  V. anche , la bozza di sintesi proposta da Giovanni Guzzetta nel corso del seminario, sulla base dei contributi che i partecipanti si erano scambiati nella fase preparatoria  – Il Manifesto per l’Uninominale, del 31 luglio 2010, è stato pubblicato sul Corriere della Sera il 28 agosto – Del luglio scorso è anche il disegno di legge Ceccanti sull’uninominale a turno unico con doppia scelta, talora indicato anche come”uninominale con ballottaggio preventivo” , o “uninominale con voto trasferibile”, o ancora “modello australiano” – Tutti gli altri documenti pubblicati in precedenza su questo sito in materia di riforma elettorale sono reperibili nella sezione Riforma elettorale

LA CONVOCAZIONE
Ai professori Antonio Baldassarre, Augusto Barbera, Stefano Ceccanti, Tommaso E. Frosini, Carlo Fusaro, Giovanni Guzzetta, Fulco Lanchester, Angelo Panebianco, Mario Patrono, Luca Ricolfi, Giovanni Sartori, Sofia Ventura, Gustavo Zagrebelsky

Cari amici e colleghi,

sintetizzo qui di seguito nel modo più rapido possibile tre premesse del seminario di cui ho parlato con ciascuno di voi per telefono nei giorni scorsi, che possono anche non essere tutte condivise da tutti, ma caratterizzano comunque in modo essenziale questa iniziativa rispetto a ciascuna delle altre attualmente in corso sulla stessa materia.

Prima premessa: una riforma elettorale è indispensabile sia per evitare il rischio di maggioranze diverse tra Camera e Senato, sia per evitare il rischio di un forte aumento delle astensioni dal voto, che con la legge attuale si preannuncia molto alto.

Seconda premessa: una riforma elettorale dovrebbe di regola essere frutto di convergenza tra le forze politiche principali; in ogni caso, oggi nessuna riforma elettorale appare politicamente possibile, se non sulla base di tale convergenza.

Terza premessa: il sistema fondato sul collegio uninominale, in una o più delle molte sue possibili declinazioni, è probabilmente quello sul quale la convergenza tra le forze politiche maggiori è più facile.
Sulla base di queste premesse, mi sono proposto di organizzare un seminario a porte chiuse sul tema “L’uninominale possibile”, con la partecipazione di dieci costituzionalisti e politologi, nonché di otto politici in qualità di osservatori ed eventuali interlocutori (Mario Baldassarri, Emma Bonino, Giuseppe Calderisi, Antonio Martino, Enrico Morando, Marco Pannella, Arturo Parisi, Mario Segni, Valerio Zanone). Obiettivo del seminario è soltanto di compiere una ricognizione tecnica sui contenuti di una riforma sulla quale – in un futuro più o meno vicino, certo non prevedibile con precisione – sia ipotizzabile una convergenza tra centrodestra e centrosinistra, auspicabilmente favorita da una forte spinta dell’opinione pubblica.  All’esito di questo studio metteremo il frutto di questa ricognizione tecnica a disposizione delle forze politiche per il caso in cui quella convergenza potesse maturare, senza che il frutto del nostro lavoro assuma in alcun modo il carattere di un manifesto, appello o presa di posizione politica.

Il giorno sul quale ho registrato il maggior numero di vostre disponibilità è mercoledì 29 settembre. Vi propongo pertanto di vederci quel giorno, dalle 10 alle 17, a Roma, nella Sala dei Presidenti di Palazzo Giustiniani, via della Dogana Vecchia 29 (dietro Palazzo Madama). Vi propongo inoltre di incominciare fin d’ora a scambiare per e-mail osservazioni, commenti e proposte di integrazione sullo schema che qui vi allego come prima bozza di lavoro.

Resto in attesa delle vostre conferme prima di procedere a invitare i politici in qualità di osservatori e discussant.

Ringrazio tutti dell’attenzione e della disponibilità già manifestata. Cordialmente,
Pietro Ichino
18 settembre 2010

LO SCHEMA INVIATO CON LA CONVOCAZIONE, COME PRIMA BOZZA DI LAVORO

Questo documento non è né un manifesto, né un appello, bensì soltanto una ricognizione degli argomenti favorevoli e contrari ad alcuni modelli di sistema elettorale fondato sulla regola per cui in ogni collegio si elegge uno e un solo parlamentare. Lo scopo che ci proponiamo è soltanto quello di fornire alle forze politiche il quadro concettuale necessario per una discussione basata su di un’informazione corretta.

L’UNINOMINALE POLITICAMENTE POSSIBILE 

 

 

Uninominale “secco”

(a turno unico; vince il candidato che raggiunge il maggior numero di voti, anche se non ha la maggioranza assoluta; la bipolarizzazione del voto è accentuata dal meccanismo c.d. del “voto utile”)

 

Costituisce il sistema ideale in un sistema bipartitico

Nel sistema politico italiano attuale:
   -> i sostenitori vedono in esso un fattore forte di orientamento dei comportamenti politici
  – in direzione di un sistema bipartitico
  – in senso meno ideologico e più pragmatico

   -> i contrari denunciano:
  – il rischio che le forze politiche minori, dove possono essere decisive, ne traggano una rendita di posizione attraverso gli accordi di “desistenza” con i partiti maggiori
  – il rischio che si accentui la frammentazione localistica della rappresentanza parlamentare

 

Mattarellum versione Senato

(a turno unico; vince il candidato che raggiunge il maggior numero di voti, anche se non ha la maggioranza assoluta; i resti vengono tuttavia recuperati per l’elezione dei migliori secondi, nell’ambito di un determinato gruppo di collegi)

 

 

La riutilizzazione dei resti attenua l’effetto maggioritario dell’“uninominale secco”, consentendo una rappresentanza più ampia al secondo, al terzo e talvolta anche al quarto partito

 

Uninominale a doppio turno
con accesso limitato al secondo turno

(al secondo turno, a seconda delle varianti possibili, accedono le candidature con i primi due o i primi tre risultati migliori, oppure si applica uno sbarramento; l’ordinamento in vigore oggi in Francia prevede uno sbarramento pari al 12,5% degli aventi diritto al voto, che equivale all’incirca al 20% dei votanti)

 

Consente che tutti i partiti, anche i più piccoli, misurino con precisione i loro consensi (al primo turno), stimolando però gli accordi di coalizione tra il primo e il secondo turno.
È considerato più adatto a sistemi politici non bipartitici, come quelli francese e italiano

In Italia oggi
   -> il PD preferisce questo sistema elettorale, perché esso agevola le alleanze in seno a un centrosinistra articolato in numerose forze politiche diverse
   -> il PdL avversa questo sistema, in ragione del maggiore assenteismo del proprio elettorato al secondo turno

 

Uninominale a turno unico con indicazione sulla scheda della prima e della seconda scelta

(questo sistema, ispirato all’ordinamento australiano e al disegno di legge su cui in UK si terrà un referendum nella primavera 2011, consente all’elettore di indicare anche una seconda opzione, che verrà conteggiata se nessun candidato raggiunge la maggioranza assoluta delle prime scelte espresse)

 

Questo sistema produce effetti molto simili a quelli dell’uninominale a doppio turno, consentendo che anche il voto dato al candidato di un partito minore possa accompagnarsi a una seconda scelta “utile” al partito maggiore.

Esso però non ha i costi del doppio turno e in particolare quello del possibile assenteismo

Su questo sistema pertanto non è irrealistico pensare a una convergenza tra PdL e PD

 

I PRINCIPALI DOCUMENTI SCAMBIATI TRA I PARTECIPANTI AL SEMINARIO PRIMA E DURANTE LA RIUNIONE DEL 29 SETTEMBRE

Nelle due settimane che hanno preceduto la prima sessione del seminario, i partecipanti si sono scambiati tra loro questi documenti:

Augusto BARBERA, Uninominale a doppio turno per un bipolarismo più forte, dove il costituzionalista bolognese, co-protagonista con Mario Segni della battaglia referendaria dei primi anni ’90, pur ribadendo la propria preferenza per il sistema a doppio turno (“alla francese”), riconosce che il sistema a turno unico con possibilità per l’elettore di doppia scelta  può portare tutti i vantaggi del doppio turno, evitandone alcuni svantaggi;

Carlo FUSARO, Promuovere l’uninominale per assicurare elezioni più decisive, meno frammentazione e rafforzare il bipolarismo, dove il costituzionalista fiorentino individua tutte le funzioni che possono attribuirsi alla legge elettorale e le corrispondenti opzioni che si pongono al legislatore che intenda porre mano alla riforma della materia: ivi anche un cenno possibilista sulla soluzione dell’uninominale a turno unico con doppia scelta;

Giovanni GUZZETTAUn metodo e un primo denominatore comune, dove il protagonista (con Mario Segni) del referendum del 1993 delinea lucidamente i punti di consenso e dissenso emersi tra i partecipanti al seminario, rilevando in particolare un sorprendente denominatore comune, costituito dalla valutazione positiva che tutti esprimono sulla soluzione dell’uninominale a turno unico con doppia scelta;

Fulco LANCHESTER, Una road map virtuosa per la riforma del sistema elettorale in senso stretto:  un documento di straordinario interesse, oltre che per il contenuto storico-critico, anche per i numerosi link a documenti di grande importanza sulla materia;

Mario PATRONO, L’uninominale politicamente possibile: qualche riflessione al riguardo, dove il costituzionalista romano prende posizione a favore dell’uninominale a turno unico, combinato con l’elezione diretta del Capo dello Stato in funzione di stabilizzazione politica e garanzia di contrasto alle spinte centrifughe.

LO SCAMBIO DI MESSAGGI CON MARCO PANNELLA
E’disponibile on line su questo sito anche il non diplomatico carteggio tra me e il leader radcale
, che ha fatto seguito a un suo intervento di dissenso a conclusione del seminario.

 

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