AL LEADER DELLA TERZA MOZIONE CONGRESSUALE DEL PD, CHE HA CRITICATO IL “DOCUMENTO DEI 75” PER I TEMPI E I MODI DELLA SUA PUBBLICAZIONE, REPLICANO DUE FIRMATARI DI QUEL DOCUMENTO CHE AL CONGRESSO HANNO SOSTENUTO QUELLA MOZIONE
Risposta di Pietro Ichino e Magda Negri su l’Unità del 25 settembre 2010 all’intervista di Ignazio Marino pubblicata sullo stesso quotidiano del 20 settembre 2010 – Segue la controreplica dello stesso Marino pubblicata sull’Unità del 26 settembre – Sul rapporto tra l’area politica che fa capo a Ignazio Marino e l’area che è venuta a crearsi con il “documento dei 75” v. la mia risposta a una lettera della settimana scorsa
Caro Ignazio, condividiamo molte delle cose che hai detto nell’intervista all’Unità del 21 settembre e di quelle che hai detto oggi nel tuo intervento alla Direzione del Pd. E condividiamo anche quello che hai scritto nella mozione congressuale dello scorso anno, che abbiamo sostenuto con il nostro voto, sulla necessità di un partito che faccia suo il linguaggio chiaro del “sì, sì” e del “no, no”; un partito capace di proposte credibili e incisive che siano vere e proprie idee-forza, sui temi-chiave per la crescita del Paese. “Un Partito democratico – per dirla con le parole di quella stessa mozione (p. 4) – che non sia né centralista né autoreferenziale… che pratichi le cose che dice, che sia riformista prima di tutto di se stesso… un partito che abbia un forte respiro maggioritario e costruisca le proprie alleanze sulla base del proprio programma, del proprio profilo, e non in base alle convenienze elettorali”. E siamo convinti, come crediamo lo sia tu, che solo un partito con queste caratteristiche possa costituire un’alternativa credibile al centrodestra nel momento in cui il fallimento del suo Governo sta diventando evidente.
Questo e solo questo è il motivo per cui abbiamo sottoscritto il documento proposto da Walter Veltroni insieme ad altri 73 parlamentari: per manifestare la nostra preoccupazione di fronte a un Pd che ci sembra, invece, si stia allontanando da quel progetto, che negli ultimi tempi ha mostrato alcune gravi incertezze di rotta, e che per questo appare oggi in grande affanno nel suo tentativo di costituire la struttura portante dell’alternativa al centrodestra in crisi.
Ora, sull’Unità tu ci hai rimproverato di avere manifestato questa preoccupazione grave, che pure tu condividi, in tempi e modi sbagliati.
Quanto ai tempi: è stato durante quest’ultima estate, non prima, che abbiamo visto il nostro partito sbandare tra progetti di alleanza elettorale, un giorno con Rifondazione comunista, il giorno dopo con l’Udc, come se la politica potesse farsi essenzialmente col pallottoliere; ed è stato quest’estate, non prima, che abbiamo assistito al collasso del centrodestra e a un crollo dei suoi consensi, cui non ha corrisposto alcun aumento dei consensi per il Pd. Se non ora, quando mai avremmo dovuto lanciare il nostro allarme, chiedere la correzione di rotta che ci sembra urgentemente necessaria? E poi, quante volte, nell’ultimo mezzo secolo, ci siamo sentiti dire – prima nel Pci, poi nel Pds, poi nei Ds – che “non è il tempo giusto” per proporre questa o quella scelta coraggiosa! Non abbiamo partecipato alla fondazione del Pd per sentircelo ripetere ancora una volta.
Quanto ai modi, ci rimproveri di aver manifestato con il documento incriminato la nostra preoccupazione anche utilizzando gli strumenti mediatici. Che cosa hai inteso dire? Forse che la discussione politica deve svolgersi soltanto nel chiuso del Palazzo o delle stanze del Partito e l’opinione pubblica deve esserne tenuta all’oscuro? Non possiamo credere che tu sostenga questo; e allora non comprendiamo davvero che cosa tu ci rimproveri.
Lo statuto del nostro Partito non pone limiti né circa i tempi né circa i modi del dibattito interno. Occorre dunque una concezione della disciplina di partito che non mortifichi il dibattito, non impedisca a nessuno di noi quel “sì sì, no no” che tu stesso giustamente chiedi. Occorre un atteggiamento davvero più liberale (che sapore antico hanno avuto le reazioni al nostro documento!) e più rispettoso verso chi in prima persona qualche volta si fa carico del compito non facile, ma anch’esso necessario a un partito vitale e democratico, di manifestare lealmente un’opinione controcorrente.
Pietro Ichino e Magda Negri
LA CONTROREPLICA DI IGNAZIO MARINO (L’UNITA’, 26 SETTEMBRE 2010)
Caro Pietro e cara Magda, la vostra riflessione su l’Unità di ieri mi offre l’occasione per approfondire e chiarire alcuni dei temi che ho affrontato alla Direzione Nazionale del Partito Democratico. Da nativo del PD, non avendo mai avuto altre tessere di partito, condivido il percorso avviato da Walter Veltroni al Lingotto nel 2007 ma dobbiamo svilupparlo e integrarlo in modo dinamico e liberale, tenendo conto di una società che, spinta da sfide globali, come l’immigrazione, l’energia e la scienza non permette alla politica di addormentarsi né di portare nella borsa il libro delle ricette del secolo passato.
Io mi vergogno e, se possibile, mi adiro più di voi quando sento dire che non è il tempo giusto per proposte nette e moderne. Dieci giorni fa a Bruxelles, chiamato come presidente della Commissione di Inchiesta sul Servizio Sanitario italiano, mi sono sentito rimproverare da una europarlamentare olandese che in regioni come il Lazio l’obiezione di coscienza dei ginecologi ha superato l’80%, non garantendo l’applicazione della legge 194. L’Europa guarda con disorientamento all’Italia e si stupisce che esistano ancora paesi dove due persone dello stesso sesso non possano vivere la loro unione con il riconoscimento della legge. E quale ferita leggere, nell’estate scorsa, di ipotetiche “sante alleanze” che andrebbero dai Comunisti Italiani agli eredi del Movimento Sociale: non è questa l’amalgama che vorrei e che comunque non riuscirebbe a tenere insieme neanche il mago Merlino. Il Presidente del Consiglio ha realizzato in Italia il dantesco quadro: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di province ma bordello” e proprio per questo il PD deve prendere la guida e indicare la rotta sui temi che interessano le persone. Non possiamo perdere un solo istante per disegnare il Paese che ci impegniamo a realizzare: una scuola pubblica moderna non falciata, una sanità pubblica finanziata ma anche sottoposta a valutazioni e verifiche, un utilizzo delle risorse energetiche che provengono dal vento, dal sole e dal calore della terra, una cultura come obiettivo strategico e non vezzo collaterale. E poi, anzi, prima di tutto, il lavoro: con Cambialitalia realizzeremo a breve un incontro tematico dove, insieme a Pietro, spero di vedere tutti coloro che hanno un contributo da offrire a partire da Stefano Fassina, Cesare Damiano e Beniamino Lapadula. Discutiamo con passione ma nelle sedi adeguate, con tutta l’energia e la convinzione che abbiamo e poi avanziamo la nostra proposta chiara e netta, nell’interesse di chi il lavoro lo vive e non solo ne parla. Ma soprattutto opponiamoci a questo vergognoso Governo, chiediamo di tornare alle urne per il bene del Paese e impegniamoci, con volti nuovi e credibili, a dimostrare che sappiamo leggere la modernità del nostro tempo e tradurla in programmi di governo.
Ignazio Marino