IL MANIFESTO DI VELTRONI E LE PREOCCUPAZIONI DEI DEMOCRATICI

 

Lettera pervenuta il 20 settembre 2010 – Segue la mia risposta

Gentile Senatore,

seguo i sui scritti e le sue iniziative con molta attenzione. La ammiro per il coraggio e anche per le molte idee innovative che propone nel campo del lavoro. Non mi convince però la  Sua adesione al “manifesto” Veltroni, non perché io sia contro Veltroni che è un uomo intelligente, colto e anche capace, come ha dimostrato nei vari impegni assunti.  Non mi convince, perché questa sortita mi è parsa molto una ripetizione di vecchie pratiche,   come spesso è avvenuto e  avviene nell’area delle sinistra; una presa di posizione tutta verticistica, quasi rancorosa,  come reazione a qualche incarico non ricevuto o qualche  aspirazione andata delusa. Almeno così è apparsa a chi, come me,  fa solo il militante nel PD, nell’unica speranza che qualche cosa in Italia cambi: in meglio.  E Lei, Senatore, che c’entra con chi tanto superficialmente mette  a disagio il partito? Ma soprattutto mette a disagio  noi, iscritti,  che ripongono molta fiducia  nelle  persone serie?  A suo tempo, ho votato Franceschini. Che ritengo abbia fatto molto bene e lo giudico uomo di grinta e capace. Ma ora credo che bisogna stare tutti insieme e non disperdersi; credo che occorra trovare un altro modo per reagire alla maledizione che da sempre insegue la sinistra e la scompone in tanti  piccoli ritagli.  

Non ho nessun diritto di giudicare le Sue scelte. Questo è vero. Ma Le scrivo solo per dirLe che sono rimasto deluso a vederLa  interessato ad una operazione che non fa altro altro che creare scompiglio nel partito. Tanto mi pareva doveroso dirLe,  come Suo estimatore. E con immutata stima, gradisca i migliori saluti.

Antonio Dentato 

 

 

Caro Dentato,

grazie del Suo messaggio. Capisco molto bene la Sua preoccupazione, e posso dirLe anche che la condivido.

Se ho deciso di firmare il manifesto di Veltroni è perché,

   – per un verso, ho avuto da lui e da chi lo consiglia l’impegno a spersonalizzare subito la questione, chiarendo che non intende in alcun modo (ri)candidarsi al ruolo di segretario del Pd o di capo del Governo,

   – per altro verso sono davvero molto preoccupato dell’incapacità attuale del Pd di proporsi come alternativa al centrodestra: non può esserne capace un partito che – come il Pd nel corso di questa estate – una settimana propone l’alleanza con Rifondazione comunista, la settimana dopo l’alleanza con l’Udc, che considera l’accordo di Pomigliano “accettabile, purché sia un’eccezione”; e potrei elencare numerose altre manifestazioni di un suo difetto grave di coraggiosa chiarezza.

Le confesso che – proprio temendo le reazioni come la Sua – ho provato la tentazione di starmene defilato, di lasciare che fossero gli altri a esporsi in questa querelle interna; ma mi sono deciso a firmare anch’io quando ho percepito che stiamo correndo il rischio dell’abbandono del Pd da parte di tutti i popolari, i repubblicani, i liberali, che vi avevano aderito nel 2007 sul presupposto che fosse un partito diverso da quello dei DS. Di fronte a questo rischio, alla fine ho deciso di firmare, anche perché non farlo mi sarebbe parso un atto di avarizia.

Spero che gli sviluppi di questa vicenda (tra i quali anche l’articolo dello stesso Veltroni su Repubblica di oggi) valgano a riportare serenità nel dibattito interno al Partito e a tranquillizzare i nostri iscritti sul punto che il Pd è e resta unito, nonostante i dissensi.

Grazie ancora e molti auguri di buon lavoro

    Pietro Ichino

 

 

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